mercoledì 19 dicembre 2012

Caro Ingroia, tra noi sei il benvenuto di Marco Revelli e Massimo Torelli


Caro Antonio,
innanzitutto vogliamo darti il benvenuto al tuo ritorno in Italia e ringraziarti della generosità con cui hai sostenuto, in quest’ultimo mese, un progetto che, se riuscito, potrà davvero contribuire a fare uscire il nostro Paese dal vicolo cieco in cui è finito.
L’opportunità è veramente straordinaria. In questa tornata elettorale dal significato effettivamente “costituente” – dopo un vero e proprio default della politica ufficiale e dello stesso Parlamento – si tratta di offrire un’occasione di riscatto e di riavvicinamento alla cosa pubblica a una parte ampia – forse più ampia di quanto noi stessi immaginiamo – di elettorato disgustato e avvilito.
Le prossime elezioni possono davvero trasformarsi in una sorta di Referendum sulla possibilità di “rifare la politica” e di ricostruire questo Paese su basi più civili, ridando motivazione ed entusiasmo a quel “popolo dei Referendum” che quasi due anni or sono si è messo in cammino e si è espresso in modo perentorio. Non l’occasione per contarsi tra i soliti noti, o per far sopravvivere settori ristretti di ceto politico. Ma il momento in cui si possa prospettare a una potenziale maggioranza un’alternativa di programma e di metodo al sistema “fallito” che ci sta di fronte e che occupa monopolisticamente la scena.
Tutto questo è possibile, nonostante le enormi difficoltà che non ci nascondiamo, a una condizione: che la proposta elettorale che si metterà in campo segni davvero una discontinuità netta, visibile, sostanziale rispetto al passato (quel passato su cui, a torto o a ragione, si è accumulato uno strato spesso di discredito). Che si tiri una riga chiara rispetto al vecchio metodo delle oligarchie e delle camarille, dei giochi dietro le quinte e delle logiche autoreferenziali, dell’appello al popolo e del gioco tra i pochi, della proclamazione del valore della partecipazione e del sequestro delle decisioni da parte dei gruppi dirigenti. E infine, diciamocelo chiaro, delle vecchie facce e degli stagionati apparati, con tutta evidenza incompatibili con una lista di “cittadinanza politica attiva” quale le circostanze imporrebbero.
Se sapremo dare un segno inequivocabile di distanza da quel passato, nel linguaggio non gergale e nei simboli non frusti, nella chiarezza del programma (su cui dovremo lavorare ancora a fondo) e nella pulizia dei protagonisti, allora davvero potremo sperare che – come è stato detto di recente – si torni ad “amare la politica” (una politica degna di “farsi rispettare”). E, per questa via, avremo aperto uno spiraglio di speranza per quell’altra Italia fino ad oggi umiliata.
E’ con questo spirito che ti invitiamo all’Assemblea di “Cambiare si può”, sabato mattina a Roma al Teatro Quirino, per un confronto franco e aperto sul progetto elettorale, individuando in te il possibile garante del carattere radicalmente democratico, partecipativo e innovativo del percorso da compiere consapevoli della necessità di quell’ “atto di grande responsabilità” che ci chiedono i firmatari dell’Appello “Facciamo presto”(anch’essi invitati all’Assemblea), rappresentanti della migliore Italia.
Con stima e sincera amicizia

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