domenica 30 settembre 2012

Sel, assemblea dei non allineati


Mancano poche ore ormai all’inizio della tanto chiacchierata assemblea autoconvocata da alcuni miltanti di Sinistra Ecologia e Libertà, a Roma, per discutere degli scenari politici futuri e del ruolo stesso di Sel nella vita pubblica italiana. Il documento da cui si partirà nella discussione s’intitola “Non affoghiamo nella vecchia politica” ed è un lucido affresco delle inquietudini, dei dubbi, delle domande di cambiamento che percorrono il corpo vivo del partito: militanti, iscritti, simpatizzanti, interi circoli territoriali.
L’iniziativa, partita inizialmente dai soli ambienti romani, si è diffusa velocemente su tutto il territorio nazionale, raccogliendo centinaia di adesioni; un successo che è il sintomo del clima di subbuglio che si vive all’interno del partito guidato da Nichi Vendola. Nonostante i promotori dell’assemblea abbiano sottolineato più volte lo spirito costruttivo del loro progetto qualche critica seppur velata al modo in cui è stata gestita la linea politica di Sel, sembra infatti esserci. Il documento di lancio mostra sì apprezzamento per la decisione dell’assemblea nazionale di chiudere ogni spiraglio di alleanza con l’Udc, ma lamenta anche in modo chiaro la perdita dello spirito originario e fondativo di Sel: la ricerca di un modo nuovo e realmente partecipato di fare politica. Nella critica che si fa al leaderismo, alla frattura tra politica e società e tra dirigenze e basi territoriali nelle formulazione delle scelte non si può non scorgere un’allusione alla stessa azione e strategia di Sel degli ultimi mesi. Strategia che, al momento, è avvolta nelle fumose dichiarazioni del suo leader che ancora non ha sciolto le riserve sulla sua candidatura alle primarie ( anche se secondo i rumors dei bene informati dovrebbe annunciare a breve la sua discesa in campo). Quella del 30 settembre non sarà la prima manifestazione di dissenso ( anche se gli autoconvocati rifiutano l’etichetta di dissidenti) nei confronti di una certa subalternità al Partito Democratico da parte di Sel.
Durante l’estate a scuotere le acque ci avevano già pensato gli estensori della Cosa Seria, tra cui il consigliere regionale Giulio Cavalli, reclamando un’unità delle sinistre su basi solidamente anti libersite. Anche a partire da quella proposta si sviluppò un ricco dibattito a cui Gli Altri diede molto spazio, e che segnò una demarcazione abbastanza netta tra chi ritiene l’andare al governo essenziale per un cambio di rotta dopo il montismo e chi, ritenendo il montismo l’unica forma di governo oggi immaginabile, chiede di accantonare per il momento il problema della presa del potere. Gli autoconvocati del 30 si prefiggono peròl’obiettivo di superare questa dicotomia tra governismo e minoritarismo per provare invece a rompere quelle barriere invisibili, come il fiscal compact, che la tecnocrazia europea ha frapposto tra noi e i nostri bisogni e desideri. La sfida è ardua, forse impossibile. Ma cogliere le immense sfide che la storia e la politica ci pongono davanti, avere la capacità di volare alto e discutere del futuro della propria organizzazione e del proprio Paese e continente in maniera orizzontale e democratica, senza aspettare decisioni prese dall’alto, è proprio quello che segna la differenza tra un comitato elettorale e un partito, o una partita come ama dire Nichi.

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Sullo stesso tema leggi anche l’intervista a Fulvia Bandoli, del direttivo nazionale di Sel: “Nessun accordo, meglio correre da soli”
L’intervento di Monica Pasquino: Il 30 settembre dei non allineati a Vendola
L’articolo di Stefano Ciccone: Non chiamateci dissidenti
La Cosa seria che agita Sel e l’intervista a Giulio Cavalli, uno dei principali firmatari del documento: “Altro che Casini, il problema è il Pd

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