giovedì 30 agosto 2012

La produttività del dottor Purgone di Giorgio Cremaschi, Micromega

Il ministro Passera in una intervista propone un patto sociale per la produttività per uscire dalla crisi. Ma che idea originale! Davvero bisogna riconoscere la genialità di una proposta che per la prima volta irrompe nel nostro paese.
Il primo patto sulla produttività fu siglato nel lontano 1977. Da allora ad ogni difficoltà economica si è aggiunto un patto sociale più o meno ambizioso. In esso i lavoratori mettevano concrete rinunce e i padroni ed il governo solenni promesse. Che regolarmente non venivano mantenute. Così di patto in patto si è giunti alla situazione attuale, con i salari trai più bassi dell’Ocse, le condizioni di lavoro tra le peggiori e la disoccupazione e la precarietà dilaganti. Non basta ancor, bisogna dare di più.
Così il ministro Passera, che non a caso ha concesso l’intervista a La Stampa, fa subito pensare al modello Marchionne. In Fiat, con il consenso di Cisl e Uil, i lavoratori han dovuto subire condizioni di orari e ritmi di lavoro terribili, peccato però che la produttività non ne abbia risentito, anzi. Perché la Fiat non vende e quindi non produce e i superproduttivi lavoratori vengono lasciati a casa.
D’altra parte ci provi il ministro a proporre ai lavoratori di Carbosulcis o di Alcoa un patto sulla produttività per impedire il dramma che lì si annuncia. Vedrà che successo!
Come tutti ben sanno quella crisi si affronta solo con investimenti e programmi strategici. E questa ricetta vale lì come altrove. E’ forse un problema di produttività quello dell’Ilva di Taranto?
Ci vogliono risorse per investire e per cambiare la struttura produttiva, programmi per il futuro e non la solita spremitura dello stesso limone. Che può piacere alla Borsa e alla speculazione finanziaria per qualche giorno, ma poi non funziona neanche lì. Come dimostrano prima la Grecia e poi la Spagna, ove il massacro sociale e il supersfruttamento del lavoro hanno ancor più aggravato la crisi. E come dimostra la stessa evoluzione della crisi qui da noi.
Tuttavia c’è da scommettere che si andrà proprio nella direzione del patto. Lo vogliono le banche che ci comandano, lo vuole la maggioranza che sostiene il governo, lo vuole il sindacato confederale a partire dalla Cisl, che sennò perde ruolo e potere.
Se non li fermiamo ci proveranno per l’ennesima volta. Perché il ministro Passera e l’establishment che hanno riscosso tanto successo alla convention di Comunione e Liberazione, ragionano come il dottor Purgone. Quel personaggio delle commedie con cui Molière metteva in ridicolo i medici del ‘600, che ad ogni malattia reagivano in un solo modo, somministrando al povero paziente salassi sempre più inutili e letali.
Con la lotta e con la messa in ridicolo dobbiamo liberarci dei dottor Purgone che vogliono sempre e soltanto salassarci.

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