giovedì 28 marzo 2013

La caduta di francesco Piobbichi, Controlacrisi.org




La Cgil è preoccupata per la tenuta sociale del Paese, perché a giugno la fine della cassa integrazione e l'aumento delle tasse e delle tariffe potrebbe determinare tensione sociale. La Cgil si accorge, quando i buoi sono scappati, che c'è un problema nel Paese, ma evidentemente dimentica che quando Monti determinava le condizioni che ci avrebbero portato in questa situazione, il maggior sindacato italiano metteva la testa -e gli scioperi generali- sotto la sabbia. La speranza della Camusso era la solita, non facciamo troppo casino al PD e a Monti, per aprire poi la stagione della concertazione una volta andati al Governo. Come tutti sanno però i conti non sono tornati e proprio in queste ore Bersani sta salendo al Colle per dire che non c'è trippa per gatti. Finisce così, ancora prima di iniziare, la geniale strategia al ribasso della Camusso e della sua segreteria, come quella di chi sperava di contrattare con il Governo tedesco qualche spicciolo per rilanciare l'economia (Fassina). La bugia di un centro sinistra riformista ( parola questa da abrogare) insomma sembra essere finita, e Renzi a breve contribuirà a fare ulteriore chiarezza. La fine di Bersani però è più di un fallimento personale, a terminare con lui è una cultura politica, interpretata da una generazione di ex, che è stata mangiata dal liberismo. Ad essere sconfitti con Bersani insomma sono anche tutti quelli che in nome della logica maggioritaria si sono adagiati al bipolarismo, hanno utilizzato Berlusconi come utile avversario per farci ingoiare precarietà e liberalizzazioni. A far saltare i giochi della nuova governance è stato lo Tsunami di Grillo e la non disfatta di Berlusconi, Monti da un lato e Bersani dall'altro sono i veri sconfitti di queste elezioni politiche. Per Bersani però la sconfitta è definitiva, mentre l'agenda Monti continuerà ad andare avanti. Chi pensa infatti che basti la sconfitta di Bersani per cambiare le cose commette un imperdonabile errore. Le dinamiche della Governance liberista hanno una certa capacità di adattarsi alle fasi di evoluzione del sistema politico. Ciò è senza dubbio facilitato dall'instabilità che queste elezioni hanno determinato, e ancora di più dalla difficoltà del M5s che non riesce ( o non vuole) aprire il conflitto per rovesciare le politiche di austerity che l'Europa ci impone. Aver evitato in questi giorni di mettere al centro della discussione politica la crisi e chi l'ha provocata per concentrarsi solo sul tema dei costi della politica, ha spianato la strada al pilota automatico di Mario Draghi ed al Governo del Presidente. Un errore questo che il M5s rischia di pagare caro. Le trombe dello Spread infatti hanno già iniziato a suonare con più intensità e presto il nome del salvatore della patria apparirà sui grandi schermi. 
 
Grillo tra Draghi e Monti
 
 
«Se l'Italia è senza governo ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese. Non è necessario un governo per una nuova legge elettorale o per avviare misure urgenti per le pmi o per i tagli delle Province. Il Parlamento le può discutere e approvare se solo volesse sin da domani». Queste parole che ha scritto oggi Grillo nel suo Blog andrebbero prese e messe vicino all'intervista di Mario Draghi di qualche settimana fa nella quale il presidente della BCE diceva di non essere preoccupato per l'esito delle elezioni in Italia perchè tanto c'era il pilota automatico. Il pilota automatico di cui parlava Draghi altro non era che il Fiscal Compact, ovvero il patto fiscale che obbliga questo paese a finanziarie durissime senza badare al colore dei governi che verranno. Se a questo si aggiunge che quanto proposto da Grillo ha come conseguenza diretta la prosecuzione del Governo Monti dimissionario il gioco è fatto. Banche e classi dominanti applaudiranno fino a spellarsi le mani per vedere concretizzata una proposta del genere. Primo perchè Monti continuerà cosi a sedere nei tavoli europei dove s'impostano le linee di fondo delle politiche di austerity senza che nessuno possa sfiduciarlo dato che è dimissionario, secondo perchè la legge sulla stabilità ( il pilota automatico di Draghi ) verrà attuata per via ordinaria dall'attuale governo continuando così il macello sociale senza che nessuno possa intervenire nell'immediato. Da segnalare inoltre,come nello scritto di Grillo manchi completamente ancora una volta la messa in discussione dei trattati internazionali che sono i veri nodi che dovrebbero essere inseriti nel dibattito in queste ore. Se questi sono quelli che ci dovrebbero portare fuori dalla crisi allora stiamo freschi.
 

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