martedì 24 dicembre 2013

Identità e affabulazione. Vendola a fine corsa

Alla fine del prossimo mese di gennaio si svolgerà a Riccione il II° Congresso Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Dopo quello del PD e di Rifondazione, svoltisi di recente, (quello del PdCI si è tenuto a luglio), anche quello del partito di Niki Vendola dovrà definire linea politica, programma ed organizzazione (dove sono finite le 'fabbriche' di Niki?). 
In sostanza tutto l'arco dei partiti della sinistra è alle prese con la definizione di una linea adeguata alla nuova fase ed ai cambiamenti in atto. Soprattutto di fronte alla novità costituita dalla schiacciante vittoria, imprevista nelle dimensioni, di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.
Ricordiamo che Sel, presentatasi alle elezioni politiche di febbraio nella coalizione Italia Bene Comune, cioè con il PD di Bersani, riusciva ad eleggere, grazie a questa alleanza, una cospicua pattuglia di parlamentari con solo il 3,2 % dei voti. Nato il governo delle larghe intese Sel però passava all'opposizione e si poneva al di fuori della suddetta alleanza.
Dopo le oscillazioni, anzi il capovolgimento di linea di questi ultimi mesi, cosa deciderà il prossimo congresso di gennaio del partito del governatore della Puglia?
In una recente intervista al Corriere del Mezzogiorno (10 dicembre) Vendola ritiene che con l'elezione di Renzi si siano chiusi i congressi del PCI e della DC, che una parte del sistema politico sia 'uscito dal Novecento' e che questo PD marcatamente blairiano lasci uno spazio molto grande alla sua sinistra che «è bene non venga occupato da nostalgia, reducismo, estremismo». La conclusione del Governatore della Puglia è che con 'il populismo mite' di Renzi si può e si deve «avviare il confronto. Renzi è il nostro interlocutore naturale». E qualche giorno dopo Il Manifesto (16 dicembre) riportava le seguenti affermazioni ancora più esplicite: «Non avremo difficoltà a dialogare con Renzi, vedo un tratto di spigliatezza, di modernità, in un organismo giovane…Va dato atto con franchezza a Matteo che ci aiuta a scrollarci di dosso la polvere del passato». Aria fresca compagni, il famoso partito cool proposto da Renzi.
Intervenendo al III° Congresso del PSI a Venezia (30 novembre) Vendola aveva affermato: «Basta con i feticci. Per me che sono stato comunista dico che non è più possibile usare le menzogne a fin di bene, aspettando il sol dell’avvenire» ed ha ricordato di aver chiesto l'adesione di SEL al Partito del Socialismo Europeo «per portare nel socialismo europeo un riformismo audace». Il segretario del PSI, Nencini, aveva il giorno prima, in un'intervista all'Unità, auspicato una lista unica alle prossime elezioni per il Parlamento europeo, che si richiami al PSE e che comprenda PD, PSI e SEL «i grandi partiti della sinistra riformista italiana».
Si potrebbe continuare ma credo che bastino le citazioni sunnominate per capire come andrà a posizionarsi il partito di Vendola al prossimo Congresso: la riproposizione di un'alleanza organica con il PD di Renzi, come prima con quello di Bersani. Questo o quello……per lui pari sono!
Uno dei ricorrenti obiettivi polemici di Vendola, è la cultura politica del Novecento, cioè la partecipazione diffusa dei cittadini alla lotta politica attraverso i grandi partiti di massa dotati di un sistema di valori e di ideali e portatori di programmi. In una parola di identità chiare e di una 'ideologia'. Parolaccia da non ricordare più. L'obiettivo polemico vero è in sostanza la cultura del PCI che, grazie a dio, ancora sopravvive in Italia a vent'anni e più dalla grande abiura della Bolognina. Esorcizzare la presenza, anche se minoritaria attualmente delle forze che si richiamano al comunismo, è il vero assillo di Vendola così come di tutto il PD; da qui il vade retro, l'accusa totalmente infondata di una sinistra che cada nella «nostalgia, reducismo, estremismo». Obiettivi polemici strumentali, come l'affermazione di «usare menzogne a fin di bene» poiché non credo che qualcuno, a sinistra, negli ultimi vent'anni, si sia sentito nostalgico, estremista, reduce né tantomeno abbia mai mentito a fin di bene.
Anche Veltroni se l'era presa con la "cultura del '900", anche Renzi da bravo allievo l'ha riproposta: cosa aveva detto 'il mite populista' a proposito del Novecento? Renzi in un'intervista a Repubblica aveva affermato: «Il PD parli di futuro, non di un’idea novecentesca dell’appartenenza…per un partito che non concentri l’appartenenza solo sul tesseramento».
Le bordate contro l’idea ”novecentesca” dell’appartenenza, da sostituire con non meglio precisate presenze nei social networks e con le primarie aperte ai non iscritti, fanno parte di una nuova 'ideologia' che ha come conseguenza il modello del Partito personale, dell'uomo solo al comando.
Renzi e Vendola condividono l'idea di partito, esplicita in Vendola con il proprio nome nel simbolo, nascosta (per ora) in Renzi nella iconografia ma rivendicata chiaramente con l'idea che la "squadra" serva solo a portare "un uomo solo al comando". E' esagerato definire, questa idea di partito, una concezione 'berlusconiana' di partito personale e proprietario?
Quale percorso ha portato il governatore della Puglia all'esito presente? A questa comunanza di amorosi sensi con il nuovo che avanza anzi con "l'avanzo del nuovo", come sarcasticamente Cremaschi ha definito Matteo Renzi?
Nicola Vendola, detto Niki, omaggio del padre comunista (Sindaco di Terlizzi, paese natale del giovane), a Nikita Kruscev, apprezzato per la sua opera di 'destalinizzazione'. Niki si laurea intanto con una tesi su Pasolini, si iscrive alla FGCI, diviene dirigente Arci Gay ed al penultimo Congressso del PCI, nel 1990, è tra i 105 eletti nel Comitato Centrale per la mozione Ingrao. Con la scissione del Movimento per la Rifondazione Comunista, la futura RC, Vendola sarà giornalista di Liberazione e dirigente nazionale del Partito. Eletto alla Camera dei deputati nel 1992 vi rimane fino al 2005 quando verrà eletto Governatore della Puglia.
E' nel marzo 1995 che si verifica una prima 'stranezza': in dissenso con quanto deciso dal partito, vota, insieme ad altri garaviniani che daranno poi vita al Movimento dei Comunisti Unitari, a favore della manovra economica del Governo di Lamberto Dini (bacia il rospo) insieme al PDS, PPI e Lega Nord. Non segue però gli scissionisti ma dirà che «ogni atto di separazione è un grave errore». Diventa uno dei più fedeli sostenitori di Fausto Bertinotti mentre si approfondisce il dissidio tra il segretario ed il presidente del partito, Armando Cossutta, che definirà Vendola «un rivoluzionario da salotto». Nel 1998 sarà tra quelli che voterà la sfiducia al Governo Prodi I provocandone la caduta e provocando la scissione dei cossuttiani che invece appoggiano, invano, Prodi.
Cosa è successo in quei tre anni da far mutare così radicalmente opinione al giovane Niki e ritenere Lamberto Dini da appoggiare e Prodi da affossare? Dini più a sinistra di Prodi? Quello o questo…pari non sono.
Dopo la negativa esperienza dell'Arcobaleno (la coalizione di cui l'indicibile Bertinotti dichiarò che il «comunismo era un'opzione culturale»), al VII Congresso di Rifondazione, tenutosi a Chianciano nel luglio 2008 pur avendo ottenuto la mozione da lui appoggiata, che proponeva il superamento di Rifondazione, la maggioranza relativa dei voti degli iscritti (47%) la coalizione delle altre 4 mozioni dette la maggioranza a Paolo Ferrero che ne diventò segretario. In un primo momento Vendola negò volontà scissionistiche e fondò l'area della "Rifondazione per la Sinistra" riaffermando il suo 'essere comunista': «Siamo comunisti non per replicare nei secoli dei secoli una storia codificata, una liturgia monotona….ma per ribellarci dai fantasmi e dai feticci di un mondo che strumentalizza la vita, mercifica il lavoro, distrugge la socialità» (intervento al Seminario di RpS, Chianciano 24.01.2009).
Ben detto Niki, verrebbe da dirgli, ma come conciliare questa affermazione fatta non 20 o 30 anni fa ma solo nel 2008 con quella proferita al Congresso del PSI (2013) in cui affermi che sei stato comunista? In 5 anni cosa è cambiato? È crollato un altro muro di Berlino? Comunque grazie della sincerità….quando eri comunista usavi le menzogne a fin di bene……..
In "coerenza" con l'affermazione che ogni separazione sia un errore, all'inizio del 2009 Vendola (con Bertinotti, Giordano, Migliore, Sansonetti ed altri) si separa da Rifondazione ed inizia il percorso di costruzione del raggruppamento di Sinistra, Ecologia, Libertà. La storia recente l'abbiamo richiamata ed in altre occasioni abbiamo ricordato la partecipazione di Vendola alle primarie di coalizione del PD (con la singolare indicazione del Cardinal Martini nel Pantheon vendoliano), l'alleanza organica con il PD di Bersani e la riaffermazione di una linea che non prevedeva minimamente un'apertura così netta nei confronti di Renzi.
Uno dei 'colonnelli' di SEL, Gennaro Migliore, nel novembre 2012 dichiarava che la 'rottamazione' era un'operazione che con un nome nuovo evocava una cosa vecchia «una squallida lotta per il potere». Definisce il nume tutelare di Renzi, il laburista Tony Blair «il più pericoloso e volgare esempio di cosa non si dovrebbe fare…..Blair è stato il simbolo del cinismo al potere…il mallevadore della finanza onnivora contro l'economia reale ma, soprattutto, è stato il bugiardo che ha innescato l'arma della guerra in Iraq». Questo spietato giudizio Migliore lo estende ad altri «uomini di potere di origine socialista come Schroeder» che, al termine dei loro incarichi pubblici, sono passati, lautamente retribuiti, al servizio delle multinazionali che avevano incrociato durante le loro attività pubbliche. Non c'è male per chi si appresta, soltanto un anno dopo, ad entrare nel PSE!
La conclusione dell'analisi di Migliore è tranchante: Renzi è un liberista fuori tempo. Al prossimo congresso Migliore sosterrà quello che pensava un anno fa o anche lui compirà la giravolta già fatta dal suo Segretario?
Un giornale amico, come l'Espresso, a firma di Giovanni Manca (14 novembre 2013), ha espresso un più che severo giudizio su SEL «una formazione politica in piena crisi di identità. Scavalcata dai grillini sul tema dell'ecologia, balbettante sulle battaglie storiche e con un leader indebolito dalle inchieste giudiziarie e dalla telefonata con risata sul caso Ilva». L'impressione, dice Manca, è che Vendola abbia perso il filo della 'narrazione politica' e che il congresso prossimo venturo potrebbe celebrare un parricidio «esperienza certo non nuova da quelle parti».
Non abbiamo voluto infierire ricordando le vicende Tedesco, Frisullo, il San Raffaele, don Verzè ed altre (Travaglio le ha puntigliosamente ricordate sul Fatto del 16 novembre scorso) perché il giudizio politico esula da quelle vicende che possono dare una nota di colore al quadro ma non ne cambiano la sostanza.
Ciò che emerge, dalla storia di Vendola di questi ultimi anni, è l'incoerenza, la contraddittorietà di affermazioni rilasciate a distanza di poco tempo l'una dall'altra, le analisi affrettate, confezionate per essere commisurate sull'attualità, non sulla lunga distanza né sul medio termine. Si evince una rincorsa al presente, giudizi che durano 'l'espace d'un matin', pensieri da ventiquattr'ore pronti ad essere ribaltati secondo la convenienza politica del momento, senza vergognarsi se negano quanto precedentemente dichiarato con grande solennità. Parole, parole, parole….che hanno affossato la credibilità di Vendola.
Risorgerà a nuova vita politica nell'alleanza con Matteo, come familiarmente già lo chiama?
Del resto il passo è breve: la prosa vendoliana, con le sue narrazioni, le tante suggestive immagini, le 'fabbriche' e la poesia, può ben incontrarsi con le tante altrettanto suggestive affabulazioni renziane.
 
Giorgio Salerno

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