venerdì 11 maggio 2012

L'Internazionale di Tassinari di Salvatore Cannavò e Checchino Antonini, www.ilmegafonoquotidiano.it

Grande partecipazione, commossa e intensa, al funerale laico dello scrittore bolognese. A salutarlo le musiche di Mauro Pagani, dei Tetes de bois, degli Skiantos

La scena che rimarrà negli occhi per molto tempo è una sala di cinquecento persone, con un il foglio in mano, a leggere il testo dell'Internazionale di Fortini. E a cantarla a voce alta. Stefano Tassinari è stato salutato così. Lui, che ha passato una vita ad allestire performances teatrali ha fatto "recitare" anche gli amici e i compagni accorsi al suo funerale.
C'era gran parte della Bologna "rossa", quella rossa davvero, ieri alla Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio, la sala più bella sotto lo sguardo benevolo del semidio Ercole a sorvegliare la bara coperta dagli "amori" dello scrittore ferrarese: la bandiera della Spal, quella dell'Inter, le bandiere politiche della sua vita, Dp, Rifondazione comunista e una di Lotta continua a sostituire quella, introvabile, di Avanguardia operaia. Alla fine, Pino Cacucci porterà anche la bandiera sandinista, ricordo del viaggio in Nicaragua e dell'amore per quella rivoluzione. E sarà proprio Cacucci a leggere una delle testimonianze che hanno accompagnato Stefano per l'ultimo addio: il testamento di Trotzky con quel "la vita è bella, possano le generazioni future liberarla di ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore". Ci sarà poi la poesia di Claudio Lolli, "Tas", scritta nel 2004, la lettera di Alberto Bertoni del 2007 e poi uno splendido ritratto di Angelo Ferracuti apparso sul manifesto del 15 settembre 2011.
Ma a "vegliare" Stefano per l'ultima volta è stata soprattutto la musica. Dal chitarrista degli Skiantos, Dandy Bestia, ai Tetes des bois, alla fisarmonica di Riccardo Tesi, fino alla voce, arrivata in extremis, eterea e intensa di Mauro Pagani. Un saluto commovente e insieme allegro che ha scaldato l'atmosfera già ricca di una partecipazione numerosa e qualificata. Fino all'intervento del sindaco di Bologna, Virginio Merola, che ha ricordato il lavoro politico e culturale di Tassinari e soprattutto la decisione del municipio di assegnargli, finalmente dopo tagli alle sue iniziative culturali, il "Nettuno d'oro", riconoscimento al cittadino bolognese che più si è distinto nel campo culturale. E accanto a lui tutta la sinistra cittadina in ogni sua accezione e forma.
A unire il filo dei ricordi e dei commenti della giornata un solo concetto: "Lascia un vuoto, un cratere". Lascia il buco di un contatto costante e multiforme tra le varie anime culturali della città, gli scrittori in primo luogo, ma anche i musicisti, gli attori e tante altre figure spurie. Un insostituibile, anzi come ricorda ancora Pino Cacucci, citando Brecht, "un indispensabile" perché ha lottato tutta la vita. Ieri Bologna se n'è accorta improvvisamente e, speriamo, non lo dimenticherà facilmente.
Già domenica 13, Stefano sarà ricordato durante la presentazione del recentissimo “Lavoro vivo" (edizioni Alegre) che lui aveva ideato e promosso assieme alla Fiom, che oggi ha rispettato un minuto di silenzio durante il suo direttivo nazionale in corso a Montesilvano. Anche Letteraria, la sua rivista, lo ricorderà a Roma, dal 23 al 25 maggio, nell'ambito del Festival della letteratura sociale alla Sapienza.

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