mercoledì 21 dicembre 2011

Manovra/ Fausto Bertinotti ad Affaritaliani.it: “Ne penso tutto il male possibile”

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"Il governo Monti non può essere considerato una parentesi, ma un esecutivo costituente che forma cioè delle nuove realtà, sia sul terreno economico-sociale, sia su quello politico-istituzionale. Credo che la geografia politica italiana con cui si andrà al voto nel 2013 sarà totalmente diversa da quella che c'era prima del governo Monti. In ogni caso mi sembra evidente che la Seconda Repubblica sia morta così come il Centrosinistra". Fausto Bertinotti, presidente della Fondazione della Camera dei deputati, ed ex leader della Sinistra arcobaleno, con un'intervista al quotidiano online Affaritaliani.it, analizza le prospettive future della politica italiana. La manovra? "Ne penso tutto il male possibile". Poi boccia la proposta Ichino e sull'articolo 18 dice: "La compressione drammatica dei diritti dei lavoratori  è già in essere.  Dunque, il problema non è quello di attendersi il colpo di maglio sull'articolo 18 ma sarebbe quello di mettere mano a delle politiche del lavoro che costituiscono una  via d'uscita a quelle finora perseguite".
Che giudizio dà della manovra del governo Monti?
"Ne penso tutto il male possibile perché è totalmente interna a questa linea che fa dell'abbattimento del debito l'alfa e l'omega della politica economica secondo le direttive dell'Bce, che ha in larga misura ha uniformato i comportamenti dei governi in Europa e che ci sta portando alla recessione. Una manovra che somma al danno assai grave di una recessione che spinge ancora più in basso l'occupazione  e contemporaneamente mette in discussione il modello sociale europeo che avevamo ereditato con un attacco sistematico allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori con l'idea che questo sia il ventre molle da comprimere per fare ripartire un’economia che non riparte. In primo luogo perché la domanda interna, in questo caso la domanda europea, è penalizza da queste stesse politiche".
Secondo lei Monti metterà mano all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?
"Questo non lo so. Certo è che siamo in una stagione di compressione drammatica dei diritti dei lavoratori già in essere. La politica sembra distratta, ma stiamo vivendo i primi giorni dell'intero secondo dopo guerra in cui l'Italia vede messo in discussione il contratto nazionale di lavoro che è stato l'architrave su cui si sono costruite le relazioni sindacali, le relazioni contrattuali, i diritti e il potere d'acquisto dei lavoratori. L'operazione con cui Marchionne l'ha demolito porta la sua responsabilità e quella dei partiti politici che glielo l'hanno consentito. Non ho bisogno poi di ricordare come le assunzioni avvengano ormai con contratti a termine e la precarietà si sia diffusa. Per cui il combinato disposto è il prolungamento dell'età pensionabile, la messa in discussione dei diritti contrattuali dei lavoratori nei settori industriali strategici a partire dai lavoratori della Fiat, un aumento esponenziale delle diseguaglianze e perdita del potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni. Dunque, il problema non è quello di attendersi il colpo di maglio sull'articolo 18 ma sarebbe quello di mettere mano a delle politiche del lavoro che costituiscono una  via d'uscita a quelle finora perseguite".
Il Pd su questo argomento è molto diviso. Nel partito aumentano i sostenitori della proposta Ichino volta a introdurre il contratto unico. Lei che cosa ne pensa?
"Mi astengo dal giudizio sulle forze politiche perché non è il mio cimento di questo periodo visto che mi occupo di ricerca e di cultura politica e un mio giudizio sui partiti sarebbe incongruo. Nel merito il contratto unico nella proposta Ichino contiene degli elementi negativi molto visibili".
Quali?
"In primo luogo prevede l'indiretta e pure decisiva messa in discussione dell'articolo 18 che verrebbe messo fuori campo in tutto il periodo di tre anni di assunzione con possibilità di licenziamento diretto. In secondo luogo si chiama contratto unico, ma unico non è perché coabiterebbe con contratti a termine, con quelli stagionali e con altro ancora. Se fosse unico, ovvero se cancellasse tutte le fattispecie di contratti a termine ci potrebbe essere un terreno di discussione. Invece nella proposta del senatore ichino c’è di sicuro la morte dell'articolo 18 e ci sarebbe totalmente incerta la scomparsa del lavoro precario. Anzi ci sarebbe la coesistenza tra un'altra forma di precarizzazione e quelle preesistenti".
Passando agli scenari politici. E' possibile che Pd-Pdl e Terzo Polo si presentino insieme alle prossime Politiche?
"Non lo so. Quello che so è che il governo Monti non può essere considerato una parentesi ma invece come un esecutivo costituente che forma cioè delle nuove realtà sia sul terreno economico-sociale sia su quello politico istituzionale. Credo che la geografia politica italiana con cui si andrà al voto nel 2013 sarà totalmente diversa da quella che c'era prima del governo Monti. In ogni caso mi sembra evidente che la Seconda Repubblica è morta"
Anche le primarie sono morte?
"Quello che è morto è il Centrosinistra. Le primarie no, si possono sempre fare. Sarebbe utile farle per lo schieramento che in quel caso avesse bisogno per questa  via di formare dei candidati alla rappresentanza politica ma anche per contenuti programmatici. Diciamo che le primarie possono essere una modalità di selezione dei rappresentanti che merita di essere sviluppata. Ripeto, è il Centrosinistra ad essere  morto".
 
Daniele Riosa, http://affaritaliani.libero.it

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