lunedì 18 febbraio 2013

Beppe Grillo che fai, scappi? di Stefano Feltri, Il Fatto Quotidiano

D’accordo, è una strategia. Va bene, la campagna anti-tv funziona soltanto se non vai in tv. Siamo tutti del parere che Beppe Grillo è a suo modo un genio della comunicazione, costringe le televisioni a occuparsi di lui, è in video più di chiunque altro ma può dire in piazza che a lui la tv gli fa schifo e non gli serve per trovare voti. Chapeau.
Ma che senso ha sfilarsi dall’intervista concordata su Sky stasera con un tweet? E senza dare spiegazioni. E’ un leader serio uno che fa così? Da Savona si limita a strillare: “I politici vanno in tv, ma che cosa ci vanno a fare? Io ho rifiutato, e credo di aver fatto bene. Questi vanno e poi dicono tutto e il contrario di tutto. Sono dei ridicoli, devono andare a casa”.
E allora perché aveva preso l’impegno per l’intervista? (En passant, i giornalisti saranno pure servi di un sistema da abbattere, ma sono pure lavoratori dipendenti che meritano un minimo di rispetto).

Caro Beppe, ti rivelo un segreto: sei un politico anche tu. E da un bel pezzo, ormai. E lo sono anche i ragazzi del Movimento 5 Stelle che si preparano a entrare in Parlamento. E’ una dura realtà a cui dovete rassegnarvi.
C’è qualcosa che comincia a essere inquietante nella strategia di comunicazione di Grillo e dei suoi. Loro le domande proprio non le vogliono. E non credo sia soltanto una forma di ribellione al sistema. E’ che, secondo me, Beppe e gli altri temono le domande perché non sanno le risposte.
Perchè se ti chiedono come pensi di rinegoziare il Fiscal Compact non puoi rispondere “Tutti a casa”. E magari se dici che Monte Paschi ha un buco da 21 miliardi – come ha fatto Grillo ieri – ti chiedono cosa hai fumato e devi spiegare perché inventi numeri. E così via.
 Non è vero che tutti i talk show sono pieni di giornalisti cattivi servi del sistema pronti a fare il trappolone al povero grillino indifeso. Ma è vero che se il grillino suddetto dice idiozie, la cosa si nota.

Comincio a pensare che Beppe non abbia alcuna fiducia nei suoi candidati. Che li consideri semplici pigia tasti che in Parlamento attueranno le direttive impartite da Genova (e dal sempre misterioso Casaleggio). Che lo slogan “uno vale uno” non sia un’esaltazione dell’uguaglianza e della dignità del singolo, ma un invito un po’ sovietico a evitare di pensare con la propria testa.
Grillo non manda i candidati neppure alle tribune elettorali sulla Rai. Cioè spazi praticamente istituzionali. Viene proiettato uno spot con le piazze piene (che, almeno in questo caso, non dovrebbero essere la premessa a urne vuote). Perché? Che messaggio è? Davvero qualcuno può credere all’immediata applicabilità della democrazia diretta?
Anche le rivoluzioni richiedono il loro tempo. In attesa di decidere tutto per referendum, i grillini dovranno andare nelle commissioni parlamentari, presentare emendamenti, fare discorsi in aula, votare.
E io sarei curioso di sapere cosa pensano, di farmi un’idea se sono capaci o no. I futuri parlamentari di altre liste, più o meno, abbiamo imparato a conoscerli. E vedere certi candidati della lista Monti in tv ha senza dubbio contribuito a far scendere il Professore nei sondaggi.
Ma coi 5 Stelle non si può giudicare in anticipo. Bisogna votare a scatola chiusa.
Ed è un peccato.

Quando Grillo nel 2011 diceva di andare nei talk show

di ,Il Fatto Quotidiano
 
Grillo ha mentito. Per mesi il comico ha ripetuto che gli attivisti non dovevano partecipare ai talk show. Lo ha scritto anche sul suo blog il  31 ottobre 2012, nel post intitolato “Il talk show ti uccide, digli di smettere”, che ha portato poi all’espulsione di Federica Salsi e Giovanni Favia accusati di aver partecipato a trasmissioni televisive. Lo aveva scritto con chiarezza anche nel post pubblicato l’8 maggio 2012: “Se il MoVimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi, oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero MoVimento. Nei talk show il dibattito avviene con conduttori di lungo corso e con le mummie solidificate dei partiti. C’è l’omologazione con il passato. Che senso ha confrontarsi con Veltroni o con Gasparri in prima serata? Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare. Comunque chi partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo”. Infine, durante lo Tsunami tour, aveva precisato: “Non ho detto di non andare tv, ma di non andare nei talk show”.
Invece Grillo nel 2011 aveva detto agli attivisti del M5S – pubblicamente e proprio in compagnia di Giovanni Favia – di andare nei talk show. Nel video (sotto) che ho rintracciato su You Tube, pubblicato il 23 marzo 2011, il comico genovese al minuto 2.36 dice: “Quindi vi porteranno nei talk show. Andateci decisi. Quindi, belle cose dette. Quando vi fanno delle domande scorrette, voi parlate alla gente che è a casa. Quattro parole, benissimo. S’impara”. Poi prosegue elogiando Valentino Tavolazzi, l’altro esponente del M5S poi espulso: “Voi avete qua uno dei più grandi city manager che ci sono oggi in Italia, che è Tavolazzi. Se avete problemi di interpretare un bilancio, di vedere cosa c’è, è il massimo esperto che c’è oggi”.
  

Nei giorni scorsi Grillo aveva poi annunciato con un video su Facebook di voler tornare in tv, su Sky, ma ha cambiato idee nelle ultime ore. Nel suo video su Facebook diceva:  “Sono in televisione. La facciamo, la facciamo l’ultima settimana su Sky. Comunque la televisione non è più il mezzo. Chi va in televisione perde voti. Chi va in televisione si gioca il proprio futuro. Non pensiate che andare in televisione sia il mezzo per essere eletti e prendere voti. E’ esattamente il contrario. Io lo faccio perché me l’avete talmente menato, ma talmenbte menato, che devo andarci”.
Molti attivisti del M5S si sono chiesti: se dunque la tv non è più il mezzo, perché Grillo ora ci va? Se fa perdere voti, perché annuncia di ritornarci a pochi giorni dalle elezioni? E se chi va in televisione si gioca il proprio futuro, perché ora lui espone a questo rischio il Movimento 5 Stelle? Sono forse queste contraddizioni circolate in Rete che hanno fatto poi decidere a Grillo di non andare più su Sky?
Lo stesso giorno in cui il comico annunciava il ritorno in tv, Giancarlo Cancelleri, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Sicilia, pubblicava proprio su Facebook lo spot dei grillini intitolato: “Spegni la tv, accendi la testa” e l’incoerenza si è resa subito evidente. La verità è che siamo di fronte a una scelta “opportunista”, ha dichiato Federica Salsi a Repubblica Tv, evidenziando poi che “Grillo cambia spesso idea”.
Dunque Grillo dice e si contraddice, e forse cambia le regole in corsa mettendo alla porta gli attivisti del M5S che alzano la testa ed esprimono la propria opinione, come nel caso di Favia e Salsi. E’ un metodo che non approvo, come ho scritto in questo post. Ed è evidente quindi che, dopo le elezioni politiche del 2013, trascorsi alcuni mesi per smaltire l’euforia della vittoria dei grillini, ritornerà il problema della democrazia interna, nel tentativo di gestire un centinaio di parlamentari con un metodo verticistico, dove uno vale più degli altri.

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