giovedì 12 settembre 2013

‘Ricostruire la fiducia’, ma anche no di Alessandro Gilioli

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Lasciamo stare i meriti o i demeriti di Giuliano Amato, le sue peregrinazioni politiche da Craxi in poi, le sue famose pensioni e poltrone, la sua presunta o reale ‘intelligenza sottile’.
Parliamo del resto, del messaggio che c’è dentro.
Parliamo di quello che rappresenta l’aver scelto Amato nel famoso «rapporto tra politica e cittadini», nell’altrettanto famoso «scollamento» per cui tanto ci si straccia le vesti.
Parliamo dell’abisso tra establishment e opinione pubblica: del senso di spregio, di disinteresse e di beffa con cui questa scelta viene vissuta.
Parliamo dell’effetto di questa nomina nel Paese di figli e figliastri in cui siamo da tempo precipitati.
Parliamo di tutto questo, nell’Italia frastagliata, disperata, astensionista e incazzata del 2013, e ditemi se Napolitano ha avuto una buona idea, un’idea coerente con i suoi tanti ‘moniti’ sulla fiducia da ricreare tra persone e Palazzo.

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