mercoledì 26 maggio 2010

Ferrero torna in ufficio: ”Sono un leader part-time”

Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, dal 3 maggio di quest’anno ha due lavori part-time. Per tre giorni a settimana è leader di un partito politico. Negli altri tre è dipendente della Regione Piemonte, funzionario alle dipendenze di un assessore di centrodestra. I leader che sono tornati al lavoro in Italia sono come le mosche bianche. Ci provò per sei mesi Sergio Cofferati, che poi si candidò a sindaco di Bologna. Ci riuscì un altro dirigente di Rifondazione – Martino Dorigo – che nel 1996, dopo essere stato deputato, tornò in fabbrica.




Segretario, come sono andate le cose?
Semplice. Sono stato in aspettativa come consigliere comunale. Poi come deputato, quindi come ministro...
E poi?
Dopo il mancato quorum di Rifondazione ho chiesto un anno di aspettativa per motivi personali e un altro che mi era consentito. Dopodiché potevo scegliere di lasciare.Ha preferito di no. Ho sempre preferito l’aspettativa, ci tengo – non retribuita – anche quando ero al governo. È una questione di principio.
Come fa a dividersi fra i due lavori?
Semplice, ho optato per un part time. I miei dirigenti mi permettono di concentrare tutto il lavoro su tre giorni.
La sua compagna, Angela Scarparo si è rassegnata a non vederla più?
Al contrario. Mi ha incoraggiato a tornare in ufficio: spesso viene anche lei a Torino.
Ma quanto guadagna?
Bella domanda! Lo stipendio pieno sarebbe 1.300 euro. Dovrei prendere poco più della metà.
Ancora non lo sa?
(Ride) Attendo trepidante. La prima busta paga arriva il 27. Faccio parte dell’Italia che aspetta quella data.
Come segretario di Rifondazione quanto prende?
3.000 euro. Bertinotti ne guadagnava 4.000, io ho ridotto la cifra.
Perché proprio 3.000?
Non volevo che fosse più del doppio dello stipendio medio di un lavoratore normale.
Brunetta le dirà che è un doppiolavorista...
Sarebbe un’altra schiocchezza. Il part time è civiltà. A parte il fatto che ridurrò lo stipendio da segretario perché la somma sia tremila.....
A parte quello, cosa?
L’odio del nostro ministro per i dipendenti pubblici è un fenomeno di cattiveria politica.
Se venisse in ufficio con lei, cambierebbe idea?
Penso proprio di no. Non deriva dalla non conoscenza, ma da un furore ideologico. Posso dirle una cosa?
Prego.
Il sentimento di opinione più diffuso che ho trovato, trasversale a tutte le idee politiche dei miei colleghi, è stato quello di antipatia per il ministro.
Non si sentono fannulloni...
Al contrario. Anzi, se posso dire. Sono rimasto stupito dal sentimento di servizio nei confronti del bene comune che c’è tra loro. Grande dedizione.
Lei chiacchiera davanti alla macchinetta del caffè?
(Sorride). Non è ancora un reato.
E se la chiamano per una bega politica di Rifondazione quando è in ufficio?
Dico di richiamare dopo.
E se è un’emergenza?
Sacrifico parte, o tutta la pausa pranzo.
Dove andate a mangiare?
In un bellissimo locale di prodotti tipici torinesi che è vicino all’ufficio.
Il classico “baretto”...
Mangiamo benissimo e raramente si spendono più di dieci euro.
Ma al lavoro la accompagna l’auto del partito?
Scherza? Ci vado come qualsiasi altro cristiano, con il bus o il tram.
Non usa più l’auto “rossa”?
Se devo andare a fare un comizio a Perugia, certo. Se devo lavorare non vedo perché.
Timbra il cartellino?
Quasi. Firmo tutti i giorni un foglio di presenza.
In che settore è stato collocato?
Nello staff della dirigente responsabile del settore personale e patrimonio.
Di cosa si occupa in ufficio specificamente?
In questi giorni della valorizzazione del patrimonio dell’Ordine Mauriziano nella reggia di Stupinigi. Ora è della Regione.
Dica la verità, è uno choc fare il leader tre giorni, e poi essere a disposizione di qualcuno?
Affatto. Un esercizio salutare che consiglierei a tutti i miei colleghi.

Da il Fatto Quotidiano del 26 maggio

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