mercoledì 17 novembre 2010

Zombieland

La solitudine di Berlusconi, cantata con assorta pietas da uno dei topi in fuga dalla nave che affonda, un topone con barba e baffi (Galli Della Loggia), ex guardia bianca del Cav (come lo definì Corrado Stajano, 2003, nella lettera di dimissioni dal Corsera per solidarietà allo scacciato De Bortoli), quella solitudine non ci fa pena e, detto fra noi, neppure ci convince. Il pagliaccio impera ancora nella Zombieland italica, traffica, ricatta, rastrella e trasferisce ricchezza in vista di un possibile esilio, piazza fantocci a destra e a sinistra. Al massimo sta passando serate poco divertenti con Bossi, Verdini, Letta –questa sì, ammettiamolo, è una quasi tragedia anche se somiglia abbastanza poco all’assedio di Macbeth evocato dall’erudito professore-editorialista: manca una lady Macbeth all’altezza, chi potrebbe esserlo? Ruby Rubacuori? L’igienista dentale Minetti? Non reggono il confronto con la divina Callas! La vera tragedia (dato e non concesso che Berlusconi passi la mano senza resistere) è quello che viene dopo. Passata la sbornia priapica, rimangono la nausea e il mal di testa dei sacrifici, del patto sociale, dei tavoli concertativi. Si chiama hangover, bellezza, e la Fiom sarà la prima a sperimentarlo.
Facciamo qualche ipotesi. Le sbragate sulla guerra civile e le manovre di compravendita dei voti o scaglionamento delle mozioni di fiducia e sfiducia finiscono in nulla, Berlusconi si dimette e contratta da un paese senza estradizione i destini di Mediaset, nasce un governo di transizione e responsabilità nazionale. Nel frattempo è passata la legge di stabilità, precondizione di quanto precede e garanzia di austerità verso l’Europa. Di fatto, nell’immediato e in prospettiva (secondo come e quando si va alle urne), viene a formarsi un governo di centro-destra sotto le vesti di grande centro, con due conseguenze simmetriche. A destra restano fuori i berlusconiani irrecuperabili e quanti sono schizzati troppo tardi dalla nave (ma nuotando a grandi bracciate prima o poi arriveranno a riva), a sinistra sono emarginati i gruppi radicali mentre in qualche modo Pd e IdV sono ammessi al sostegno del governo “tecnico” e alla coalizione in caso di ricorso alle urne (dipende se c’è o no premio di maggioranza e con quale quorum).
Ma quale Pd? Probabilmente al prezzo di un deflusso di deputati verso il centro (la corrente Fioroni, pronta a confluire nell’area Bonanni dell’Udc) e quindi di un peso elettorale e parlamentare ridotto; beninteso anche la linea politica dovrà essere ancor più piegata a destra e soprattutto dovrà favorire una normalizzazione del sindacato e l’isolamento della Fiom e di ogni iniziativa conflittuale. Europa calls! Anche l’IdV dovrà essere urbanizzata, previa una riduzione di peso –cui sta già provvedendo Vendola e la SeL, che pescano a man bassa nell’attonito popolo viola. A bocce ferme, se cioè le uniche forze operanti sono quelle dei poteri forti e i movimenti sociali restano in uno stato di protesta endemica ma sotto la soglia della rivolta, la sinistra è messa fuori gioco per anni. Quanto è fallito a Berlusconi, si realizzerà dopo la caduta del tiranno. La Lega, a questo punto, mimerà tanto il separatismo territoriale quanto un certo grado di protesta sociale. La nuova ondata di crisi sommergerà Zombieland senza reazioni significative. Alla stagnazione economica corrisponderà quella politica e le macerie di Pompei saranno più che una metafora. Parliamo sempre di medio periodo.
Se invece, nello stato di crisi e confusione aperto dal ribaltone centrista e della disperata resistenza di Berlusconi, riusciranno a inserirsi movimenti di lotta e istanze democratiche fievolmente presenti nel popolo di sinistra (che, ahimé, è popolo e non moltitudine, governabile e non costituente), allora lo smottamento del piano politico potrebbe portare a esiti più significativi, almeno in un futuro prossimo. Intendiamoci, così come stanno le cose un governo Fini-Casini-Rutelli (ci vogliamo aggiungere Bersani? tanto non conta e non costa nulla) sarebbe una boccata d’ossigeno, ci libererebbe dal falso problema del berlusconismo e dal paralizzante anti-berlusconismo. Sembra un film di Sam Raimi, ma tant’è, siamo realisti. Il problema è come ci si arriva, come ci si posiziona per il dopo. Se ci si arriva con una stagione di lotte, allora la ferita resta aperta, la banchisa di ghiaccio non si chiude intorno al mare libero. E le prime scadenze sono l’interdizione del passaggio parlamentare della riforma Gelmini, cui mira la mobilitazione del 17 novembre e dei giorni successivi, l’agitazione per rilanciare lo sciopero generale, sabotato dalla nuova direzione Camusso della Cgil, la diffusione e generalizzazione della protesta dei migranti contro cui Maroni (inflessibile contro chi sale sulle gru, tollerante con le esfiltrazioni di minorenni sbandate) sta facendo la faccia feroce, a sostegno elettorale del governo in carica o magari anche dei suoi successori.

Augusto Illuminati


http://www.globalproject.info/it

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