martedì 25 maggio 2010

Lotta agli evasori? Non succede

"L'evasione fiscale sale a 120 miliardi", titolava ieri in prima pagine Il Sole-24 ore. Che aggiungeva: si tratta di un calcolo prudenziale. Una cifra enorme, pari a quasi 5 volte l'importo della manovra correttiva che il governo varerà stasera. Non è ancora dato sapere se nel decreto legge sarà contenuto un condono fiscale o una sanatoria per i due milioni di case fantasma: dire e poi smentire è una tattica sempre adottata da questo governo, per portare alla nausea i cittadini che poi finiscono per accettare ogni decisione con la convinzione che altro non si poteva fare.Il governo promette: non metteremo le mani nella tasche degli italiani. Sarebbe bello, però, che il governo mettesse le mani nelle tasche degli evasori e facesse scivolare un po' di soldi nelle tasche vuote di chi non evade. A cominciare dai lavoratori dipendenti agli ultimi posti in Europa per salari netti. Il fisco in Italia è «matrigno»: alle aliquote molto alte non corrisponde un adeguato livello dei servizi forniti. Per chi può, pagare le tasse è un optional. Ma il corrispettivo del fisco è un buon livello di welfare e quindi il cane si morde la coda. Il dramma è che l'evasore viene giudicato un «dritto», anche se costringe altri a pagare per lui. Per combattere l'evasione ogni mezzo è buono: se desideriamo un paese «normale» occorre accettare anche i fastidi di violazione della privacy che la lotta agli evasori impone. E senza più condoni, eticamente inaccettabili e che, oltretutto, inducono gli evasori a seguitare a evadere nella convinzione che, in futuro, ci sarà sempre un condono. Lottare contro gli evasori fiscali non è cosa semplice, ma - forse qualcuno si potrebbe scandalizzare - saremmo disposti ad appoggiare questo governo se dichiarasse «la manovra correttiva da 24 o 28 miliardi la faremo solo recuperando l'evasione e chiediamo aiuto a tutti i cittadini onesti». Sarebbe bello, ma non succederà: al massimo si promettono un po' di soldi ai comuni che aiuteranno la lotta all'evasione. Attenzione: questo provvedimento sembra disegnato apposta per tagliare i trasferimenti agli enti locali con l'alibi della lotta agli sprechi. Come effetto immediato, porterà un taglio delle prestazioni sociali. Con l'unica alternativa di aumentare il costo di servizi offerti: dalla scuola, all'assistenza agli anziani ai minori, ai diversamente abili. Berlusconi assicura: «non faremo macelleria sociale». Certo: il welfare non sarà cancellato di colpo, ma fortemente ridotto, reso più caro per favorire l'attività privata che si butta a capofitto dove lo stato è carente. Ovviamente per fare profitti. «La manovra correttiva dobbiamo farla: è un impegno con la Ue che impone il rispetto degli impegni sui conti pubblici», ripetono tutti gli esponenti del governo. Non è la prima volta che ci si nasconde dietro gli impegni europei che vengono visti come fattore decisivo per imporre comportamenti virtuosi. L'Italia è al primo posto nella Ue per evasione fiscale: c'è qualcosa di più virtuoso che vincolare l'Italia a rientrare nei parametri europei?Ma c'è anche un altro «particolare» che preoccupa: l'Italia non è sola nel varare manovre correttive. Perfino la Germania ne varerà una quinquennale da 50 miliardi. Mentre non si riesce a mettere a punto una exit strategy per l'Afghanistan, è già stata varata (o lo sarà nei prossimi giorni) una exit strategy per l'economia. Con una avvertenza importante: l'aumento della spesa è stato quasi per intero assorbito per tappare i buchi del sistema finanziario. Nulla o quasi, invece, per il sostegno all'economia reale. Al massimo qualche euro per gli ammortizzatori sociali. Il risultato è una economia che stenta nella crescita, in particolare nelle creazione di posti di lavoro. Il comportamento univoco di molti governi nell'accelerare l'exit strategy rischia di ricreare quello che accadde alla vigilia della nascita dell'euro: tutti gli stati vararono manovre per rientrare nei parametri e l'economia europea ristagnò per alcuni anni. Oggi la situazione è ancora più drammatica: non usciamo da una fase espansiva, ma da una recessiva. E questo dovrebbe scoraggiare - come ha sostenuto Stiglitz - dall'adottare politiche restrittive. La correzione dei conti può essere ottenuta modificando la distribuzione del reddito, penalizzando la speculazione e con la lotta all'evasione.



di Galapagos
su il manifesto del 25/05/2010

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua