lunedì 18 giugno 2012

Grecia, la vittoria triste di Nuova Democrazia di Marco Zerbino, Micromega




La vittoria triste. Non ho ancora fatto in tempo a rincasare, a notte fonda, per scrivere la mia corrispondenza su questa decisiva giornata elettorale, che ho già in mente un possibile titolo. Nessuno sforzo particolare, stavolta è venuto da sé, guardando una piazza Syntagma che stasera, orfana degli indignati e delle grandi manifestazioni politiche e sindacali degli ultimi anni, ospita la festa per la vittoria di Nuova Democrazia. Una piazza triste, per una vittoria triste.

Quando un centinaio di militanti si stringono attorno ad Antonis Samaras, si ha quasi l’impressione che non arrivino a superare numericamente i tanti giornalisti presenti. Qualche giovane iscritto al partito intona uno slogan, mentre il presidente di Nd ricorda ai greci che «bisogna essere responsabili, perché abbiamo di fronte a noi una strada difficile ma, in cima alla salita, c’è la speranza». Ed è per questa speranza che attenderebbe i greci «dietro la collina» che, secondo Samaras, «possiamo essere ottimisti sin da ora. E questo grazie a voi, grazie ai giovani». Che i giovani greci abbiano votato in maggioranza Nuova Democrazia, tanto oggi quanto il 6 maggio scorso, non corrisponde alla verità, visto che i dati dimostrano che a scegliere i partiti tradizionali (Nd e Pasok) sono state per lo più persone di mezza età. I giovani hanno optato per Syriza, talvolta per i neofascisti di Alba Dorata, ma di certo non per il partito di Samaras.

Eppure Mirto, giovane attivista di Nd, ci tiene a precisare che «ora il nostro partito deve ricominciare da capo, con facce nuove, con un ricambio generazionale». Secondo lei i due memorandum di intesa con la Troika andranno «rinegoziati». Yorgos, più avanti negli anni, è invece venuto a Syntagma più per un vecchio senso di «appartenenza a una comunità». Per anni è stato, ed è tuttora, iscritto al principale partito della destra greca, ma tanto alle precedenti elezioni quanto stamattina ha votato Syriza. Perché? «Mi ritengo una persona di destra, ma sono contro il memorandum. Credo che Nuova Democrazia non riuscirà a formare un governo e che, se lo farà, durerà poco… Vedrete, a breve torneremo a votare, non senza aver preso prima i soldi del prestito».

Nuova Democrazia ha avuto la meglio, questo oramai è un fatto. Secondo i dati, ancora non definitivi, di cui disponiamo mentre scriviamo, lo stacco è di tre punti percentuali: Nd avrebbe raggiunto circa il 30%, mentre Syriza si sarebbe fermata al 27. Confermato il crollo del Pasok, il partito socialista greco, che diventa il terzo partito con il 12% delle preferenze, seguito dai populisti di destra dei Greci Indipendenti (7,5%). Motivo di forte preoccupazione continuano a essere i neonazisti di Alba Dorata, resisi colpevoli nelle ultime settimane di diverse aggressioni nei confronti di cittadini immigrati, che confermano sostanzialmente la percentuale ottenuta alle precedenti consultazioni (6,9%). Entrano nel nuovo parlamento infine anche Sinistra Democratica (6,2%), e il partito comunista greco (4,5%).

Quello di Syriza è comunque un risultato eccellente, per un partito che alle politiche di tre anni fa aveva ottenuto il 4,6% dei voti. Il grande salto in avanti c’è, e lo si può toccare con mano spostandosi da Syntagma al Panepistimiou, il grande viale dell’università dove, nella cornice neoclassica dei Propilei, militanti e attivisti di Syriza si sono dati appuntamento per attendere i risultati elettorali. Per quanto mi riguarda, tuttavia, l’attesa è cominciata nel pomeriggio nella sede centrale del Synaspismos, il principale partito fra quelli che compongono la coalizione della sinistra radicale.

Al quinto piano di piazza Koumoundourou, dirigenti e membri del partito fanno fatica ad arginare e disciplinare il gran numero di giornalisti, fotografi e simpatizzanti presenti. Lo sforzo è quello di accogliere tutti, anche se non sempre è possibile. Mentre sgranocchiamo i pistacchi e gli arachidi che ci vengono gentilmente offerti, scorrono sullo schermo della televisione i primi exit poll. Sono le sette di sera, e i seggi hanno appena chiuso. La partita sembra ancora aperta, Nuova Democrazia è in vantaggio, ma c’è un’oscillazione di tre punti percentuali che potrebbe ribaltare il risultato. Un collega portoghese chiama immediatamente la redazione, urlando le cifre al telefonino. Poi mi spiega che, a Lisbona, c’è più di un motivo per essere interessati al risultato delle elezioni greche. Gli rispondo che lo stesso vale per l’Italia, ma non riesco a capire se intendiamo dire la stessa cosa. Nella stanza dove seguiamo i risultati, ogni tanto fa capolino Paolo Ferrero, venuto a portare la propria solidarietà a quello che oramai è il principale partito della sinistra greca. «Comunque vada», sostiene il segretario di Rifondazione Comunista «nulla sarà più come prima. L’ottimo risultato di Syriza è la spia di un cambio di rotta a livello continentale: oramai i popoli d’Europa manifestano chiaramente la propria insofferenza di fronte alle politiche di austerità. È ora di seguire l’esempio greco anche in Italia, creando un polo della sinistra di alternativa, un polo per il lavoro e i beni comuni».

Ma è ai Propilei che si concentra il popolo di Syriza. Una piazza che dovrebbe essere delusa ma che, con mia sorpresa, non trovo affatto abbattuta. Nikos, capelli lunghi e barbetta incolta, ha appena arrotolato la bandiera della sua organizzazione, una delle tante che fanno parte della coalizione. «Siamo comunque molto contenti per questo risultato. Personalmente, ritengo che il prossimo governo non durerà, perché la situazione economica e sociale, nei mesi che ci stanno davanti, non potrà che peggiorare. È la diretta conseguenza del mantenimento delle politiche imposte dai memorandum, e ciò determinerà una nuova ondata di manifestazioni e di conflitto sociale, simile a quella che abbiamo visto nel recente passato. Stavolta, tuttavia, arriveremo all’appuntamento avendo alle spalle un partito forte di un consenso di massa». Marina fa parte di Syriza da quando aveva sedici anni. «Oggi potevamo farcela, ma i greci sono stati spaventati dalla propaganda della destra. Hanno detto alla gente che Syriza gli avrebbe portato via la casa, che i loro conti bancari sarebbero stati bloccati. Secondo me questo governo durerà pochi mesi, perché la gente non ce la fa veramente più. A molti cominciano a mancare le cose fondamentali, ad esempio le cure sanitarie. C’è disperazione, e noi siamo la speranza».

È ormai tardi quando la folla riunita davanti ai Propilei ascolta il discorso di Alexis Tsipras, giunto in piazza assieme a Manolis Glezos, l’eroe della resistenza greca che durante l’occupazione tedesca del paese rimosse dalla sommità dell’Acropoli la bandiera nazista. «Qualcuno pensa di aver vinto le elezioni, ma stavolta è stato il popolo a vincere. Le politiche di austerità sono state sconfitte. Non potranno portarle avanti impunemente, né in Grecia né in Europa». Il portavoce di Syriza ribadisce inoltre la sua indisponibilità per un governo di grande coalizione: «noi siamo contro il memorandum, e da lunedì saremo all’opposizione. Ora sappiamo che, tutti insieme, se vogliamo possiamo cambiare». «Oggi è l’inizio della fine», gli ha fatto eco Glezos. «Chi avrebbe mai pensato che saremmo passati dal 4,6% a questo risultato?». «È ora di alzare la nostra bandiera», ha concluso la novantaduenne icona della sinistra greca, «la bandiera della vittoria».

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua