giovedì 18 aprile 2013

Al via la prima votazione per il Quirinale

Bersani candida Marini. E il Pd esplode Al via la prima votazione per il Quirinale

Come in Grecia. Anzi peggio
di Francesco Piobbichi, Controlacrisi.org
Marini. Questo è il nome partorito da Bersani, Monti e Berlusconi. Sarà lui, salvo imprevisti dell'ultima ora, ad assicurare per 7 anni il nuovo patto tra “liberisti all' amatriciana” che assicurerà in Europa il mantenimento del pilota automatico. Mal di pancia dei giovani turchi, capelli strappati e lacrime per i militanti del Pd che sul web fanno accorati appelli ai loro leader ma niente si muove. Con il cuore i militanti del PD voterebbero senza esitazioni il candidato di Grillo, che dopo la Gabanelli è diventato Rodotà, ma dentro la loro testa sanno che la partita è chiusa, perchè se Bersani accordo lo ha fatto allora non lo ha fatto solo per il Presidente della Repubblica, ma anche per il Governissimo e per le riforme, mettendo così nell'angolo Renzi che adesso rischia di trovarsi fuori dai giochi di palazzo. Come spesso avviene nei palazzi prima si pensa al proprio destino personale e poi al bene comune. Così Bersani che doveva essere la vittima da sacrificare per tenere in vita il PD ha scelto che il PD doveva diventare la vittima da sacrificare per salvare Bersani ed ha chiuso l'accordo con il giaguaro. Ad averlo capito sono Vendola da un lato e Renzi dall'altro che annunciano di non stare al gioco. Vendola si accoda a Grillo e voterà Rodotà chiamandosi fuori dal governissimo con Berlusconi con il quale evidentemente ci sarebbe un problema di “rimescolamento”, mentre Renzi apre lo scontro con Bersani ed annuncia che i suoi non voteranno Marini incapace di parlare al telefono con Obama. In politica però i numeri servono a far tornare i conti, se accordo c'è stato questo è a favore del “PdmenoLpiùMonti”. Con questo schema il modello della grande coalizione socialisti e popolari, benedetta in Europa ed applicata con convinzione in Grecia, si svilupperà anche per l'Italia. Qui però a differenza del paese ellenico i sindacati - esclusi quelli conflittuali -  sono complici di quanto accade. Così mentre i disoccupari si suicidano, il palazzo trova l'inciucio per continuare a far sopravvivere una neoclasse di parassiti che vive di politica, completamente asservita ai poteri forti e responsabile non meno delle banche della crisi che stiamo vivendo. Non so se lo avete capito, ma se sarà Marini il punto di equilibrio, da domani l'Italia sarà un bene comune da saccheggiare con la complicità dei nostri governanti. Organizzare la resistenza e scendere in piazza contro tutto questo non è un fatto politico semplicemente, è un fatto di sopravvivenza collettiva. 
 
Sel con Rodotà, ma alleanza con PD non tramonta
«Io mi metterei di traverso e sarebbe la fine del centrosinistra oltre ad un'operazione di restaurazione». Queste le dure parole di Nichi Vendola, leader di Sel, lasciando l'assemblea del Pd e commentando la proposta fatta da Bersani di votare Marini al Colle. «Non ho nulla contro Marini - prosegue - ma bisogna dare un messaggio di cambiamento. L'Italia si è emozionata per l'elezione di Grasso e della Boldrini, noi dobbiamo dare un segnale di speranza».
 
Gennaro Migliore, annuncia su Twitter l'esito della riunione dei grandi elettori del suo partito: "Sel decide all'unanimità per il voto a Rodotà". Ma questa divergenza di posizioni, chiarisce a stretto giro Nichi Vendola, "non significa il tramonto dell'alleanza con il Pd".
Questo quanto si legge in questo momento su Repubblica.it che riporta le dichiarazioni dei due esponenti di SEL.

Nella foto un manifesto di SEL a favore del voto utile del febbraio scorso

 

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