giovedì 21 giugno 2012

TERREMOTO: Libera Repubblica di Fossoli. Un nuovo modello di gestione dell’emergenza di Andrea Ferroni

I Giovani Comunisti e le Brigate di Solidarietà Attiva, da ormai 10 giorni, stanno autogestendo con la collaborazione della popolazione il campo spontaneo di Fossoli. Martedì scorso, in seguito ad una segnalazione del prete della parrocchia locale, siamo intervenuti sul campo, sorto nel centro sportivo del paese, composto da una trentina di tende. Il primo intervento è stato volto a creare un contatto con la popolazione e a sondare l’agibilità del progetto politico di un campo basato sull’auto organizzazione e l’auto gestione; si è quindi installato uno spaccio stabile di beni di prima necessità ed un primo punto di informazione. In dieci giorni siamo arrivati a 220 persone, 61 tende, una mensa attiva che distribuisce 600 pasti caldi al giorno, una ludoteca con 3 educatori, 3 lavatrici, un maxi schermo per la proiezione degli europei, un punto d’ascolto e di supporto psicologico per il superamento del trauma da terremoto e l’ansia da rientro in casa.
Tutte le sere alle 22, gli sfollati partecipano all’assemblea del campo; inizialmente l’intento era quello di risolvere i problemi di convivenza dovuti alla situazione, ora è divenuta un’assemblea di discussione proto politica, punto centrale dell’attività del campo. L’assemblea è sovrana, tutte le decisioni prese collegialmente diventano il decalogo delle regole di convivenza del campo e sono insindacabili. Il momento assembleare assume anche importanza fondamentale per la gestione dei problemi e per la risoluzione dei conflitti nati dalla convivenza forzata nel campo. Il tessuto sociale del campo è molto variegato; il 90% è composto da nuovi e vecchi migranti (dal sud e dal sud del mondo, specialmente maghreb). Il quartiere circostante è un quartiere di case popolari gestite dal comune e dalla regione. Tutto questo non crea problemi alla comunità del campo, anzi, nella necessità della convivenza forzata, si stanno creando processi di solidarietà interetnica. Il rapporto di fiducia che si è creato tra noi e la popolazione ci permette di gestire il campo con una marcata impostazione politica, senza nascondere le nostre provenienze e le nostre impostazioni di metodo, di contenuto e di pratiche. La solidarietà non è solo sentita, ma anche teorizzata e pratic­­­ata nell’ottica di una riorganizzazione sociale in previsione anche della fine dell’emergenza e della ricostruzione di reti sociali che potranno fungere da volano nella ripartenza della vita “normale”. Il campo è la dimostrazione che un altro modello di gestione dell’emergenza non solo è possibile, ma anche necessario. Le psicologhe dell’ASL, l’amministrazione, il parroco e tante altre realtà che abbiamo incontrato, sottolineano la straordinaria esperienza del campo di Fossoli che sta diventando per tutti un modello di gestione dell’emergenza funzionante e auspicabile, con metodologie di gestione tutte nuove, sperimentali, ma ormai consolidate in questa straordinaria esperienza di auto organizzazione consapevole.

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