lunedì 21 marzo 2011

Napoli, Torino, Salerno...i nodi della "narrazione" vendoliana

La "narrazione" vendoliana ha egemonizzato negli ultimi mesi l'immaginario del popolo della sinistra. Adesso che, in vista delle prossime amministrative, dalla "narrazione" si deve passare alle scelte concrete i nodi politici vengono al pettine.

Ecco due interventi sulle scelte di SEL per le prossime amministrative.




Da Napoli all’Italia, Vendola al bivio
di
Giacomo Russo Spena
13.03.2011
Da una parte un laboratorio sociale e politico aperto ai movimenti, alla società civile, all’alternativa. Dall’altra la continuazione del bassolinismo, il proseguo di quel malgoverno che ha caratterizzato il centrosinistra campano. Si parla di Napoli, delle elezioni a sindaco. Ma forse si viaggia anche su livelli più alti: si dibatte sui futuri posizionamenti nazionali. Di progettualità politiche. E in questo quadro la scelta di Sinistra Ecologia e Libertà appariva scontata, ovvio sostenere De Magistris.
Nichi Vendola rappresenta o no negli ultimi mesi la verà novità della sinistra italiana? L’uomo in più capace di tirare le fila di una “nuova narrazione”, il promotore di quella innovazione talmente forte da causare quell’auspicato “big-bang” all’interno del centrosinistra? Eppure a Napoli ci sono dubbi, tentennamenti. L’appoggio all’ex pm dell’Idv potrebbe venire meno a vantaggio del prefetto Morcone, candidato del Pd dopo il pantano delle primarie. Si deciderà domani il dafarsi, nel comitato cittadino. Sel spaccata a metà, divisa. Dove in realtà la situazione forse è ancora peggiore di quanto si pensi.
Non c’è, come scrivono molti, quell’assedio della base ai vertici per sposare il laboratorio dell’alternativa: tra gli stessi iscritti del partito regna l’incertezza e soprattutto è semi-assente quell’entusiasmo necessario per sostenere una candidatura dal basso aperta alla società civile e contro gli apparati partitici.
Il dibattito è tutto centrato sul Pd. Se dare o meno una lezione ai “democratici” dopo il delirio delle primarie. Il laboratorio di De Magistris non viene riconosciuto come progetto politico credibile (qui il grave errore) e se alla fine dovesse essere lui il candidato di Sel sarebbe in una logica del “meno peggio”. Perchè Sel guarda al Pd. Quella è la meta: il rapporto preferenziale non deve essere intaccato in nessun modo. O meglio, Sel crede che l’interlocutore principale sia il popolo del Pd e le primarie lo strumento necessario per “mangiarselo” e, di conseguenza, rompere il partito di Bersani.
In quest’ottica tatticistica non c’è spazio per progetti di sinistra alternativa. Non interessano laboratori sociali e politici che possono, o almeno provano, a far riemergere le ragioni di una sinistra nel Paese partendo, ad esempio, dalla difesa dei beni comuni e della legalità. Si scrive Napoli, si legge Italia. E pensare che lo stesso Vendola, solo lo scorso anno, in Puglia ha fatto una manovra simile a quella di De Magistris: ha invocato le primarie a tutti i costi (qui, per onestà intellettuale, va detto che c’è una differenza con De Magistris) per poi minacciare di autocandidarsi, nel caso non fossero state convocate. Sfidare il Pd con una candidatura dal basso capace di sparigliare le carte in tavolo. Modello Vendola.
Adesso, pur di non rompere con il Pd, si sostiene senza nemmeno un indugio Fassino a Torino. Colui che era per il sì al referendum di Mirafiori e che ha messo la realizzazione della Tav nel programma. Lì alle primarie Sel ha lavorato per far candidare l’uomo Fiom Airaudo, incassato il suo no, ha sostenuto timidamente Curto. E ora convintamente Fassino, perchè “bisogna rispettare l’esito delle primarie”.
Sarà. Ma Vendola deve decidere una volta per tutte: Napoli è il banco di prova. O si lavora per un progetto di alternativa (De Magistris) o si è nel sistema (magari da veri riformisti, ma sempre nel sistema) sostenendo la continuazione del bassolinismo, della malapolitica “democratica”. A Vendola decidere.








A Napoli, con De' Magistris
Oltre il tatticismo, per l'alternativa
Vendola e SEL alla prova delle elezioni comunali
15 / 3 / 2011
di Beppe Caccia e Francesco Miazzi


consiglieri comunali lista Lista “in comune” di Venezia e ** Lista “il girasole” di Monselice



In questi giorni ampi settori della società civile stanno guardando con un misto di attenzione e preoccupazione allo scenario politico di Napoli, dove si stanno chiudendo le ipotesi di candidatura a sindaco per le prossime elezioni amministrative.
Il soggetto politico, a cui guardiamo come ad un melting pot capace di ricombinare sogni ed aspirazioni, rivendicazioni e richieste, proposte e progetti di una rete complessa, ricca di molti mondi, rischia in questa verifica sul campo di sbandare pericolosamente.
Siamo infatti tra quanti credono che, intorno alla figura di Nichi Vendola, possa agglutinarsi una prospettiva politica veramente capace di uscire dai confini della vecchia sinistra (e dalle sue abitudini meno nobili), concretamente in grado di coniugare la resistenza all’attacco ai diritti con la costruzione di alternative sociali possibili, realmente intenzionata a ripensare la pratica politica istituzionale, partendo dai soggetti del lavoro vivo, dell’ambientalismo e della formazione, passando per la difesa dei beni comuni.
Abbiamo attribuito a questa prospettiva credito e credibilità politica, confidando soprattutto nella storia e nell’esperienza, nella serietà e nella fantasia, nella coerenza e nella
capacità di “sparigliare”, di chi questa prospettiva la incarna.
Ora, nei luoghi di verifica, nei laboratori territoriali dove questa “narrazione” deve mettere i piedi per terra, e misurarsi con la prova delle elezioni comunali, a Torino come a Napoli, vediamo riemergere le vecchie bestie del tatticismo e del politicismo, come cifra della prassi politica.
A Napoli in particolare dove, nel superamento di una stagione segnata dal malgoverno e nella rottura drastica con componenti del centrosinistra ormai inguardabili, rappresenterebbe per i movimenti ed ampi settori della società civile un indispensabile riferimento politico, SEL tentenna e rischia di farsi risucchiare nel pantano degli eredi del “bassolinismo”.
Il vero e proprio laboratorio, sociale e politico, che a Napoli sta lavorando per mettere in campo un’alternativa, è l’unico spiraglio per restituire a tanti e diversi soggetti sociali la speranza di un cambiamento reale. Luigi De’ Magistris esprime, in questa specifica situazione, ciò che Nichi Vendola sta incarnando per tanti pezzi della società italiana.
I giochetti tattici a Napoli rischiano invece di cancellare il sogno prima ancora che questo possa trasformarsi in realtà. Ma confidiamo nel fatto che, anche lì, possa prevalere l’imprevedibilità e il gusto dello “spariglio”, che si sappia “riaprire la partita” e non lasciare in mano il gioco a bari e biscazzieri.
Sostenendo e partecipando attivamente a questo “laboratorio napoletano”, non solo si eviterà di riconsegnare alla frustrazione la speranza di tante e tanti in un vero riscatto etico e sociale, ma si confermerà che stiamo veramente cercando di costruire una seria “cooperazione politica” per il cambiamento reale di questo Paese.


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