mercoledì 27 luglio 2011

QUESTIONE MORALE

L’UMBRIA CHE SMENTISCE BERSANI

da www.umbrialeft.it

di Ciuenlai -

Riforme da fare, costi della politica da diminuire, sistemi di potere da abbattere ecc. Ne parlano in tanti , ma poi quando si passa dalle parole ai fatti la conservazione la fa da padrona. E allora le dichiarazioni, piano piano, cambiano di tono : non è vero che le Asl sono troppe, gli Ati servono, le aziende pubbliche sono una risorsa per il territorio, le agenzie vanno bene così, le indennità sono tra le più basse d’Italia (ma le più alte del centro), i direttori sono necessari ecc.

C’è un ceto politico, che (a parole) si dichiara riformatore, prima, dopo e durante i pasti, ma, concretamente, non riesce o peggio non vuole cambiare niente, nemmeno la carta intestata del suo ufficio. Tutto (salvo qualche ritocco di facciata) rimane immutato, immobile, fermo. Sembra quasi che al di fuori di questo “sistema” , chi governa non riesca a sopravvivere.

Le relazioni, il controllo degli apparati pubblici e di quello che gli gira intorno, paiono essere gli unici o i principali elementi che interessa salvaguardare. E così il nostro “palazzo” continua imperterrito a dare segnali sconfortanti e per di più, in controtendenza, rispetto al dibattito in corso. Non c’è quindi da meravigliarsi se il riassetto di Giunta avvenga ancora nella più classica delle spartizioni da manuale Cancelli tra le varie componenti del Pd.

Come avevamo scritto qualche mese fa Tomassoni va alla sanità e Riommi “il ritorno” si piazza all’economia. E non c’è da meravigliarsi se nella vicina Foligno una dirigente della sanità indagata nell’ambito della cosiddetta “Sanitopoli”, attribuisca, come se niente fosse, un incarico pesante ad un’altra funzionaria indagata nella stessa inchiesta. E’ normale.

Tanto normale che la Presidente della Regione, a caldo, ha derubricato il fatto come una questione interna alla Asl 3. Quasi fosse un estranea, quasi non la riguardasse, lei che, fino a ieri, era anche assessore alla sanità. La bufera che infuria sul Pd, non li sfiora, non li coinvolge, non provoca alcuna riflessione. Qui non esiste “una questione morale” e qui non si fanno “passi indietro”. E’ così che l’autocritica di Bersani ha trovato in Umbria la sua più clamorosa smentita.

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