venerdì 15 febbraio 2013

La Fiom non si fida e avverte il centrosinistra: "Pronti al corteo". Ingroia: "Noi con i lavoratori"


“Ad aprile saremo già in piazza”. La Fiom che a Milano ha tenuto oggi un confronto con i candidati alle politiche (Monti e tutto il centrodestra non si sono presentati), non le manda a dire certe cose. Il leader della Fiom Maurizio Landini mette ben in chiaro che se il nuovo Parlamento non comincerà da subito ad aprire un percorso su politiche industriali, democrazia e articolo 18 le tute blu prenderanno le bandiere e scenderanno in piazza per contestare. E a Massimo Mucchetti, il giornalista del Corriere della Sera candidato con il Pd, che prova ad inoltrarsi proprio sul terreno minato dell’art. 18 sostenendo che è meglio non toccare la riforma di Monti-Fornero, la platea riserva qualche contestazione. A fischiare sono i delegati e gli iscritti Fiom, accorsi in massa al teatro Carcano per guardare da vicino questo strano oggetto del centrosinistra imbarazzato e pieno di “trasversalità”. A fine giornata il bilancio è indefinibile, anche perché Nichi Vendola, come annunciato, se ne va anzitempo. Troppo attrito con i metalmeccanici della Cgil? Per il momento non si sono manifestati. La tensione corre sul filo, però, nel giorno in cui il leader di Sel proclama l’apertura a Mario Monti.
Più sereni, anzi quasi da standing ovation, con Antonio Ingroia, invece, che esprime un punto di vista molto chiaro sulle questioni del lavoro. Il Corriere non ci sta, e si affanna a definire “contestazione” il rimprovero di due militanti di Sel, che evidentemente non gradiscono troppo l’accostamento del loro partito al leader di Lista civica.
"Rivoluzione Civile e' dalla parte dei lavoratori, e' con la Fiom: non a parole, ma nei fatti”, dice Ingroia. “I partiti che hanno governato fino ad ora dovranno assumersi la responsabilita' di aver demolito i diritti, le tutele e le liberta' dei lavoratori – aggiunge – per scaricare su di loro la crisi economica, politica e morale". Ingroia parla di Giuseppe Bulgarella, l’uomo che una settimana fa si e' suicidato per mancanza di lavoro lasciando un ultimo messaggio tra le pagine della Costituzione. “E’ questa la nostra bussola per ricostruire il Paese", dice l’ex Pm.
"Oggi -ha proseguito Ingroia, che al suo ingresso nel teatro si è stretto la mano con Vendola - il lavoro non e' piu' un diritto, ma un privilegio. Berlusconi ha calpestato l'articolo 1 con la cancellazione del contratto collettivo nazionale, Monti lo ha smantellato con la controriforma dell'articolo 18. Si e' arrivati al punto di istituzionalizzare il modello Marchionne, consentendo il ricatto puro, la barbarie come a Pomigliano, la cancellazione dello Stato di diritto".

L’intervento di Antonio Ingroia all’assemblea della Fiom a Milano:

Noi dalla parte dei lavoratori, il centrosinistra con Monti

I temi della campagna elettorale purtroppo sono stati tenuti in ombra dalla “grande informazione” che ha preferito dare notizie in “politichese”, parlando quotidianamente di alleanze vere o presunte, di balletti elettorali, di desistenze. Penso, al contrario, che in una campagna elettorale come questa, inserita in una fase drammatica della vita del Paese, ad ogni elettore debba essere restituita l’utilità del voto, al di là degli inganni sul voto utile. Il voto deve essere utile agli elettori, non agli eletti e affinché possa essere un voto consapevole è necessario che si conoscano i programmi e la credibilità degli uomini e delle donne di RC. E’ inoltre necessario che non si dimentichino le responsabilità politiche: ognuno è responsabile di ciò che ha fatto e votato fino a qualche settimana fa.
Rivoluzione Civile ha detto fin dal primo giorno da che parte sta. Noi stiamo dalla parte dei lavoratori, stiamo con la Fiom, non a parole ma nei fatti. Noi stiamo dalla parte della legalità, ma sgombrando il campo dalle ambiguità derivanti da 20 anni di berlusconismo che hanno stravolto il sistema legislativo del nostro Paese: infatti, ci sono tante leggi ingiuste che vogliamo cambiare. Noi siamo dalla parte della legalità costituzionale, la Costituzione è la nostra bussola e sulla base della nostra Carta fondamentale riformeremo il sistema legislativo.
Noi stiamo dalla parte dei lavoratori. Ogni giorno ricordo, non per retorica ma per convinzione, che l’eroe di questa campagna elettorale e il martire di questi tempi bui si chiama Giuseppe Burgarella, il lavoratore che si è suicidato a Trapani per mancanza di lavoro che, prima di uccidersi, ha avuto la lucidità di scrivere un biglietto dove ha elencato tutte le altre vittime della disoccupazione. Quel messaggio è un atto d’accusa verso una classe dirigente e imprenditoriale sorda ai diritti dei lavoro, all’interesse dei cittadini e dell’economia nazionale. Quella lettera è un indice puntato contro una classe dirigente responsabile del disastro in cui si trova l’Italia. Un atto d’accusa perché Burgarella ha lasciato quel biglietto dentro la Costituzione, ricordando l’articolo più bistrattato di tutti, l’articolo 1 che recita: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ebbene, oggi il lavoro non è più un diritto, ma un privilegio. I governi Berlusconi, che si sono avvicendati con l’apporto decisivo della Lega e di Tremonti, hanno distrutto l’articolo 1, con l’approvazione dell’articolo 8 del decreto legge dell’agosto 2011, hanno cancellato il contratto nazionale di lavoro e le garanzie previste dalla legge.
La crisi etico-morale e politica ha determinato la crisi finanziaria che è stata scaricata completamente sulle spalle dei lavoratori. Si è arrivati al punto di istituzionalizzare il modello Marchionne, il peggiore degli ultimi anni, il modello di un padrone in stile Ottocento che ha cancellato secoli di conquiste sociali e del lavoro. Siamo ormai al ricatto puro, alle barbarie, come è accaduto a Pomigliano, siamo all’abolizione dello stato di diritto, dove il più forte impone la sua legge al più debole. Per questo Rivoluzione Civile come segnale di forza ha candidato in Campania uno dei 19 operai Fiom tenuti fuori dai cancelli, Antonio Di Luca.
Purtroppo, dopo Berlusconi, una volta uscito apparentemente di scena, è arrivato un suo fedele prosecutore: l’attuale presidente del consiglio Mario Monti, che ritengo politicamente più pericoloso di Berlusconi. E’ durante il governo Monti che si è completata l’opera di demolizione dei diritti dei lavoratori, colpendo la libertà di iscrizione al sindacato, colpendo la libertà dei lavoratori di votare i delegati scelti e gli accordi che li riguardano. Queste libertà vengono meno quando la controparte può usare lo strumento della paura: paura di perdere il posto perché c’è la crisi, paura di essere licenziati per le proprie opinioni o perché si è scelto di scioperare o, ancora, perché si è iscritti a un sindacato che non piace al padrone. Paura perché non c’è più l’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, che noi vogliamo ripristinare in tutta la sua forza.
Ma non dimentichiamo le responsabilità politiche: le riforme del governo Monti portano la firma del presidente del Consiglio, ma hanno avuto il sostegno del Pdl, ma anche del Pd. Non voglio fare polemiche con il centrosinistra, ma mi chiedo: che centrosinistra è quello che si prepara a fare un accordo con Monti? Mi chiedo, e chiedo a Nichi Vendola come possa stare in questa compagnia.
Noi sappiamo da che parte stare: noi vogliamo introdurre un’imposta patrimoniale sui patrimoni dei più ricchi. Non ho sentito né da Monti né da Bersani affermazioni altrettanto chiare.
Ma voglio parlare di noi. E a questo proposito dico che la storia e la pratica di resistenza della Fiom sono la materia prima della proposta di governo di Rivoluzione Civile e della lista Ingroia. Noi abbiamo al centro del nostro programma una proposta di legge sulla rappresentanza e sulla democrazia nei luoghi di lavoro coerente con quella della Fiom; noi siamo per il ripristino dell’articolo 18; noi vogliamo cancellare, non riformare, la legge Fornero; noi vogliamo abolire l’ultima controriforma pensionistica per garantire agli esodati il patto che avevano firmato con lo Stato; noi vogliamo cambiare l’età pensionabile tenendo conto del tipo di lavoro che si svolge, se è più o meno usurante: non è uguale fare il parlamentare e fare l’operaio; noi vogliamo stabilire un reddito minimo in Italia, l’assegno maternità universale, cancellare le 42 forme di precariato, considerando l’apprendistato la vera forma di accesso all’assunzione.
Naturalmente so che queste proposte e riforme costeranno, ma so dove andare a recuperare le risorse. Tanto per cominciare, l’Italia è l’unico Paese dove si taglia la spesa sociale, ma non si tagliano mai le spese militari, che anzi vengono incrementate. Allora, cominciamo con il ritiro delle truppe militari che si trovano in missione all’estero, a partire dall’Afghanistan; revochiamo la decisione di mandare militari in Mali; cancelliamo la spesa sugli F35 che è stata sostenuta da tutti partiti che hanno appoggiato il governo Monti.
Le risorse si recuperano non solo introducendo una patrimoniale sui patrimoni dei ricchi, ma prendendo i soldi dai patrimoni illeciti. Rivoluzione Civile ha una proposta concreta che vuole estendere ai corrotti e ai grandi evasori fiscali la normativa attualmente vigente per i patrimoni dei mafiosi. Si può fare, se si vuole fare. E’ uno scandalo che in Italia ogni anno ci sia un fatturato medio di 70 miliardi di euro solo per la corruzione, cui si sommano i 120 miliardi di euro di mancato gettito per l’evasione fiscale, a cui vanno aggiunti quasi 200 miliardi di euro annui di fatturato delle mafie. E i governi finora si sono voltati dall’altra parte. Noi no, vogliamo colpire al cuore criminalità organizzata: del potere, delle mafie, della corruzione, della Casta che deve essere cacciata dal fortino dove si è asserragliata.
Rivoluzione Civile ha tante proposte in materia economica. Vogliamo che ci sia finalmente una politica industriale e del lavoro, ma prima di tutto che ci sia una Politica non subalterna ai grandi gruppi industriali ed economico-finanziari italiani e stranieri. Monti è l’emblema di questa politica “notaia” di decisioni prese altrove. Monti è un tecnocrate al servizio dei poteri forti.
Questo si può cambiare. Si deve cambiare con una politica che sia dalla parte dei lavoratori e che non assecondi i poteri forti, i grandi gruppi come quelli rappresentati da Marchionne e da Riva che tanto male ha fatto all’Ilva di Taranto, ai lavoratori e ai cittadini. Noi stiamo con la Magistratura e a questo proposito ritengo inaccettabile il decreto del governo Monti contro la decisione dei giudici, così come ritengo francamente incomprensibile la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dalla Magistratura.
C’è solo una strada per uscire dalla crisi ed è quella di invertire le gerarchie dei valori. Ad esempio, quando arrivano fiumi di denaro dalla Bce alle banche con un credito agevolato all’1%, non deve essere consentito il monopolio del sistema privato che rimette quei soldi sul mercato a un tasso del 9-10% facendo cassa. Serve, dunque, un istituto di credito pubblico che prenda il flusso di denaro e lo metta a disposizione delle imprese virtuose a tassi agevolati del 2%. Imprese che si dimostrino in regola con le norme, che rispettino i diritti del lavoro, che facciano un piano per l’ occupazione e si impegnino a non delocalizzare l’attività produttiva.
Si può fare. Ed è importante l’impegno assunto a livello regionale lombardo dalla lista “Etico”, ovvero l’introduzione di una legge che impedisca di versare contributi a imprese che delocalizzano l’attività produttiva fuori dal territorio nazionale. Siamo in una situazione drammatica, l’Italia è sull’orlo del precipizio e rischia di cadere giù se si continua con l’austerity e se non la smettiamo di essere subordinati ai poteri finanziari.
Rivoluzione Civile si fa portatrice di proposte che vogliono essere proposte di governo atte ad avviare un processo cambiamento. Solo sostenendo RC è possibile spostare l’asse politico verso sinistra, verso l’interesse di lavoratori, operai, cittadini senza diritti e senza potere. Solo se Rivoluzione Civile sarà forte e numerosa riusciremo a far fare qualcosa di sinistra al cosiddetto centrosinistra.
 


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