sabato 20 marzo 2010

LA CRISI RADDOPPIA

Il tempo, questa volta, ha giocato proprio un brutto scherzo al ministro Giulio Tremonti. Nello stesso giorno in cui gli è toccato difendere in Parlamento il governo Berlusconi, da Bruxelles arrivavano autorevoli messaggi che smentivano il suo dire. Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, denunciava pesantemente le difficoltà e la fragilità dell'economia italiana nell'attuale crisi. Contemporaneamente, e sempre da Bruxelles, il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, affermava che nell'attuale crisi il ritardo delle necessarie riforme avrebbe potuto dare sbocco a «rivolte sociali». Vale ricordare che Tremonti, in Parlamento, ha definito «apprendista stregone», chi in Italia avvertiva il medesimo pericolo. Dare dell'«apprendista stregone» a Strauss-Kahn appare quanto meno improprio e autolesionista.
Il fatto è che ieri, in Parlamento, il ministro Giulio Tremonti, con una puntigliosa e minimalista difesa dell'operato del governo Berlusconi, ha eluso del tutto il problema della gravità e pericolosità della crisi, che non è cominciata ieri e che di questo passo rischia di durare per altri quattro o cinque anni. Tremonti ha ignorato che questa crisi necessita di riforme strutturali e che aspettare, tentando piccoli rimedi aggrava il male, quasi come curare con l'aspirina un malato di polmonite.
Tremonti ha cercato di dissolvere la crisi italiana in quella internazionale, evitando di mettere a fuoco lo specifico della crisi italiana, che è cominciata da una decina d'anni con il rischio che se e quando l'economia mondiale riprenderà il suo passo, l'Italia continuerà a stare per terra. L'Italia stretta da una crisi economica che richiede investimenti di sostegno e da un debito pubblico, che li ostacola. Siamo vicini a un rischio Grecia.
La produttività è ferma o in calo da una decina d'anni e senza crescita della produttività le imprese e l'intera economia non sono competitive. Salvo l'Enel e l'Eni non ci sono più grandi imprese (questo governo non ha certo il coraggio di fare un nuovo Iri) e le piccole imprese, anche il ricco nordest, producono anche suicidi. C'è la disoccupazione, ma molto numerose sono le ore non lavorate, annunciano altri incrementi di disoccupazione e miseria. L'avvertimento di Strauss-Kahn è fondato e pesante, soprattuto per il nostro paese. La disoccupazione indebolisce il sindacato e le sue lotte democratiche: si apre così uno spazio pericoloso per la rabbia e la repressione autoritaria.
Ha detto bene Bersani. Dopo tanto rumore su processi brevi, intercettazioni e via dicendo, finalmente in Parlamento (con l'ovvia assenza del presidente del consiglio) è stato messo in discussione un problema serio e grave, «ma il governo è venuto in aula a mani vuote».In effetti Tremonti ha fatto il conto delle cosette fatte, ma non all'altezza della gravità della crisi.

Valentino Parlato, Il Manifesto

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