sabato 10 marzo 2012

Movimento 5 Stelle, critiche a Grillo 'No a epurazioni, non siamo un partito'


L'esclusione del consigliere di Ferrara Tavolazzi, decisa dal comico (leggi), apre il dibattito interno sul ruolo del leader. Il bolognese Favia si ribella, il piemontese Bono dice: "Beppe ha pieni poteri" "Grillo non può espellere nessuno perché non siamo un partito", dice il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia. "No è il titolare del logo, e ha pieni poteri", argomenta invece Davide Bono, consigliere regionale piemontese. In questi due punti di vista c’è tutto quello che sta accadendo all’interno del Movimento 5 Stelle dopo "l'espulsione" di Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara (leggi l'articolo). E' solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno creato nervi tesi e malumori. Iscritti, simpatizzanti ed eletti discutono su Facebook e pongono il problema della democrazia interna  di Giulia Zaccariello, Il Fatto Quotidiano

L'espulsione da parte del leader del consigliere comunale di Ferrara ha portato scompiglio. Favia: "Non può cacciare nessuno". Si delineano le alleanze per il futuro. A meno che non riescano a ricompattarsi esiste il rischio di scissione

“Grillo non può espellere nessuno perché non siamo un partito”, dice il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia, uno dei punti di riferimento del Movimento 5 Stelle. “No, Grillo è il titolare del logo, e ha pieni poteri. Chiunque voglia creare strutture non in linea col Movimento è bene che vada via”, spiega Davide Bono, piemontese, anche lui in consiglio regionale.

In queste due dichiarazioni c’è tutto quello che in questi giorni sta accadendo all’interno del Movimento 5 Stelle dopo l’”espulsione” da parte di Grillo di un attivista della prima ora come è Valentino Tavolazzi da Ferrara. L’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno creato nervi tesi e malumori. Soprattutto nei confronti di quello che fino a oggi è il “lider maximo” del Movimento, e cioè Beppe Grillo.

Così nell’arco di poco tempo potrebbe delinearsi il futuro del Movimento 5 Stelle. Proseguire sulla linea del “Grillo padre padrone” oppure diventare un gruppo politico in cui la sua voce è una tra le altre, senza il potere di assumere o licenziare. Da nord a sud, sono tanti coloro che non riescono a spiegarsi i motivi dell’allontanamento del consigliere Tavolazzi, deciso da Beppe Grillo pochi giorni fa e reso pubblico con un post sul blog. Prima si è scatenata la base, allungando la pagina online del comico con oltre 600 commenti, tra domande, appelli e lettere aperte. Poi è stato il turno degli eletti, anche se non di tutti. Una parte si è trovata in linea con il comportamento del blogger genovese, o ha semplicemente preferito trincerarsi dietro un “no comment”. Ma c’è una fetta che invece ha ammesso di essere disorientata, di trovarsi in difficoltà di fronte alla cacciata di una persona considerata limpida e corretta. E poi non è facile comprendere come un’espulsione calata dall’alto possa conciliarsi con l’idea di una formazione politica senza leader, in cui “uno conta uno”.

Un clima poco sereno, caratterizzato da sospetti, timori e parecchi mal di pancia. In realtà, alcune crepe erano già apparse alla fine dell’anno scorso, quando tra il popolo di Grillo cominciarono a moltiplicarsi i dubbi sulla possibile candidatura alle elezioni politiche. Troppi ancora i nodi da sciogliere prima di fare il grande passo, come l’influenza di Gianroberto Casaleggio, mente della comunicazione online del blogger genovese, o come i metodi per la scelta del candidato. Seguirono altre polemiche. A gennaio scoppiò il “caso Defranceschi”, consigliere regionale scomunicato dal comico per aver espresso solidarietà ai lavoratori del quotidiano l’Unità in crisi. E tempo qualche settimana, Beppe Grillo definì lo Ius Soli, il diritto di cittadinanza agli stranieri nati in Italia, “senza senso”, spingendo un consigliere di quartiere di origine romena, Antonina Dejeu, a dimettersi.

L’allontanamento di Tavolazzi è dunque l’ultima di una serie di mosse, che ha avuto solo l’effetto di alimentare la tensione interna con il rischio di allargare fratture interne che ormai, è innegabile, esistono, portando con sé un’emorragia di consensi. Ma anche di alimentare il distacco tra gli eletti e colui che ha sempre rappresentato più di un semplice ispiratore. Tutto questo in un momento politicamente molto delicato, con i sondaggi tutti d’accordo a dare il Movimento in ascesa (tra il 4,5 e il 5%) e con l’ipotesi di una candidatura per Montecitorio sempre più concreta.

Per ora, non tutti gli esponenti a 5 stelle si sono espressi sulla vicenda. Prudenti soprattutto coloro che lavorano lontano dal centro Italia. Davide Bono, consigliere per il Movimento nella Regione Piemonte, ad esempio, ha seguito la querelle a distanza e preferisce non sbilanciarsi, limitandosi a chiarire che, se l’accusa di Grillo è vera, non c’è altra scelta. “Non conosco i particolari e i dettagli della questione, quindi faccio fatica a farmi un’opinione – spiega – Ma qualunque tentativo di creare strutture o coordinamenti non va nella direzione del Movimento”.

Ha preferito rimandare qualsiasi commento ufficiale Giovanni Favia, eletto nel 2010 nell’assemblea regionale dell’Emilia Romagna. L’unico intervento, che lui definisce un “chiarimento tecnico”, l’ha affidato a Facebook dopo più di 24 ore. Il consigliere, riportando un botta e risposta avuto con un esponente di un altro partito (di cui non specifica il nome), si è detto convinto che Tavolazzi andrà avanti con la sua attività in comune, con o senza logo 5 stelle. “Quando il consigliere mi ha chiesto come avrei fatto senza il mio amico, gli ho ricordato che non è morto. Anzi secondo me con il prossimo esposto o raccolta firme che prepara a Ferrara è la volta buona che sconvolge tutto il consiglio comunale. Grillo non può espellere nessuno perché non siamo un partito, noi lavoriamo a rete e non è che da domani Ferrara sparisce dalle cartine. Prima vengono le battaglie per i cittadini, che ci uniscono, e poi le etichette”.

Il consigliere di Ravenna, Pietro Vandini ha ammesso di essere rimasto sorpreso di fronte al gesto di Grillo, soprattutto per la buona reputazione di cui gode Tavolazzi. Per questo sente l’esigenza di un confronto. “Sono disorientato – dice il consigliere comunale di Ravenna, uno dei primi ad aderire al gruppo Facebook “Io sto con Tavolazzi” -. La decisione di Beppe è stata affrettata e come tutte le decisioni affrettate le probabilità di errore sono molto alte. Prima di entrare nel merito però voglio discuterne con i ragazzi di Ravenna e poi con gli altri portavoce della regione. Di sicuro non è cambiato il mio giudizio su Tavolazzi: ho sempre creduto sia un consigliere molto preparato e lo penso ancora”.

Anche nella città di Bologna, dove il Movimento 5 stelle raccoglie quasi il 10% dei voti, la notizia non è passata inosservata. E se l’ex-candidato sindaco Massimo Bugani ha scelto il silenzio assoluto, altri hanno fatto capire chiaramente di non essere soddisfatti delle poche righe scritte da Grillo per giustificare il suo gesto. “Sono stupita. Al convegno di Rimini hanno partecipato decine di persone, perché prendersela con lui? – si domanda Federica Salsi, consigliere comunale a Palazzo d’Accursio -. Dovrebbe spiegare chiaramente quali regole del Non Statuto avrebbe violato. Tavolazzi è sempre stata una persona integerrima, quindi o esistono altre ragioni, o Grillo ha preso un abbaglio”.

Intanto, fuori dalle istituzioni il popolo a 5 stelle si è già diviso in schieramenti. In 24 ore il post attraverso cui Grillo ha pubblicamente messo alla porta Tavolazzi ha collezionato quasi 500 commenti, divisi tra i pro e i contro espulsione. Ci sono alcuni che approvano, attribuendo al consigliere ambizioni politiche poco in linea con il carattere del Movimento: “Ne abbiamo le tasche piene di questi individui che trafficano solo per appostarsi su poltrone e baldacchini”. Ma anche attivisti che invitano il comico a ripensarci: “Questa azione non verrà mai digerita. Se vuoi resuscitare il Movimento che hai appena assurdamente suicidato, torna pubblicamente sui tuoi passi. O credo che sarà l’inizio della fine”. Ed elettori che non nascondono la delusione: “Sono molto amareggiato e confuso. Chi non la pensa come Grillo deve lasciare il movimento? Ma che razza di democrazia è?”.

Solidarietà e attestati di stima al consigliere sono arrivati da tutte le parti d’Italia. Poche ore dopo la diffusione della notizia è nato su Facebook il gruppo “Io sto con Tavolazzi”, che in due giorni ha superato le 150 adesioni. Il fondatore, Simone Curini, militante di Firenze, si presenta in questo modo: “Sono un attivista del meetup da 5 anni e sono pronto a subire le stesse conseguenze”. Anche avversari politici hanno preso le difese del consigliere espulso. “Credo che in questa vicenda – ha detto Alberto Balboni, senatore di Fli concittadino di Tavolazzi – meriti la solidarietà di quanti ritengono un valore la democrazia interna delle formazioni politiche, a prescindere da come si autodefiniscono”.


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