domenica 27 novembre 2011

Nichi tira dritto, e lascia Bertinotti ad abbaiare alla luna


dal blog del dalemiano Peppino Caldarola - 26 novembre 2011

Ormai Vendola deve guardarsi da Bertinotti. L’antico sodalizio si è sciolto e l’ex segretario di Rifondazione sega il ramo su cui su cui è seduto il suo più prestigioso successore. In una intervista di ieri sul settimanale diretto da Piero Sansonetti, “Gli Altri”, con cui collaboro, Bertinotti ha preso clamorosamente le distanze da Nichi. Bertinotti, e Sansonetti, sono convinti che l’avvento di Mario Monti sia il segno del compimento di un “golpe bianco”. E’ una tesi infondata, cara anche a Giuliano Ferrara, che sul prossimo numero del giornale provo a confutare. Qui mi interesse attirare l’attenzione invece su un'altra affermazione di Bertinotti che contesta l’innegabile successo della corsa di Nichi.
Dice Bertinotti: “La sinistra politica non la vedo più. E’ interamente chiusa dentro il recinto”. Con buona pace del governatore pugliese. Dopo aver rinnegato la non violenza, su cui aveva costruito la più felice stagione di Rifondazione, l’ex leader seppellisce anche le speranze di chi è venuto dopo di lui e ha raccolto, più di lui, consensi e prestigio. Il tema sollevato da Bertinotti è antico. Da quando esiste il movimento operaio c’è sempre una parte più radicale, un tempo si sarebbe detto più rivoluzionaria, che accusa l’altra, generalmente con più seguito di massa, di essere ammalata di ministerialismo e di perdere di vista il profilo di classe dello scontro. Questa volta il giudizio è ancora più duro e doloroso per chi milita nella sinistra radicale. Bertinotti boccia Sel, e ovviamente il Pd, e ritiene che vadano distrutte tutte le attuali organizzazioni politiche per affidarsi alla vena ricostruttrice dei movimenti e del sindacalismo irriducibile.
E’ evidente che il Pd si dibatte in una continuo dilemma se essere un partito di sinistra che accoglie a pieno titolo anche i riformisti moderati o se diventare un partito moderato che tollera un’ala di sinistra. E’ evidente che Sel ha le caratteristiche di un partito transitorio in attesa di un big bang nell’intera area che permetta la nascita di un nuovo soggetto di sinistra. Bertinotti chiude tuttavia le porte alle possibili evoluzioni delle due formazioni e le boccia entrambe in modo definitivo consegnando le loro leadership alla critica dei movimenti. Se per Bersani la presa di posizione di Bertinotti è del tutto irrilevante, per Vendola è un colpo al cuore, ancora più doloroso perché viene nel momento in cui Nichi è riuscito a tirar fuori dal cono d’ombra quell’area politica che era stata emarginata proprio nel fulgore della stagione bertinottiana.
C’è, nel mondo dell’ex Rifondazione, chi spiega tutto questo anche con la difficile presa d’atto da parte di Bertinotti del successo di chi ha raggiunto traguardi che lui ha fallito. Ma non sarà la psicologia a spiegare la nuova rottura a sinistra. La politica ci dice infatti che di fronte alla più grave crisi dell’assetto economico e del potere c’è una sinistra che accetta la sfida di governarla, è il caso di Vendola, e chi si sottrae inseguendo antichi sogni rivoluzionari. Si può pensare quel che si vuole di Vendola ma è evidente il suo sforzo di far diventare riformista la sinistra radicale e di attrarre la parte maggioritaria della sinistra classica nello schema dell’alternativa di sinistra per sottrarla all’abbraccio con i neo-dc e i moderati.
Bertinotti invece dice che non c’è nulla da fare, che Vendola è un illuso, e forse peggio visto che si è fatto chiudere nel recinto, e che la nuova leadership sarà sindacale, di movimento, insomma tutto meno il governatore pugliese. Il bello di questa stagione politica è che stanno venendo meno alcune finzioni del passato, quella cioè che i riformisti possono stare assieme indipendentemente dai contenuti e che i radicali sono tutti uguali. Invece sembra profilarsi il tempo in cui i socialdemocratici si possono riunire, con tutta la gamma delle differenze al loro interno, i moderati possano andare là dove li porta il cuore e i rivoluzionari abbaiare alla luna. Insomma meglio Nichi di Fausto.

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