domenica 13 ottobre 2013

"Costruire un movimento unitario contro l'Austerity e per il lavoro". Intervista a Paolo Ferrero





Con questo avvio di autunno caldo, parte anche la raccolta firme per la proposta di legge popolare sul piano per il lavoro.
Per rispondere alla crisi proponiamo un Piano per il Lavoro e l’Economia Ecologica e Solidale, alternativo alle politiche neoliberiste e in attuazione dei principi sanciti dalla Costituzione. Proponiamo la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro nei prossimi tre anni. Con un nuovo intervento pubblico per un altro modello di sviluppo: investendo in politiche industriali per la riqualificazione e riconversione ecologica dell’economia, nel risparmio energetico e nelle rinnovabili, nell’agricoltura di qualità, nella messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e sismico, nella cultura e nella manutenzione del patrimonio artistico, nel diritto alla salute, per rilanciare scuola, università e ricerca pubbliche. Riducendo l’orario di lavoro e cancellando la controriforma della pensioni.

Un ottobre denso di appuntamenti di lotta. Quale è la posizione di Rifondazione comunista?
Come Rifondazione comunista aderiamo e parteciperemo a tutte le iniziative di mobilitazione, a partire dal 12 ottobre per "La via maestra", la manifestazione per la difesa e l'attuazione della Costituzione. Saremo in piazza anche il 18 ottobre, per lo sciopero del sindacalismo di base e il 19 ottobre, in occasione della mobilitazione per "Una sola grande opera: casa e reddito per tutti".
La prima iniziativa e le altre due paiono però muoversi su piani diversi...
Riteniamo che in Italia ci sia la necessità di costruire un dialogo tra le varie esperienze, pur molto diverse, di opposizione alle politiche di questo governo e che tutte queste lotte siano da sostenere. Il nostro obiettivo è costruire un movimento unitario di chi si oppone alle politiche di questi governi, per essere più efficaci nel costruire un'alternativa alla crisi e alle scelte degli ultimi esecutivi, evitando ogni criminalizzazione delle lotte. Vorrei ricordare che in questa direzione si è espresso anche il Cpn ultimo, sottolineando rispetto alla giornata del 12, l'auspicio che quel percorso continui e si rafforzi, diventando uno spazio pubblico di sinistra che possa costruire un punto di partenza per la costruzione di un nuovo soggetto politico unitario per le lotte, la partecipazione, la trasformazione della società. Il Cpn ha poi impegnato l'insieme del Partito a partecipare attivamente allo sciopero generale del 18 ottobre indetto dai sindacati di base e alla manifestazione nazionale del 19 ottobre promossa dai movimenti sociali, per il diritto ad abitare e contro la Tav.
Il governo ha fatto una manovrina ma il grosso deve ancora arrivare e sarà sicuramente molto dura. In mezzo c'è la questione delle privatizzazioni, che rischiano di dare la mazzata finale all'economia reale.
Dopo il disastro Telecom occorre fare un bilancio delle privatizzazioni: l'Italia aveva una azienda pubblica sana che è stata regalata a imprenditori italiani che l'hanno spolpata e adesso la regalano a investitori esteri. Il risultato è un arricchimento di pochi imprenditori senza scrupoli che viene pagato con un impoverimento del paese e con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Mentre si ciancia tanto di sprechi, il governo non vuol vedere che questi sono i veri sprechi che pesano sullo stato e sul paese. Il governo intervenga nazionalizzando Telecom e blocchi immediatamente le nuove privatizzazioni che ripeterebbero lo stesso film: vantaggi per i ricchi, danni per il paese, disastri per i lavoratori.
E sulla manovra?
La legge di stabilità sarà un misto di sacrifici e imbrogli. Sacrifici perché,per esempio, si continua ad indicare un nuovo aumento delle tasse e nuovi tagli alla sanità. Il governo poi imbroglia lavoratori e pensionati perché annuncia che toglie l'Imu ma nel 2014 si chiamerà "Service Tax", una tassa che riunirà quelle su rifiuti e servizi comunali e che sarà pagata anche dagli inquilini. Letta va a prendere i soldi dove non ci sono e lascia intatte le tasche dei ricchi. Vorrei ricordare che l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni oltre i 700.000 euro darebbe un gettito superiore all'Imu e colpirebbe solo il 10% più ricco della popolazione. Vi è poi un punto decisivo di cui nessuno parla: ogni anno l'Italia vera una tangente di 90 miliardi alle banche che prestano il denaro allo stato a tassi di interesse molto elevati, il 4,5%. E' necessario che il governo disobbedisca all'Europa e obblighi la Banca d'Italia a partecipare direttamente alle aste dei titoli di stato per riportare i tassi di interesse che paghiamo in linea con il costo del denaro a livello europeo che è, lo ricordiamo, lo 0,5%. Se sul debito pagassimo interessi dell'1%, la spesa annua sarebbe di 20 miliardi invece di 90: 70 miliardi in meno che si potrebbero usare per garantire i diritti sociali in questo paese.

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