martedì 23 aprile 2013

Così muore la libertà di Tiziano Trobia, Micromega

“E’ così che muore la libertà. Sotto scroscianti applausi”. Sembrerebbe perfetta questa frase, presa in prestito dal terzo episodio di Star Wars, per descrivere l’esultanza liberatoria esplosa a Montecitorio dopo la rielezioni di Re Giorgio, al secolo Giorgio Napolitano. E’ proprio così che muore la libertà, dentro Palazzi sempre più sordi, tra i fili di una trama così fitta da soffocare anche i tessitori, soprattutto i tessitori. E allora bandiere a mezz’asta per il Partito Democratico e fiumi di inchiostro per riuscire a trovare una sola buona ragione che possa spiegare il suicidio peggiore, quello determinato da incompetenza e pavidità, quando l’obiettivo non è nemmeno più l’interesse di partito ma diventa la sopravvivenza di ciò che già esiste e che nessuno più desidera. Rimane solo un gigantesco tutti contro tutti composto da opportunismi, correnti e voglia di un palcoscenico, poco importa se la frittata ormai è fatta.
In questo scenario scattare la famosa foto di famiglia della sinistra italiana potrebbe tornare utile (o forse no) per immortalare in un solo fotogramma tutti i vizi e le malattie che hanno sfibrato partiti e partitini e che ne hanno sancito la (giusta) sconfitta elettorale. Vendola e i suoi sembrano avere le idee chiare e compattamente annunciano il voto per Rodotà. Poi compattamente sostengono Romano Prodi e si premurano di portare una prova inconfutabile, quel R. Prodi che certifica obbedienza e fedeltà alla linea dei democratici.
Dopo la debacle non c’è nessun dubbio: “Se non è Prodi è solo Rodotà”! Complimenti a Sel e al suo carattere incorruttibile, complimenti al tempismo con cui sbattono i pugni sul tavolo, mentre il tavolo già è stato impacchettato e portato via. Senza alcun merito adesso inizierà l’opera di raccolta dentro il naufragio del Pd, la pesca miracolosa che, insieme alla sopravvivenza del partito tramite rimborso elettorale, è sempre stato l’unico obbiettivo  di Sinistra ecologia e libertà. Hanno sbagliato tutto ma incasseranno un buon risultato, almeno per adesso, nonostante la loro grottesca farsa sia sotto gli occhi di tutto il paese.
In questo quadro è in atto la costruzione di un immenso fronte che va da un Berlusconi raggiante a un Mentana distrutto dalla maratona televisiva, da Scalfari al giovane turco Fassina, da Monti a Sassoli, pronti a spiegare la bontà del prolungamento del regno di Napolitano e l’ineluttabilità di una scelta che migliore proprio non poteva essere. Nessun golpe, solo un’elezione democratica che rispecchia il grande senso di responsabilità dell’arco parlamentare intero. Solo Grillo scalpita, grida al colpo di stato mascherato e annuncia il suo arrivo sotto Montecitorio.
Proprio Grillo e i suoi parlamentati, dopo un inizio mediocre, costellato da figure mediocri, hanno tenuto sotto scacco Bersani per i 3 giorni più lunghi della sua carriera politica. Proprio Grillo affonda il colpo, smaschera l’inciucio e le larghe intese e dichiara una strenua opposizione al governassimo di unità nazionale, facendosi interprete dello smacco subito da milioni di italiani. Proprio Grillo non si presenterà in piazza Montecitorio la sera di sabato, mentre un fiume di persone spontaneamente iniziava ad invadere le strade: preferirà rimandare al giorno dopo, salutare dal tettino di una macchina ed andare via, completamente sommerso di applausi, correggendo il tiro e dimostrando di aver imparato in fretta il “politichese”.
“E’ così che muore la libertà”, ci ricordano i protagonisti di Star Wars mentre la Repubblica viene trasformata nel primo Impero Galattico: qualche conto però ancora non torna. Non tornano quelle decine di migliaia di persone pronte, dalle prime ore di sabato, ad urlare la propria indignazione e la propria rabbia sotto Montecitorio, nonostante il “capo” avesse preferito non mostrare il suo corpo. Non tornano le dichiarazioni allarmate sull’”isolare i possibili violenti” prima ancora che iniziassero le manifestazioni.
Non torna la sordità generale rispetto ai numerosi richiami alla responsabilità, le lucide analisi sulla democratica elezione di Napolitano e il quadretto che lo ritrae come il buon padre di famiglia adatto a tutti noi.
C’è una storia da raccontare in questo paese, delle energie affatto sopite e affatto disposte a ricevere silenziosamente l’ennesimo schiaffo, a farsi sbattere l’ennesima porta in faccia. Questa storia deve ancora svilupparsi, non ha ancora una forma compiuta e in mille rivoli, incontrando mille ostacoli, tenta di costruire il proprio cammino. Non c’è ancora molto da dire nè gesta eroiche da narrare, ma ad ogni angolo nelle nostre città si parla dell’ennesimo inciucio, dell’ultima truffa fatta a scapito delle esistenze di tutti.
Da questo bisogna ripartire, con l’umiltà di chi conosce i propri limiti e le proprie sconfitte, la sicurezza di chi sa di essere dalla parte della ragione e l’ambizione di chi vuole dare dignità e significato reale alle parole “partecipazione” e “democrazia diretta”. E’ proprio dentro questi percorsi, per lunghi e faticosi che siano, che si riconquista la libertà.

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