domenica 30 dicembre 2012

Cambiare. Si fa!


Negli ultimi  giorni la politica italiana è stata scombussolata da una serie di eventi che necessitano di una riflessione analitica prima e di una pratica poi per poter meglio fare delle scelte.
1)      E’ stato definitivamente approvato il provvedimento della procedura di modifica della Costituzione. Vengono, infatti, modificati quattro articoli – 81, 97, 117 e 119 – e si introduce il principio del pareggio di bilancio. Tale principio vale per tutti i livelli dello stato. Questo comporterà che gli organi dello stato non potranno fare spese se non dentro questo principio vincolante. L’effetto più drammatico di questa modifica costituzionale è che le spese che riguardano le politiche sociali, la sanità  e più in generale il welfare subiranno una netta contrazione. E’ facile prevedere che nel contesto di crisi occupazionale e di contrazione dei salari, fase iniziata con il governo Berlusconi e rafforzata a dismisura con il Governo Monti,  questa scelta produrrà effetti sociali devastanti in tutto il paese. Un esempio di questo si è già visto con il taglio dei fondi per i malati di SLA. L’approvazione del pareggio di bilancio in costituzione unito all’approvazione del c.d. Fiscal Compact sono i cardini del nuovo indirizzo economico dell’Europa. La stragrande maggioranza dei partiti presenti in parlamento, compreso il PD, ha votato a favore sia del fiscal compact che della modifica costiuzionale. Il fiscal compact non è altro che un dispositivo, inteso nell’accezione foucaltiana di apparato, che impone il taglio di 45 mld di euro annui per i prossimi venti anni. Questo dispositivo  porta con sé un vero e proprio modello sociale che si fonda sul principio dello stato di natura di Hobbes, cioè un luogo senza mediazioni e senza legge dove non ci sono più garanzie per nessuno e i servizi e gli stessi salari saranno erogati fino a quando non si arriva al limite del pareggio di bilancio.       http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/ac0691e.htm#dossierList
2)       E’ finito il Governo “tecnico” di Mario Monti che ha visto applicare i principi citati e che alla bisogna si è caratterizzato anche per i manganelli tecnici contro studenti e operai in lotta e che ha funzionato da collante ideologico per le forze moderate per sponsorizzare il modello economico europeo. Non è un caso che in alcune fasi Monti ha ricevuto proposte di candidature praticamente da tutti, PD compreso.
3)      Il quadro politico si è definito in maniera più netta e precisa: il Pd insieme a SEL  e a pezzi di ex democristiani come Tabacci e a quel che rimane della diaspora socialista craxiana, si predispone ad affrontare una campagna elettorale tutta in discesa, basata però sugli stessi orientamenti economici e sociali del Governo appena dimesso: tagli alla spesa sociale, nessuna messa in discussione dei principali provvedimenti realizzati da Monti ( pensioni, art 18, riforma del lavoro). Non è un caso che Monti abbia dichiarato “ I lavori iniziati saranno completati da questo governo e, se non sarà possibile, costituiranno base di attività del prossimo”.  In effetti tutti i partiti, con particolare riferimento a quelli del centrosinistra e all’UDC, si dicono montiani, naturalmente con qualche presa di distanza nell’approssimarsi della campagna elettorale. Oggi Monti decide di sponsorizzare una lista centrista che lo vede partecipe come guida e regista che servirà da strumento di controllo dell’applicazione degli indirizzi europei da parte del centrosinistra, probabile vincitore delle prossime elezioni.
4)      Dopo una gestazione non facile nasce un fronte che si pone come alternativo sia al centrodestra sia al centrosinistra. L’operazione inizia con un appello di importanti ed autorevoli intellettuali della sinistra italiana ( Revelli, Gallino, Viale ecc) che firmano il documento “ cambiare si può” ( http://www.cambiaresipuo.net/appello/) e danno vita ad una discussione ampia che vede interessati e partecipi anche alcuni partiti ( PRC, PDCI, Verdi, IDV). A distanza di pochi giorni questo percorso si intreccia con un altro percorso, quello di Io ci sto ( http://www.iocisto.com/manifesto-per-la-convocazione-dellevento-del-21-dicembre/ ) che vede lanciare la candidatura di Antonio Ingroia, magistrato antimafia, come front man di una lista che vuole rompere l’isolamento di tutti coloro che non si ritrovano nelle politiche di Monti e di Berlusconi e soprattutto non si ritrovano nelle politiche economiche europee. L’incontro fra Ingroia e gli aderenti di “cambiare si può” apre ancor di più gli spazi ad un campo politico e di soggettività che si pone fuori dallo schema centrosinistra-centrodestra. In ogni caso questa fusione fra i due appelli e i loro aderenti è  giunta ad uno scoglio: la discussione su come ci si relaziona con i partiti  sul ruolo che questi devono assumere. E’ in corso in queste ore una consultazione on line fra i firmatari di cambiare si può se aderire alla lista di Ingroia o meno.
Questo il quadro fino ad oggi. La questione è come si va avanti, prima e dopo le elezioni. La discussione sulla presenza dei segretari di partito nelle liste è segno che una immaturità politica è presente nelle varie componenti,  in specie in una fase in cui i tempi vengono dettati dall’esterno. Sarà necessario, ad esempio, ragionare su come costruire il fronte anti “agenda Monti” nel paese e sul livello europeo, perchè la dimensione della crisi e le idiote ricette di risposta agiscono  sul livello europeo. Sarà utile capire come, candidature a parte, si intrecciano i movimenti che in questi mesi si son resi protagonisti di quelle lotte di resistenza al disfacimento di tutte le conquiste sociali degli ultimi 50 anni. In questi movimenti ci sono stati e ci sono sia partiti sia movimenti che associazioni e c’è stata anche la componente sindacale più avanzata del paese, che sia essa confederale o di base. Il punto di partenza di un processo politico deve essere necessariamente il riconoscersi reciprocamente. Chi pensa che siamo nelle condizioni di poterci permettere il lusso di saltare un giro lo fa non avendo la consapevolezza di qual’è la posta in gioco e forse lo fa a pancia piena non avendo il problema di pagare il mutuo o la bolletta, ma soprattutto  esprimendo una visione narcisista  della politica . La discussione sui partiti e sul loro modus operandi non può non tenere conto che la crisi della politica è cosa più vasta ed articolata e che vi è una funzionalità all’emarginare i partiti, anche quelli che non hanno i Fiorito o i Lusi fra le loro fila. Questa lista e l’incontro fra queste aree, non omogenee ma nemmeno così distanti, non può che costituire il laboratorio di riflessione sulle pratiche della politica che ha il compito di modificare il contesto generale. I modi e le forme dell’agire politico sono tanti e differenti, ma se  dentro una lotta o nella costruzione di una vertenza o in qualunque luogo si materializzi una pratica di alternativa si incontrano un certo numero di persone, è con quelle persone che si ha la responsabilità di confrontarsi e di costruire. Sia Ingroia sia cambiare si può sia i militanti dei partiti che stanno dando luogo a questa lista stanno sempre nei luoghi della pratiche, magari con differenti modalità. Forse oggi ci dobbiamo porre il problema di quelli che stanno in quei luoghi e non stanno nel percorso.
Ho imparato che nelle pratiche e nell’agire concreto i punti di contatto si rafforzano e le diversità si indeboliscono. Dobbiamo costruire il fare di questa opportunità. A cambiare ci sto!

Gianluca NIGRO
FONTE: http://gianlucapasa.wordpress.com

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