venerdì 20 settembre 2013

Alcune riflessioni sulla manifestazione del 12 ottobre in difesa della Costituzione (detta anche "via Maestra") di Laura Veronesi


In Italia quando si indica una via, al netto degli stradari, il terrore corre sul filo perché generalmente a farla da padrone sono le vie sbagliate. Quelle di mezzo o di compromesso (quasi sempre al ribasso),quelle di Damasco dette anche "di ravvedimento", quelle terze contraddistinte dal fatto che hanno sempre un punto di partenza e mai di approdo.
Difficilmente in Italia quando si indica una via, si indica un percorso netto, definito, reso riconoscibile da una precisa segnaletica che descrive la natura delle cose e la loro finalità. Io penso che gli italiani, anticamente fondatori del decumano, abbiano fondamentalmente perso il senso dell’orizzontalità e della verticalità, diversamente non si spiega il motivo per il quale deleghino il loro destino ad improbabili uomini della provvidenza che a seconda delle urla, degli accenti toscaneggianti, della capacità di mettere in lirica i progetti politici, diventano i fari illuminanti delle magnifiche sorti progressive della nostra nazione.
E questa è una cosa triste perché allude (neanche troppo velatamente) all’assenza di valori di fondo su cui incardinare il concetto di democrazia. D’altra parte, un trentennio politicamente speso nella cancellazione delle ideologie, non poteva che far precipitare il paese dentro alla tragedia greca in cui l’attrezzista di turno ha l’obbligo di calare sul proscenio il deus ex machina per risolvere i casini del genere umano…
Il 12 ottobre di quest’anno cinque originali che recano i nomi di Carlassare, Ciotti, Landini, Rodotà e Zagrelbesky hanno promosso una manifestazione in difesa della Costituzione (altresì chiamata “via Maestra”) ed in particolar modo a tutela dell’articolo “gendarme” della nostra Carta Costituzionale: il 138. Sti cinque originali, muniti del corretto stradario dell’italica penisola, s’incaricheranno d’indicare il percorso giusto per ricondurre le pecorelle smarrite all’ovile della democrazia nata dalla Resistenza incrociando però altri originali che la via Maestra non l’hanno mai abbandonata e che per questa ragione hanno nel tempo pagato il (salato) prezzo di leggi elettorali assassine e di riforme istituzionali deliranti. Tra questi secondi compaiono i comunisti e fra questi i rifondatori e le rifondatrici comuniste.
Dovendo assumere l’idea della via Maestra così indicata: “Via Maestra” (perché i segnali stradali, come diceva un noto urbanista,  devono essere a prova di cretino), mi sono chiesta con quale specifico spirito mi sarei ricondotta ad una manifestazione tanto ovvia nei suoi presupposti quanto importante e dirimente nelle sue finalità e me lo sono chiesta perché se da rifondatrice io non do questa risposta, sento di non appartenere realmente a questa mobilitazione. C’è chi, ritenendo di semplificarmi la vita, ha pensato di suggerirmi la lettura della piattaforma di convocazione del 12. L’ho letta: non mi piace, ma condivido le sue finalità.Non mi piace perché è generica, perché prende atto di una fase, ma non dice cosa ne sarà dei partecipanti il 13 ottobre. In estrema sintesi, dire che è propulsiva è giusto, dire che non è particolarmente propositiva anche...Almeno a mio umile avviso.
Al netto di queste considerazioni quindi ho bisogno di dire (ed a voce alta)  perché io da comunista rifondatrice parteciperò e convintamente alla manifestazione del 12 ottobre.

Primo “perché”:

La nostra Costituzione è rigida ed è garantita sia da una procedura di revisione aggravata (quella indicata dal famigerato art 138) sia dal controllo di costituzionalità della Corte. La nostra Costituzione è rigida perché le madri ed i padri costituenti volevano arginare le derive dittatoriali della nostra Repubblica nata sotto le macerie della seconda guerra mondiale e del nazifascismo.
Il che dovrebbe farci riflettere molto sulle derive presidenzialiste che la nostra Repubblica rischia in mano ai 40 disgraziati che stanno ( nelle segrete stanze) riscrivendo la Carta Costituzionale. Se le madri ed i padri costituenti avevano investito tanto sul sistema parlamentare bicamerale e sulla rigidità del testo costituzionale qualche ragione dovevano pure averla ed infatti…

Secondo “perché”:

La nostra Costituzione rappresenta un unicum giuridico tra le costituzioni dei paesi occidentali per il carattere sociale che l’azione dei comunisti e dei socialisti vi impressero. Diversamente negli altri paesi occidentali prevalsero costituzioni liberaldemocratiche (penso alla Francia ed alla Germania federale).

Secondo “perché bis”.

SLa nostra Costituzione ha carattere sociale perché data la sua formulazione, fa del nostro paese, l’unico paese repubblicano europeo “fondato sul lavoro”. A rafforzare questo va detto che gli agenti del capitale non a caso hanno puntato a smantellare tutte le costruzioni giuridiche che la lotta di classe aveva conquistato, attaccando parallelamente ed a più riprese la legislazione sul lavoro e permanentemente la legge fondamentale dello Stato ossia la Carta Costituzionale.

…Indi per cui e tornando al primo “perché”…

…Se è vero che la nostra Costituzione è una costituzione sociale, la nostra Costituzione deve essere difesa e prima di tutto deve essere difeso il suo articolo 138 ossia quello messo a presidio della sua modificabilità.

Nelle pregevolezze del testo approvato dall’Assemblea Costituente, mi pare anche sensato segnalare da comunista il principio messo a fondamento del diritto pubblico dal testo approvato nel 47 che ha la sua base teorica nella sovranità popolare. Altrimenti il 12 vado a Roma e se mi trovo di fianco un esponente del comitato acqua pubblica so latamente perché sto manifestando con lui ( o lei): manifesto con lui o con lei perché a noi hanno scippato il fondamento del diritto pubblico costituzionalmente garantito ossia quello della sovranità popolare.

Mi piacerebbe infine che la mia riflessione fosse corrisposta da altre riflessioni fatte in altri ambiti e peculiarmente quelli che non vogliono “i partiti” in mezzo alle scatole.
Al di là dell’insensatezza di questa richiesta vi è un tema stringentemente connesso alla questione costituzionale su cui è venuto il momento di fare chiarezza pena l’impoverimento politico culturale del Paese(con relativo indebolimento dei suoi anticorpi alle derive autoritarie) .La Carta Costituzionale riconosce il ruolo dei partiti: se difendiamo il suo articolo 138, dobbiamo scendere in piazza con lo spirito di promuovere una riflessione non di reciproca tolleranza sulle coesistenze di questo nuovo(speriamo!) movimento resistente, ma sulla natura dello stesso.
I partiti non si chiamano così per caso: si chiamano“partiti” perché “parteggiano” ossia rappresentano delle idee di parte.Il problema semmai è che ci sono  e sono stati partiti, nati e cresciuti per essere il contrario della loro ragione sociale e che hanno affossato le idee per assecondare un sistema di potere che spesso e volentieri è degenerato nella corruzione. Da qui il disastro sociale e democratico del nostro paese. Per questi ragioni chi manifesta il 12 ed è allergico alle bandiere di partito dovrebbe cercare di forzare il suo sdegno approfondendo i perché dello sdegno e gettando le basi costituenti per consolidare la massa critica attorno alla tutela del sacro testo costituzionale. Altrimenti constato un’incoerenza di fondo non ripianabile ed un infragilimento di un fronte che viceversa può e deve essere ampio, solido e solidale. Siccome la posta in gioco è la Costituzione italiana, direi che meno miniamo le basi di opportune convergenze e meglio è.
Nella piattaforma si parla di “una grande forza politica e civile latente nella società” e dunque viene da chiedersi perché sia latente e non esplicitata. Io penso che una naturale e santa alleanza tra mondi politici strutturati e non strutturati in tutela della Costituzione possa ricomporre una sinistra frammentata e d’altra parte rappresentare in maniera soddisfacente quella parte di paese cui è stata tolta la voce in questi anni.
Per questo, non soltanto da comunista, ma anche da comunista rifondatrice auspico che la manifestazione riesca e riesca bene, ma che subito dopo si fissino ulteriori e definiti obiettivi per realizzare unf ronte antagonista alle forze che da tempo sono all’opera per toglierci l ’ultimo presidio della democrazia non casualmente nata dalla Resistenza e dalla lotta antifascista: la Costituzione italiana.

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