sabato 18 maggio 2013

Il valore di una manifestazione “costituente” di Paolo Ferrero


Il valore di una manifestazione “costituente”


Un caro saluto e un benvenuto a Roma a tutte le donne e gli uomini che stamattina saranno a Roma ad animare la manifestazione nazionale convocata dalla Fiom. Il primo elemento di importanza di questa manifestazione è data proprio dalla partecipazione popolare, degli uomini e delle donne in carne ed ossa. L’Italia è infatti l’unico paese in Europa in cui a fronte di politiche antipopolari durissime, non abbiamo avuto una mobilitazione in risposta. Questa assenza di mobilitazioni sociali non è stato solo un fatto estetico ma ha avuto effetti rilevantissimi. In primo luogo i padroni del vapore hanno fatto letteralmente cosa volevano. In Italia l’attacco è andato più a fondo perché non ha avuto reazioni degne di nota. Questo però non è l’unico effetto dell’assenza di mobilitazione, perché vi sono stati effetti devastanti anche su chi subiva queste politiche. L’assenza di risposte collettive, l’assenza di una mobilitazione generale ha indotto ed aggravato il senso di impotenza tra la nostra gente. L’assenza di una mobilitazione collettiva ha permesso una profondissima atomizzazione sociale che ha trasformato la questione sociale in un dramma individuale. Il subire individualmente, in una dimensione privata la distruzione dei propri diritti e delle proprie aspettative ha fatto si che la paura, la disperazione, il senso di impotenza diventassero il vero senso comune del paese. Se in questi mesi abbiamo contato i suicidi, gli omicidi – e segnatamente i femminicidi – è perché questa disperazione sociale a cui non è stata costruita una forma collettiva di elaborazione e di risposta, ha prodotto un vero e proprio imbarbarimento del paese. In terzo luogo l’assenza di una mobilitazione ha impedito al popolo italiano di capire quello che sta succedendo. Ognuno chiuso nella propria casa ha scambiato giganteschi problemi sociali per problemi individuali e ha avuto campo libero la “colpevolizzazione della povertà” che costituisce uno degli effetti peggiori dell’offensiva neoliberista. “Se tuo figlio è disoccupato è colpa tua, che hai vissuto al di sopra dei tuoi mezzi”, “se sei un giovane precario è perché sei uno sfigato, incapace di emergere” questi sono stati i messaggi che sono passati nella comunicazione e che hanno colonizzato le menti della nostra gente in questi anni. Questo è potuto accadere proprio perché non vi è stato un movimento collettivo che abbia costruito una sapere alternativo, una narrazione alternativa a quella imposta dai mass media. La passività ha impedito alla nostra gente di capire l’elemento politico e classista di quella che chiamiamo crisi, che è invece stata presentato come un fenomeno naturale dai padroni del vapore. Da ultimo questa passività di massa ha determinato una radicale trasformazione della politica: la politica non è più il terreno in cui si costruiscono risposte alle lotte e alla domanda sociale ma il terreno separato della delega, dove moderni santoni si candidano a risolvere miracolisticamente i problemi e a tal fine chiedono una delega totale. “Votate me e vi risolverò i problemi”, questo è stato il leit motiv della devastazione della politica di questi anni.
Ecco, l’elemento importantissimo di questa mobilitazione, a cui come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo concorso con tutte le nostre forze, sta innanzitutto nella mobilitazione stessa, nell’uscire dalla passività e di mettere in gioco le persone, i corpi come le menti.
Ovviamente a questo primo dato occorre sottolineare i contenuti della manifestazione. La messa in discussione delle politiche di austerità, sia sul piano nazionale che europeo, è il punto fondamentale. Si tratta di un contributo importante in un momento in cui dopo il governo Monti che ha esaltato le virtù del rigore, ci troviamo di fronte ad un governo Letta/Alfano che nutre la propria comunicazione di pura demagogia, dicendo che le politiche di austerità sono il presupposto di politiche di sviluppo. La prima cosa che la Fiom ci dice in modo chiaro è che le politiche di austerità hanno unicamente effetti negativi e regressivi sul piano sociale. Legato a questo la Fiom ci dice che la difesa dei lavoratori e delle lavoratrici avviene sul terreno dei rapporti di lavoro ma anche sul terreno generale, del welfare, della sanità, dell’istruzione, del reddito sociale. Qui, nella piattaforma abbiamo un passo in avanti in cui la Fiom esce dai puri confini sindacali per porre il problema politico di una cambiamento complessivo delle politiche.
Questa piattaforma si salda con le modalità in cui avviene la manifestazione: gli interventi di Rodotà, di Gino Strada e di molti altri, ci parlano di una capacità della Fiom di riconnettere i diversi fili di un mondo dell’opposizione di sinistra e di parlare il linguaggio dell’alternativa.
Nell’augurare a tutti e tutte una buona manifestazione ci pare quindi chiaro che la domanda politica che da questa manifestazione scaturisce non si esaurisce nella giornata di oggi. Come comunisti impegnati nel rilancio del Partito della Rifondazione Comunista crediamo che tre siano in particolare i terreni su cui agire: In primo luogo la costruzione rapida di una campagna referendaria che riproponga i quesiti che ci sono stati scippati dal presidente Napolitano con il prematuro scioglimento delle camere nella scorsa legislatura: pensioni, articolo 18, articolo 8, non possono essere affrontati efficacemente se non per via referendaria e noi proponiamo alla Fiom e al complesso delle forze della sinistra di dar vita immediatamente ad una nuova campagna referendaria. In secondo luogo crediamo sia necessario costruire sul territorio comitati contro la crisi che mettano in relazione tutti i soggetti colpiti dalla crisi: nessuno deve restare solo e isolato in questa vera e propria guerra che il capitale ha dichiarato contro i lavoratori. In terzo luogo occorre arrivare alla costruzione di un polo politico della sinistra di alternativa. Su questo non spendo parole perché l’urgenza di questo processo unitario ma anche la necessità che sia un processo democratico, partecipato e non verticista e arruffato è sotto gli occhi di tutti. Voglio sperare che la Fiom possa dare un contributo a far si che i tanti interlocutori che oggi saranno alla manifestazione sappiano trovare percorsi unitari che vadano oltre lo spazio della manifestazione.

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