venerdì 27 agosto 2010

Burgio: «Basta settarismi. È stato perso tempo prezioso»


di Antonella Marrone



Burgio, c’è qualche novità a sinistra?
Quale sinistra? I gruppi dirigenti o la base?
Come risposta è una bella domanda. Dirigenti e base.
Penso che la base sia molto più avanti dei dirigenti. Giro molto, non solo per le Feste di Liberazione e di partito, e vedo che le persone hanno voglia di misurarsi e di fare uno scatto in avanti.
Qual è il problema dei dirigenti?
Il fatto di essersi fatti imprigionare in una storia, quella degli ultimi 20 anni, fatta di sconfitte. E anche di errori gravi. Una storia che ha funzionato come una ragnatela per impedire qualsiasi movimento che fosse all’altezza del compito.
Quale compito?
Chi ha liquidato il Pci aveva una strategia politica, quella di “eliminare” il conflitto di classe, di emarginarlo nel complesso della politica. Tu hai cercato di impedirlo ma non sei stato all’altezza.
A questo punto?
O troviamo una nuova strada, una maggiore consapevolezza che ci consenta di “scartare” questa situazione di stallo, o perdiamo la bussola politica. Non si va da nessuna parte proponendo pratiche settarie. Il rischio è di avere sempre minore rilevanza politica pur avendo le idee migliori. Del resto una delle cose che ho imparato nelle ultime campagne elettorali è che il fatto di dire cose giuste, in sé, non ha grande rilevanza se poi ti dividi. Bisogna uscire dal piano astratto delle opinioni.
Ricerca di unità sulla carta, ma sembra esserci una compulsiva voglia di distinguersi gli uni dagli altri
L’inerzia organizzativa non aiuta, si cercano strade per azioni condivise, poi, nella pratica prevale la logica “di parte”, di piccole parti... E questo non è propriamente nel solco della tradizione del comunismo italiano in cui è sempre prevalsa la cultura delle alleanze.
Se non ci sono alleanze, non ci sono novità?
Faccio fatica a capire che cosa può esserci di politico quando rimani in 4 gatti, anzi ancora meno. La politica del "meglio solo che (addirittura) accompagnato" è assolutamente perdente, è proprio quella che ti fa rimanere imprigionato nella ragnatela di cui parlavo prima.
Alleanze: con chi, per che cosa?
Bastano 4 o 5 cose importanti: la difesa dello Stato, la difesa della dignità del lavoro e dell’autonomia contrattuale, la tutela della dimensione pubblica del welfare, e poi l’esseree d'accordo sul fatto che viviamo in un paese in cui vige una profonda ingiustizia sociale. Non se ne parla più di questa cosa, ma siamo una società ingiusta, polarizzata. Dolorante.
Con chi?
Con chi accetta la condivisioni di questi punti e che, secondo me, per il fatto stesso che li accetta io considero di sinistra. Che bisogno c’è di altre differenzazioni?
Per esempio tra riformisti e rivoluzionari?
Distinguiamo. Il termine riformismo oggi ha assunto il significato - da rifuggire - di realizzazione e modernizzazione neolibeirsta. Però la situazione è tale per cui, pur essendo potenzialmente riivoluzionaria, non consente di intervenire concretamente nel reale. Dividerci tra riformismo e rivoluzione è demenziale quando dobbiamo pensare a difenderci puntando a guadagnare qualcosa. Politica dei piccoli passi, si, è necessaria in questo momento per stare dentro ad un progetto che stenta ad avere un seguito. Faccio un esempio: la lettera di Napolitano ai tre operai della Fiat. Conosciamo la storia di Napolitano, tra gli uomini più moderati del Pci. Ma oggi quel gesto è un elemento positivo, direi “rivoluzionario”. E non ha importanza se ci sono altre cose a dividerci. Ora è importantissimo.
Tra l’altro la “base” sembra apprezzare il richiamo all’unità...
C’è una concretezza maggiore
La base è più allargata rispetto ai militanti del partito?
Assolutamente si. Mi riferisco a tutti coloro che davanti alla tv o leggendo di politica, dicono “Io sono di sinistra, però.....”. Però capiscono il “voto utile” capiscono che nasce da un ragionamento: meglio meno che nulla.
Scusi, ma a che punto è la Federazione della Sinistra? Non ci saranno problemi di “settarismo” anche lì?
Vorrei rovesciare la domanda: come mai a due anni dal congresso di Chianciano non è successo ancora niente? A due anni dalla nascita di quella idea non è stato prodotto nulla? C’era una prima grande “prossimità” tra le forze, soggetti che partivano dall’idea di stare con la falce e il martello. Se fosse stato vero sarebbe stato facile.
Vuol dire che quel “collante” non è bastato?
Che l’incidenza dei ceti politici è stata negativa, che non ha funzionato la dirigenza e che il vizio culturale del settarismo ha prevalso. Stiamo facendo passare del tempo prezioso, abbiamo perso appuntamenti importanti, buttato via due anni. C’è una responsabilità politica gravissima di chi avrebbe dovuto lavorare alla realizzazione concreta di questa esperienza unitaria.
Beh, non c’è solo Rifondazione...
Certamente no. La responsabilità è collettiva. Ma chi è parte maggioritaria, ne ha di più.

in data:26/08/2010 tratto da LIBERAZIONE.IT Clicca Qui

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