venerdì 12 agosto 2011

La manovra dei furbi

Sostiene Giulio Tremonti, lo ha detto ieri in Parlamento, che lui non può certo “spiegare i particolari della manovra a mercati aperti”. E allora silenzio, la Borsa ti ascolta. Peccato che da un mese a questa parte i grandi investitori internazionali abbiano fatto indigestione di chiacchiere targate Italia. Targate Tremonti & Berlusconi. Per non parlare di Bossi il giullare padano, che si contraddice un giorno sì e l’altro pure, magari accompagnando le parole con il dito medio alzato. Manovra, manovra accelerata, manovra ristrutturata, in una sequenza che appare quasi comica, se non segnasse una delle pagine più imbarazzanti della nostra storia recente. E adesso arriva il gran finale, con la madre di tutte le stangate, varata in fretta e furia mentre l’Europa incalza.

Nel frattempo è passato un mese durante il quale i mercati hanno letteralmente fatto a pezzi a suon di ribassi quel che restava della credibilità del nostro Paese come garante di uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. Un governo indeciso a tutto, un governo chiacchiere e distintivo, per citare l’Al Capone di un film hollywoodiano, si è trastullato cianciando di tassa patrimoniale (“mai e poi mai, piuttosto mi dimetto”, strepita Berlusconi), di manovre sulle pensioni (“quelle non si toccano”, biascica Bossi, questa volta col dito medio in tasca) e da ultimo di accorpamenti delle festività civili, l’ideona del professor Tremonti annunciata ieri in Parlamento. E forse in questo caso il ministro avrebbe davvero fatto bene a starsene in silenzio, per non farsi sentire dai mercati. Parole, una montagna di parole senza nessuna decisione concreta.


E così, mentre i mercati vendevano Italia a più non posso, c’è stato anche chi ha pensato bene di mettere in salvo i beni di famiglia. O almeno di parcheggiarli al sicuro in attesa che si chiarisse la situazione. A Lugano si racconta che nell’ultimo mese siano di molto aumentate le visite dei nostri connazionali negli studi di commercialisti e fiduciari, quelli abituati a trattare il denaro nero degli italiani. Chiedono consiglio su come intestare ville e yacht a società di comodo nei paradisi fiscali. Non sia mai che questa volta arriva davvero la patrimoniale. E allora meglio farsi uno scudo fiscale. Al contrario però. Con buona pace del ministro Tremonti, quello che: “Il silenzio è d’oro”.

Vittorio Malagutti, Il Fatto Quotidiano

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