venerdì 4 novembre 2011

Un referendum anche in Italia

E' la proposta avanzata dal Comitato "No Debito" del 1 ottobre. "Gli strumenti ci sono, è già avvenuto sull'Europa nel 1989" dice Giorgio Cremaschi. E si pensa a lanciare un vero e proprio referendum autogestito
Mentre la Grecia fa marcia indietro sull’ipotesi del referendum popolare, c’è chi in Italia chiede che un referendum si svolga anche nel nostro paese. Obiettivo: la lettera di Trichet e Draghi al governo italiano cioè le misure economiche che la Banca centrale chiede siano applicate dall’Italia. Gli strumenti ci sono, assicura il “Comitato No Debito”, il coordinamento di varie forze sindacali, sociali, politiche, ambientaliste che si è formato lo scorso 1 ottobre in una grande assemblea al teatro Ambra Jovinelli di Roma. A presentare la proposta in conferenza stampa è stato Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom affiancato dai diversi rappresentanti del Comitato: Usb, Forum ambientalista, sinistra Cgil, Rete Viola, Rifondazione comunista, Sinistra Critica, Pcl, Rete del comunisti, Alternativa di Giulietto Chiesa e altri ancora. “Non siamo euroscettici, diciamo no ai vincoli europei e diciamo no al debito. E chiediamo di poter decidere con un vero e proprio referendum” spiega Cremaschi che punta il dito contro i vertici dell’Unione europea a cominciare dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. “Questa Europa è ormai alternativa alla democrazia, la piega e la fa soccombere” viene ripetuto in diversi interventi a poche ore dalla decisione della Grecia di fare marcia indietro sul referendum.
“E invece noi, aggiunge Cremaschi, un referendum lo chiediamo anche per quanto riguarda l’Italia”. Come? A spiegarne le modalità è Franco Russo che da anni segue le tematiche giuridiche e costituzionali con l’occhio rivolto ai movimenti socali, “Istituzionalmente, dice, la cosa è perfettamente fattibile perché non si voterebbe sui Trattati, cosa vietata dall’articolo 75 della Costituzione, ma sulle politiche dettate dall’Unione”. Russo spiega che la lettera di Trichet e Draghi del 4 agosto non è altro che la riproposizione delle linee guida stabilite dall’Ecofin a giugno. Quelle direttive sono diventate legge europea il 21 giugno e dunque è su quello che occorrebbe pronunciarsi. “Si tratterebbe dunque di un referendum di indirizzo, cioè consultivo e basterebbe, come già avvenuto una volta nel 1989, che il Parlamento varasse una legge costituzionale per permettere una consultazione popolare”. Sulla scheda andrebbe scritto: “Siate favorevoli ai piani di salvataggio stabiliti dall’Unione europea?”.
Il Comitato No Debito lancerà una petizione formale al Parlamento, sulla quale saranno raccolte le adesioni più ampie, per chiedere questa iniziativa. Senza, ovviamente, farsi illusioni In subordine, è la proposta lanciata ieri, c’è l’ipotesi di un vero e proprio referendum “autogestito”. “Proveremo a organizzare centinaia e centinaia di urne per permettere un voto popolare che pesi sull’attuale fase politica”.

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