domenica 31 luglio 2011

Il grande inciucio: "Via Berlusconi e unità nazionale"

Fini, Casini e Rutelli chiedono ad Alfano "un atto di coraggio per aprire la fase nuova". E arrivare alla nomina di "un nuovo premier" che sia "di alto profilo e con un programma forte". Ma la maggioranza fa muro. D'Alema schiera il Pd: "Noi ci siamo".

Costringere Berlusconi alle dimissioni per realizzare un nuovo governo di unità nazionale sostenuto da una maggioranza bipartisan. Il Terzo Polo schiera i suoi tre leader per far arrivare il suo messaggio a chi nel Pdl voglia aprire una nuova stagione senza il Cavaliere. In tre interviste pubblicate stamattina su tre quotidiani, Casini, Fini e Rutelli chiedono all'unisono un "armistizio fra l'attuale maggioranza e le forze più responsabili delle opposizioni". Una proposta che trova, nel Pd, l'adesione di Massimo D'Alema, mentre viene respinta in maniera compatta dal Pdl.
Parlando con il Corriere della Sera, Pier Ferdinando Casini vede nella pace tra maggioranza e l'opposizione più responsabile la possibilità per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di nominare al più presto un nuovo premier. Un nuovo leader che sia "politico e non tecnico", ha spiegato Casini. Gli ha fatto eco dalle colonne del Quotidiano nazionale Francesco Rutelli, aggiungendo che il nuovo leader sarà anche "di alto profilo e con un programma forte", oltre che sostenuto da una "maggioranza bipartisan di unità nazionale", con il compito di mettere in campo nuove misure contro la crisi e tentare la riforma della legge elettorale. Quindi Fini, sul Messaggero, bolla come "da irresponsabili a fronte della più che legittima richiesta al premier dei gruppi di opposizione di riferire subito in Parlamento sulla crisi, tanto più dopo un allarme comune delle parti sociali di cui non ho memoria di precedenti, che Berlusconi e il governo facciano finta di niente e per ora preferiscano andare in vacanza come se niente fosse".
I tre leader terzopolisti si rivolgono esplicitamente e in particolare a un interlocutore: Angelino Alfano, il nuovo segretario del Pdl e il solo in grado di fare "un atto di coraggio per aprire la fase nuova, indispensabile per la drammatica situazione del Paese in crisi". In cambio, e senza essere "una sua penalizzazione", ha incalzato in particolare Casini, è necessaria "l'uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi".
Uno scenario al quale aderisce, sul fronte del Pd, Massimo D'Alema: "Tutti - ha detto il presidente del Copasir - dovrebbero capire che Berlusconi porta alla rovina. Non soltanto l'economia ma anche il sistema democratico". Secondo D'Alema ora "anche nella destra c'è chi comincia a capirlo. Si facciano coraggio prima che sia troppo tardi". In ogni caso "noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità". Quella del Terzo Polo è una "buona idea" anche secondo il democratico Giorgio Merlo, vicepresidente Commissione Vigilanza Rai. "Dall'onorevole Casini arriva oggi una proposta seria per uscire dall'impasse in cui versa il nostro Paese e, soprattutto, il governo. Visto che, nell'opposizione, non rientriamo tra coloro che lavorano tenacemente per il 'tanto peggio tanto meglio', la soluzione di Casini può rappresentare un'utile opportunità, e realmente percorribile, per fare uscire il Paese dal pantano in cui si è cacciato dopo tre anni di governo del centro destra", afferma in una nota.
Apparentemente compatto il rifiuto del Pdl: "Non ci sarà nessun suicidio assistito, né defezioni nei numeri della maggioranza: governo e premier non cambieranno fino al termine della legislatura", hanno replicato il capogruppo Fabrizio Cicchitto e i ministri Altero Matteoli, Anna Maria Bernini, Saverio Romano, Gianfranco Rotondi. Secondo Cicchitto, i tre leader sono uniti solo da una pregiudiziale anti Berlusconi. Secondo il vicepresidente dei deputati del Pdl, Napoli, "drammatizzano la situazione". Per il ministro Romano è ancora in piedi un complotto contro il governo mentre per il neo ministro Bernini e per il ministro Matteoli si tratta solo di "demagogia pura".
Alle opposizioni i berlusconiani rispondono con una sfida: portare al voto a settembre una nuova mozione di sfiducia al governo e contarsi in aula alla Camera. Mossa prevista dall'Idv che un paio di giorni fa aveva infatti presentato un suo testo. "E' ovvio che la voteremo anche noi - ha detto Casini anticipando la posizione dell'Udc - ma non sbloccherà la situazione. Sono Pdl e Alfano a doversi muovere". Le vancanze dunque partono, ma sul fermo immagine di un braccio di ferro ancora del tutto immobile.

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