martedì 17 luglio 2012

G8, finalmente giustizia per il sangue delle vetrine di Lidia Ravera, Il Fatto Quotidiano


Genova 2001: 400 poliziotti armati fino ai denti invadono nottetempo una scuola e massacrano 92 ragazzi inermi. Roma 2012: riconosciuti colpevoli, alcuni poliziotti vengono condannati ad altra destinazione lavorativa. Alcuni, nemmeno tutti. Nessuno finisce in galera, né subito, né 11 anni dopo. Il reato di “immotivato massacro” non esiste. Spaccare le costole a gente che dorme è un eccesso di zelo, non un crimine. È un crimine, invece, bruciare un cassonetto: si chiama “devastazione”.
È devastazione tirare un sasso contro una vetrina. Le vetrine, si sa, sanguinano copiosamente appena le sfiori. E siccome chi tira il sasso, spesso, nasconde la mano, se partecipi a una manifestazione di piazza in cui una vetrina va in frantumi oppure un cassonetto viene bruciato, sei corresponsabile di devastazione, reato gentilmente concesso dal defunto Rocco, autore del codice omonimo, che risale a un’epoca in cui l’impaccio della democrazia era stato momentaneamente eliminato.
Il reato di devastazione può comportare anche 15 anni di galera. Quindi, ragazzi, se entrate in polizia siete innocenti, semmai un po’ nervosi. Se andate a una manifestazione, siete pericolosi. E anche cretini: “Dove c’è devastazione non ci può essere altra manifestazione di pensiero” (Pietro Gaeta, sostituto procuratore di Cassazione).

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua