domenica 17 ottobre 2010

Chi di qua, chi di là. La manifestazione della Fiom spacca il Pd

Pochi Democratici in piazza e Francesco Boccia li attacca: «Opportunisti». Loro: «No, tutto il partito dovrebbe essere qui». E a sera Bersani media...



Zitti e con un palmo di naso. Gli ultimi spezzoni dei cortei cercano di infilarsi in piazza San Giovanni, il tentativo è ancora in corso nel tardo pomeriggio, mentre dal palco sono iniziati da un pezzo gli interventi sindacali e musicali. La "giornatona" della Fiom insomma è agli sgoccioli: viva, pacifica, forte. Ma le agenzie di stampa sono parche di dichiarazioni politiche. Il ministro Roberto Maroni, che due giorni fa aveva lanciato l'allarme «infiltrazioni nel corteo», se ne sta silente. Il Pdl balbetta: «La manifestazione della Fiom non ha nulla di sindacale...» (Cazzola). C'è il carico da 90 da parte del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Oggi a Roma una Italia minoritaria, inadatta a governare, figlia di vecchie ideologie del secolo scorso...». Ma è la solita stizza pidiellina, Sacconi poi ne è maestro. Il punto è che interventi rabbiosi piovono sulla manifestazione della Fiom anche dal centrosinistra. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini sentenzia: «Con tutto il rispetto verso la Fiom e i manifestanti, ma la piattaforma alternativa a Berlusconi è un'altra cosa, chi è in quella piazza è fuori da un disegno di governo riformista...». Una «contraddizione - rincara Casini - cui il Pd non ha ancora risposto e a cui inevitabilmente dovrà rispondere nei prossimi giorni». Il fatto è che il Pd ne avrà di gatte da pelare nei prossimi giorni. Come sempre, eventi come quello di ieri creano zizzania tra i Democratici. Non solo tra chi ha deciso di scendere in piazza e chi non lo ha fatto. Ma anche tra chi ha scelto di non attaccare coloro che hanno manifestato e chi invece li ha presi di mira. In corteo con la Fiom ci sono il responsabile Economia Fassina, di area Bersani; Orfini, di area D'Alema. C'è l'ex segretario della Cgil Sergio Cofferati che chiede al suo partito di studiare una legge sulla «rappresentanza sindacale» e c'è l'ex ministro Cesare Damiano, convinto che «il Pd debba partecipare a tutte le manifestazioni dei lavoratori e non dare libertà di scelta». Presente il senatore Ignazio Marino, che non comprende come «un soggetto come il Pd non sia presente in una piazza che parla di lavoro e precarietà...». Insomma, di mugugni ce ne sono, per la scelta di Bersani di mantenere un profilo distaccato dalla manifestazione. Ma scatta pure qualche moto di rabbia se, nei capannelli del back stage, si cita l'attacco di Francesco Boccia, di area Letta, da due giorni accanito contro i Democratici che hanno deciso di manifestare. «Lo fanno per opportunismo», ha detto venerdì. «Sono nauseato dalle finzioni», ha aggiunto ieri sera, attaccando un corteo «pieno di intellettuali milionari, ex deputati col vitalizio e politici in auto blu». Perchè, spiega, «i lavoratori, gli studenti, i disoccupati, i precari hanno il diritto di essere ascoltati,ma le loro manifestazioni non vanno utilizzate. La Fiom avrebbe maggiori benefici dall'assenza dei politici nel corteo, si capirebbero meglio le ragioni della protesta...». Da piazza San Giovanni gli risponde Michele Meta, coordinatore di "Cambia l'Italia", l'area del Pd che fa riferimento a Marino: «Boccia non si erga a guardiano di una linea. La nostra presenza alla manifestazione Fiom è motivata dall'attacco di Federmeccanica al contratto nazionale dei metalmeccanici con un atto unilaterale. Qui non si tratta di collateralismo, la nostra è una scelta di campo...». Divisioni, tra chi nel Pd è più vicino alla Fiom-Cgil e chi ha radici in Cisl. Vecchia storia, che ancora decide molte delle diatribe attuali in casa Democratica. Ad ogni modo, la rappresentazione plastica delle varie scelte di campo la offre in piazza un "quadretto piddino" tutto milanese: in corteo con la Fiom sfila il candidato delle sinistre alle primarie per il sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, e l'avversario, Valerio Onida del Pd. Nessuna traccia del terzo concorrente: l'architetto Stefano Boeri, sostenuto dalla dirigenza nazionale del Pd. Scelte di campo. In serata, il segretario Bersani cerca di calmare le acque. Parla della piazza Fiom come di una «voce che va ascoltata», sollecita il governo a «non accendere i fuochi della divisione, ma lavorare per comporre le diverse posizioni». E conclude auspicando «unità del mondo del lavoro» per costruire «un'alternativa di governo».

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