lunedì 20 febbraio 2012

Fassina o Veltroni: chi è il Pd? di Claudio Grassi

La situazione politica presenta alcuni elementi che meritano una riflessione. In attesa della conclusione della trattativa in corso tra Governo, Confindustria e Sindacati sul mercato del lavoro e di un nuovo test amministrativo molto importante stanno avvenendo fatti significativi.
Tutte le forze politiche e gli schieramenti sono in fibrillazione. Certo incombe un percorso che dovrebbe determinare una nuova impalcatura istituzionale e – soprattutto – una nuova legge elettorale (una prima nostra valutazione la trovate in questo articolo di Gianluigi Pegolo), ma non è solo questo. Da un lato l’esistenza stessa di questo governo che gode dell’appoggio di Pdl, Pd e Terzo Polo determina fibrillazioni in tutte le forze politiche. Dall’altro il sistema maggioritario – a venti anni dalla sua introduzione nel nostro Paese – che ha imposto la costruzione di coalizioni elettorali innaturali ha dimostrato il suo fallimento.
Centro destra
Nel centro destra si consolida la rottura tra Lega e Pdl. Ma è scontro forte anche nelle due forze politiche. Nella Lega lo scontro tra Bossi e Maroni non si è per nulla attenuato, come dimostra, da ultimo, il caso del sindaco di Verona, Tosi. Nel Pdl la componente ex An vive con sofferenza l’appoggio al Governo, diffida di un nuovo rapporto col Terzo Polo, al contrario degli ex Fi che – anche in una prospettiva di uscita di scena di Berlusconi – lo auspicano. La vera e propria baraonda che si sta verificando nei congressi provinciali del Pdl – a suon di tessere false e annullamenti – conferma queste tensioni.
Terzo Polo
Il Terzo Polo, al contrario, usa l’indubbio vantaggio che l’attuale Governo gli procura per cercare di “scassare” sia il Pdl sia il Pd. In questo senso vanno le recenti dichiarazioni di Casini per un nuovo soggetto politico che raccolga tutti i moderati e, contemporaneamente, le parole di apprezzamento sulle dichiarazioni di Veltroni.
Il centro sinistra e la sinistra
Ma ciò che a noi interessa approfondire è quanto avviene nel centro sinistra e nella sinistra, poiché ci riguarda direttamente. Siamo in presenza di forti fibrillazioni determinate – anche qui – dal nuovo quadro politico, dall’ incertezza sulle coalizioni che si presenteranno alle prossime elezioni politiche, ma, soprattutto, da come questo Governo affronta la crisi economica e, in particolare, il rapporto con il mondo del lavoro.
Ma mentre Idv e Sel (per non parlare della Fds che fin dalla nascita del Governo Monti si è collocata nettamente all’opposizione) hanno preso le distanze dalla compagine governativa e dalle sue scelte, il Pd, al contrario, si trova in una vera e propria morsa, diviso – praticamente – su tutto.
Veltroni vs. Fassina
In questo contesto si colloca la intervista di Veltroni del 19 febbraio a Repubblica nella quale emergono tre punti assai rilevanti. Il primo è un assist a Governo e Condindustria e uno schiaffo alla CGIL: ” l’articolo 18 non è un tabù”. Il secondo è un attacco a tutto tondo alla FIOM, alle forze a sinistra del Pd, ma anche alla CGIL: ” non dobbiamo più farci condizionare dai santuari del no”. Il terzo non è solo un appoggio al Governo Monti, ma la proposta di assumerlo come progetto futuro: “non lasciamo Monti in mano alla destra”.
In buona sostanza Veltroni enuncia un vero e proprio progetto politico: il Pd deve rompere con la CGIL e la sinistra, stringere una intesa con il Terzo Polo, assumere l’attuale leadership governativa (poco importa in questo disegno se è lo stesso Monti o Passera), come quella che andrà sostenuta alle prossime elezioni politiche.
Di fronte a questa offensiva (da notare che il giorno dopo puntualissimo è arrivato l’editoriale a sostegno del Corriere di Giavazzi e Alesina) nel Pd sono emerse posizioni contrarie a questa proposta.
Già nei giorni precedenti l’intervista, in una iniziativa pubblica a Napoli, Bersani aveva dichiarato che ” rispetto ai problemi in discussione l’art.18 è sicuramente l’ultimo”.
Ma è Fassina, responsabile economico del partito, che sferra l’attacco più pesante alle tesi sostenute dall’ex sindaco di Roma. A suo modo di vedere Veltroni è completamente fuori linea, non solo sull’articolo 18 e il governo Monti, ma viene criticato perché propone ricette contigue a quelle della destra e che hanno dimostrato di essere la causa della presente crisi. Anche Cofferati, con una sua presa di posizione, critica l’intervista di Veltroni.
Tutto questo dimostra che nell’aggravarsi della crisi e di fronte alle scelte del governo che mettono sotto schiaffo CGIL e lavoratori, nel Pd si apre una importante dialettica. Lo avevamo già valutato nel corso del dibattito del nostro congresso. Non a caso nel documento di maggioranza si parla esplicitamente di una contraddizione tra l’elettorato del Pd e le scelte di questo partito, su cui noi dobbiamo agire.
La palla passa a noi
E qui la palla passa a noi. In questo quadro dinamico dobbiamo giocare un ruolo positivo. Esso, a mio parere, deve muoversi su due direttive. Da un lato tenere ferma la nostra opposizione al Governo e ai suoi provvedimenti. Dimostrando che, al di là di una facciata indubbiamente più presentabile, quando andiamo alle scelte concrete esse sono durissime e pesantissime contro il lavoro: nessun Governo aveva fatto una controriforma così pesante sulle pensioni e nemmeno Berlusconi aveva avuto il coraggio di affondare, come ha fatto Monti, sull’articolo 18. Su questa linea dobbiamo unire tutte le forze disponibili per fare lotta e iniziativa. A partire dallo sciopero del 9 marzo della FIOM che – per il momento in cui cade e per i contenuti che propone – si presenta come l’appuntamento più importante delle prossime settimane. Dall’altro lato, in presenza di queste contraddizioni presenti nel Pd e nella CGIL, non dobbiamo rinchiuderci in un angolo, ma sollecitare tutte queste forze a costruire una mobilitazione comune in difesa del lavoro e dei diritti.
La situazione è difficile, i lavoratori non hanno bisogno di proclami, ma di soggetti politici e sindacali in grado di reggere il pesantissimo scontro di classe in corso in modo che siano tutelati i loro diritti e le loro condizioni. Va sconfitta la politica che rincorre la destra e che non riesce a ridare dignità alla sinistra. Ma va sconfitta anche la politica dell’arroccamento, della chiusura e della incapacità di mettersi a disposizione per questo progetto. D’altra parte quanto succede nelle due più importanti città dove si vota tra poche settimane, a Genova e Palermo, dove tutta la sinistra, senza il centro, si unisce nel sostenere due belle figure di sinistra come Doria e Borsellino, dovrebbe indurci a mettere ancora più passione in questo nostro impegno.

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