lunedì 8 marzo 2010

LEGGE REGIONALE SULLA FAMIGLIA

Vinti a SeL: "Come mai erano assenti i loro consiglieri? Pronti ad aprire fronte comune contro la legge"

di Stefano Vinti
Apprendiamo con soddisfazione che SeL si è rinsavita dopo un mese di silenzio. Nella seduta in cui la legge sulla tutela della famiglia è stata approvata, una legge che discrimina tutte le forme di convivenza diverse dal matrimonio, i consiglieri di SeL non c'erano. Vorremmo sapere se una motivazione per la loro assenza c'è o se si sia trattato di semplice opportunismo nei confronti del Partito Democratico. Nonostante ciò Rifondazione, unica opposizione in Consiglio regionale, è disposta ad aprire con SeL un fronte comune per modificare quella pessima legge di stampo clericale e antidemocratico che riduce i diritti delle persone.



Qui sotto la presa di posizione di SEL


La legge regionale sulla famiglia “Disciplina dei servizi e degli interventi a favore della famiglia’ ha introdotto nella legislazione dell'Umbria la famiglia come soggetto cui destinare servizi ed interventi, definita come fondata sul legame coniugale, genitoriale o di affinità come un vincolo di rilevanza giuridica che lega il coniuge con i parenti dell’altro.
Questo concetto di famiglia è lontanissimo dalle nostre idee e dalle nostre proposte: noi preferiamo parlare di relazioni tra persone che liberamente scelgono di stringere vincoli di amore, amicizia, sesso e solidarietà. La libera scelta in questo caso ci pare essenziale perché non ci possono essere relazioni dove c’è costrizione.
Parliamo di quella costrizione che deriva dalla condizione di dipendenza reciproca che sta nelle intenzioni di questa brutta legge. Parliamo del fatto che nelle proposte fin qui sentite non si parla di autosufficienza, di investimento sull’individuo perché possa poi realizzare per scelta e con il massimo della libertà un vincolo di qualunque genere senza discriminazioni di sesso, età, religione.
Quello di cui si parla è invece un vincolo monetizzabile. La famiglia come ammortizzatore sociale. Come soluzione alla crescente precarietà, alla disoccupazione di uno o più membri della famiglia, certamente i soggetti più deboli, tra questi soprattutto le donne. Come soluzione alla carenza strutturale di servizi per l’infanzia, per gli anziani, per i disabili. Come soluzione ad una economia che spreme molti a vantaggio di pochi. Come soluzione alla mancanza di fondi pensionistici.
Così vivere tutti assieme, pagare un solo affitto o un solo mutuo, dividere la spesa e le bollette e soprattutto riconsegnare totalmente i ruoli di cura alle donne, diventa la geniale trovata per risolvere problemi che nessuno evidentemente vuole affrontare.
La famiglia "italiana" diventa nella fantasia dei legislatori lo strumento attraverso il quale “esseri affidabili” promettono di prendersi cura l'uno dell'altro e le donne di tutt*. Così i ruoli saranno prescritti per "legge". Diventano un obbligo e non solo dal punto di vista morale. Alle famiglie spetterebbero "premi", appoggi. Agli individui nulla. Alle donne che figliano si promette supporto, a quelle che non ne hanno voglia o non possono o vorrebbero farlo in contesti diversi dalla famiglia tradizionale, invece niente. Zero. Perciò vengono esclusi dall’area dei diritti civili tutti quelli o quelle che non sono riconosciut* come potenziali genitori o genitrici.
E le coppie di fatto? Sono una vera e propria "famiglia". Lo ha stabilito la sesta sezione penale della Corte di Cassazione (sentenza 20647) sottolineando che anche chi convive instaura legami di "reciproca assistenza e protezione" al pari di una coppia sposata: “Il richiamo contenuto nel nostro Codice penale alla famiglia deve intendersi riferito ad ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo, ricomprendendo questa nozione anche la famiglia di fatto”.
Ciò che non fa il legislatore lo compie il massimo grado della magistratura, applicando la Costituzione Italiana. Come confermato dai giuristi ed esperti di diritto di famiglia, “la dottrina giuridica italiana da tempo ha assodato che il concetto di natura espresso nella Costituzione significa che i diritti della famiglia non sono concessi dall’Autorità, ma che questa deve garantirli alle relazioni familiari così come esse si evolvono naturalmente nella società” Con questa sentenza tutte le coppie, etero e omo, si vedono riconoscere la loro esistenza. Chiediamo che il Governo, il Parlamento e la Regione siano coerenti e traggano le giuste conseguenze da questa storica sentenza.
Il governo Berlusconi, è stato il più liberticida della storia della Repubblica. Sui diritti di gay e lesbiche non ha rispettato le direttive europee. Su fecondazione assistita, aborto, immigrazione, droga, carcere, scuola, ha ridotto gli spazi di libertà puntando a imporre i propri principi e divieti. La nostra Regione Umbria deve reagire a questa tendenza e non assecondarla.
Noi chiediamo pertanto che vengano rimessi al centro i valori della persona ed i diritti civili uguali per tutti. Sosteniamo il diritto di ogni individuo a scegliere il proprio stile di vita e di comportamento nella vita privata. Sosteniamo il riconoscimento civile delle coppie di fatto e il diritto alla libera espressione della propria sessualità, all’assoluta pari dignità di genere e di orientamento sessuale senza alcuna discriminazione. Sosteniamo il diritto delle persone, donne e uomini, all’autodeterminazione sulle scelte sul proprio corpo, dalla nascita alla morte. Sosteniamo il diritto di ogni persona alla propria religiosità ma anche alla propria laicità. In una parola, Sinistra Ecologia Libertà, in Umbria come nel resto d'Italia, sostiene il diritto di ogni individuo alla felicità.
Per questo Sinistra Ecologia Libertà dell'Umbria aderisce al Manifesto dei Diritti presentato sabato 6 marzo 2010 dal Coordinamento delle associazioni laiche per difendere e ampliare diritti e dignità delle persone.

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