domenica 7 novembre 2010

A 93 ANNI DALLA RIVOLUZIONE












Eppure noi sappiamo
Eppure sappiamo:
Anche l'odio verso la bassezza
Distorce i tratti del viso.
Anche l'ira per le ingiustizie
Rende la voce rauca. Ah, noi
Che volevamo preparare il terreno per la gentilezza
Noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento
In cui l'uomo sarà amico dell'uomo
Ricordate noi
Con indulgenza.
Bertold Brecht

La scritta invincibile
Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c'è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l'altra, per un'ora buona.
E quand'ebbe finito, c'era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!
E ora levate il muro! Disse il soldato.
Bertold Brecht


"Sicuramente perduti dovrebbero essere quei comunisti
che immaginassero possibile portare a termine
– senza errori, senza ritirate, senza ripetuti rifacimenti
di lavori incompiuti o mal realizzati –
un’impresa di portata storica mondiale
come la costruzione delle fondamenta dell’economia socialista.
Non sono invece perduti ( e con tutta probabilità non lo saranno mai)
quei comunisti che non si lasciano andare
né alle illusioni né allo scoraggiamento,
conservando la forza e l’elasticità del proprio organismo
per “ricominciare daccapo” nuovamente
la marcia di avvicinamento verso un obiettivo difficilissimo"
Lenin


“Come e perché il presente sia una critica del passato, oltre che un suo “superamento”.
Ma il passato è perciò da buttar via?
È da gettare via ciò che il presente ha criticato “intrinsecamente”
e quella parte di noi stessi che a ciò corrisponde.
Cosa significa ciò? Che noi dobbiamo aver coscienza esatta di questa critica reale
e darle un’espressione non solo teorica, ma politica.
Cioè dobbiamo essere più aderenti al presente,
che noi stessi abbiamo contribuito a creare,
avendo coscienza del passato e del suo continuarsi (e rivivere)”.
Antonio Gramsci, Passato e presente,

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