mercoledì 19 dicembre 2012

C’è una moltitudine che cresce ed è convinta che tutto dovrà cambiare


di Ferruccio Nobili, www.lavorincorsiasinistra.it

Ci sono giornate nella quali passeggiando avverti una strana sensazione. Senti che sta per accadere qualcosa.. Cielo plumbeo senza vento, luce strana e una sensazione di elettricità nell’aria. Sei inquieto ma pronto e sicuro; affretti il passo cerchi un riparo. Poi all’improvviso piani piano si muove l’aria, si alza il vento e allora sai che sta arrivando la pioggia, il temporale. Non fai il meteorologo, non hai il barometro che ti indica gli sbalzi di pressione, eppure il tuo istinto ti ha consentito di percepire il cambiamento. Ecco in questa fase politica mi sento come in quelle giornate. C’è elettricità nell’aria, il cielo plumbeo dell’incertezza, una agitazione diffusa e confusa e persino frizzante mi danno la sensazione che qualcosa sta per succedere. 104 assemblee lo scorso sabato “frizzanti” e piene di  quel popolo di sinistra che perlopiù si conosce e si riconosce per le tante battaglie fatte insieme e qualche volta da posizioni diverse, che si ritrova dopo essersi perso, dopo essersi diviso. Insieme “nuovi” sessantenni che pontificano dall’alto delle loro sconfitte storiche credendo di essere loro a decidere “cosa si fa e con chi”, professori reduci di mille battaglie tutte perse, nostalgici di un tempo che “passa e tu fermalo se puoi”, ma anche tante/i giovani studenti, tante persone che si sono incontrate difendendo il proprio territorio, il loro posto di lavoro, la loro scuola, la casa, tante esperienze di disobbedienza civile, di occupazioni, e un popolo che avverte urgente la necessità di superare le differenze per costruire una alternativa possibile. La sensazione è che qualcosa sta per accadere. Certo nella politica non è sufficiente l’istinto, la pancia, ma è sempre necessario il ragionamento, la riflessione. Però quella sensazione è piacevole, aiuta a ragionare e infonde entusiasmo. Certo ci sono ritardi ingiustificabili, certo ancora oggi nessuno credo sia in grado di definire nei dettagli “cosa” accadrà perché, a differenza dei pur complessi fenomeni metereologici, l’agire umano si dispiega incrociando infinite variabili. E tra queste variabili ci sono certamente anche i comportamenti, i miei comportamenti e quelli di tutti gli altri. Ma la mia impressione è che questo nuovo progetto, Cambiare si può, sia più grande delle nostre piccolezze e abbia conquistato nelle teste e nei cuori il nostro futuro, quel futuro che torna a parlare della speranza anche nel nostro Paese. Perché se è vero che molto è ancora da decidere, la direzione del cambiamento è invece chiara. Direzione ostinata e contraria.
Nel Paese come in Europa e in gran parte del mondo occidentale, la politica, i partiti che la interpretano, sono subalterni e prigionieri di politiche finanziarie ed economiche che sembrano immodificabili, invincibili. Politiche che agiscono oramai da decenni e che hanno spostato masse enormi di risorse e di potere dalla produzione di beni (dal capitalismo produttivo) ai cosiddetti “mercati”, cioè alla finanza, all’economia virtuale, che “inventa” prodotti economici e li insinua nelle economie per ricattarle. Solo per fare un esempio; le banche hanno concesso mutui sulla casa anche senza che garanzie per la loro restituzione. Con quei crediti hanno costituito fondi di investimento (in realtà “rappresentano” denari che ancora non ci sono e che forse non ci saranno mai) e hanno  “appoggiato” a quei fondi dei titoli che hanno rivenduto ad ignari investitori o a spavaldi speculatori. Insomma hanno prestato a tassi interessanti denari che hanno pagato molto meno, hanno moltiplicano virtualmente il valore di quei crediti “in sofferenza”, sono rientrate di parte del denaro prestato vendendo i titoli e hanno spostato buona parte del rischio sugli investitori/speculatori (che spesso a loro volta hanno rivenduto quei titoli o li hanno “nascosti” in altri prodotti finanziari simili come i derivati e le cartolarizzazioni moltiplicandone ancora il valore virtuale). Hanno determinato per loro guadagni enormi basati su “prodotti” che non esistono sottraendo denaro al mondo reale per moltiplicarlo all’infinito “senza lavoro” (senza conflitto, senza stipendi, senza sindacato, senza regole). Qualche anno fa, però,  il creditore iniziale non è più riuscito a pagare e il castello di carte è caduto. Abbiamo scoperto allora che la finanza virtuale valeva (e vale) molte volte la finanza reale, che le banche e le pubbliche amministrazioni erano/sono piene di titoli “tossici” e che la necessità di liquidità metteva/mette a rischio anche i debiti sovrani di molti Paesi e che comunque le perdite, anche per il sistema bancario, sarebbero state gigantesche. Allora la finanza mondiale ha preso, ha dovuto prendere, direttamente la tolda di comando delle economie occidentali. Alcuni paesi hanno nazionalizzato le banche assumendosi i loro debiti enormi, altri hanno chiesto prestiti per evitare di mandare deserte le aste dei titoli di stato, le istituzioni internazionali hanno riversato nelle casse delle banche centinaia di miliardi perché comperassero titoli di Stato. Ma da dove vengono i denari reali utilizzati per questo salvataggio? Dai salari, dalle pensioni, dalle tasse e dai tagli alla spesa sociale, cioè da noi, i cittadini! Per salvare le banche e i conti pubblici, hanno mandato senza alcuna pietà, e continuano a farlo, sul lastrico milioni di uomini e donne. E i governi di centrodestra e i centrosinistra hanno assecondato insieme questo furto gigantesco, tutti la stessa “agenda” che chiamano di volta in volta “agenda Monti, “lettera della BCE”, “impegni assunti con l’Europa”, “continuità con le riforme”, “stabilità dei conti pubblici”, “fiscal compact”, “pareggio di bilancio”. Del nobile  scontro tra le grandi idealità politiche che avevano animato lo scorso secolo su proposte economiche alternative, i socialismi e la liberaldemocrazia, rimane solo uno scontro di “posizione”, di uomini e non di idee. Ci vogliono far credere che non ci sono alternative. Che la strada è obbligata. E invece dalla Grecia di Syriza, dalla Spagna di Izquierda Unida e oggi anche da noi con Cambiare si può avanza sempre più forte in Europa un urlo che dice: Noi la crisi non la paghiamo.  Ecco cosa è questa sensazione di elettricità nell’aria. Confucio diceva : “se credi che nulla cambierà, nulla cambierà”. Oggi invece c’è una moltitudine che cresce ed è convinta che tutto dovrà cambiare.

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