venerdì 15 luglio 2011

GOVERNO LADRO

I tagli alle detrazioni costeranno mille euro

Dagli sconti fiscali per i figli a carico agli asili e agli interessi sui mutui

Mille euro di tasse in più in due anni. Tanto potrebbe costare a una famiglia media il taglio delle deduzioni, detrazioni e sconti fiscali previsto nel 2013 e nel 2014 dalla manovra per la correzione dei conti pubblici. Gli sconti fiscali appena censiti dal governo sono la bellezza di 483 e valgono nel complesso 161,2 miliardi di euro: il taglio lineare del 5% previsto nel 2010 farebbe risparmiare 8 miliardi, che l'anno successivo, quando è prevista un'altra sforbiciata del 15%, salirebbero a 32. Sempreché non scatti prima la riforma dell'assistenza, che scongiurerebbe l'aumento delle imposte, ma finirebbe per scaricare i tagli sulle prestazioni sociali.
Se non si arrivasse al riordino dell'assistenza entro il 30 settembre 2013, il taglio delle agevolazioni fiscali sarebbe automatico, e colpirebbe pesantemente e senza scrupoli famiglie, lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati, imprese, risparmiatori. A pagare il conto più salato sarebbero le persone fisiche che beneficiano attualmente di 103 miliardi di euro di agevolazioni fiscali a vario titolo. E per la famiglia media italiana sarebbero dolori. Per un contribuente sposato, con figli e coniuge a carico e una casa di proprietà sulla quale pagare il mutuo, la batosta potrebbe arrivare a quasi mille euro nei due anni.


La deduzione della rendita catastale della prima casa oggi consente un beneficio in media di 126,8 euro, che scenderebbero nel 2014 a poco più di 100 mentre la detrazione degli interessi del mutuo diminuirebbe dagli attuali 328 euro annui a 264 euro. Le detrazioni per i figli ed il coniuge a carico, che oggi valgono in media 829 euro per gli 11,8 milioni di contribuenti che ne usufruiscono, con il taglio del 20% scenderebbero a 665 euro. La detrazione da lavoro dipendente, che vale in media 1.332 euro scenderebbe a poco più di mille euro l'anno. Poi si ridurrebbero in proporzione anche le detrazioni per le spese mediche, per i contributi previdenziali e assistenziali, per l'assicurazione sulla vita. Con un aumento delle tasse di 190 euro nel 2013 e di 750 nel 2014.
Di fatto, la detrazione del 19% delle spese mediche sostenute, diverrebbe nel 2013 una detrazione del 18% (-5%) e nel 2014 scenderebbe a poco più del 15%. Così le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie: oggi sono pari al 36% della spesa (con un limite di 48 mila euro), nel 2013 la detrazione scenderebbe al 34% e nel 2014 a poco meno del 29%.
Nel complesso, la fetta maggiore delle agevolazioni è assorbita dagli sconti fiscali sui redditi da lavoro dipendente e pensione, che valgono 56,8 miliardi di euro l'anno. Le detrazioni, da sole, valgono 37,7 miliardi e riguardano 28,3 milioni di italiani (1.332 euro a testa) seguite dagli sconti sui contributi (9 miliardi), e dalla tassazione separata del Tfr e della liquidazione (4,6 miliardi). Le agevolazioni sulla famiglia valgono 21,4 miliardi e sono assorbite per quasi la metà dalle detrazioni per i familiari a carico (10,5 miliardi per 11,7 milioni di beneficiari). Poi ci sono gli sconti fiscali sulla casa, che pesano 9 miliardi di euro, quelli concessi sulle imposte dirette dovute dalle imprese (10,3 miliardi di euro), tra i quali il cuneo fiscale (4,4 miliardi per 1,1 milioni di soggetti Irap), le agevolazioni sull'accisa, che assorbono 3,7 miliardi l'anno. Per completare il quadro delle 483 agevolazioni esistenti vanno messi in conto l'Iva agevolata (al 10 e al 4%), che si porta via 38,7 miliardi l'anno, le agevolazioni sulle imposte catastali e di registro (4,7 miliardi), e quelle sugli strumenti finanziari (15 miliardi di euro).
L'alternativa, come detto, è quella di recuperare i soldi (in questo caso basterebbero 24 miliardi) dal riordino dell'assistenza. Un serbatoio che vale nominalmente 38 miliardi l'anno, ma che viene alimentato anche dal fisco, che svolge funzioni assistenziali indirette. La razionalizzazione, in questo caso, partirebbe con la costruzione di un nuovo indice di bisogno che sostituirà l'Isee dell'Inps, il che significa avere parametri reddituali più stretti per godere delle prestazioni assistenziali. Ci sarà poi la revisione dei criteri per le invalidità (giunte a costare 16 miliardi di euro l'anno) e per le pensioni di reversibilità, che si mangiano ogni anno circa 34 miliardi di euro. Con un problema evidente, perché le pensioni di reversibilità pagate oggi dall'Inps e dall'Inpdap valgono, in media ed in proporzione, tre volte quelle olandesi e due volte quelle concesse da Francia e Germania.

Mario Sensini

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