sabato 25 gennaio 2014

Casarini: “La candidatura di Tsipras occasione da cogliere”

Intervista a Luca Casarini: «Insieme contro l’austerity. Dobbiamo sparigliare le carte per costruire un’alternativa al populismo»
25desk1f01sel-foto-aleandro-biagiantiLuca Casa­rini ha fir­mato l’appello per la for­ma­zione di una lista che appoggi la can­di­da­tura di Tsi­pras alle ele­zioni euro­pee. In molti hanno notato la sua firma, restando stu­piti di tro­vare il nome di un mili­tante che ha sem­pre mani­fe­stato poco inte­resse per gli appun­ta­menti elettorali.
Casa­rini, i suoi sto­rici com­pa­gni dei cen­tri sociali del nor­dest, dell’Emilia e delle Mar­che, pur giu­di­cando poli­ti­ca­mente impor­tante l’elezione di Tsi­pras al Par­la­mento Euro­peo, hanno dichia­rato di non voler entrare in nes­sun per­corso elet­to­rale. Lei invece ha fir­mato l’appello per una lista per Tsi­pras alle euro­pee. Come mai?
Io non sono più né il por­ta­voce né un mili­tante dei cen­tri sociali. Le mie vicende per­so­nali mi hanno por­tato altrove, a Palermo, dove vivo. Quella di prima rimane una parte fon­da­men­tale della mia sto­ria, di cui andrò sem­pre fiero, ma in que­sta occa­sione ho fatto una scelta diversa, anche se con­ti­nuo a pen­sare i movi­menti non li rap­pre­senta nes­suno.
Ho deciso di ade­rire all’appello lan­ciato da Bar­bara Spi­nelli e altri per­ché ritengo che lo spa­zio poli­tico euro­peo sia un ter­reno di con­flitto costi­tuente, anche den­tro le isti­tu­zioni. La pro­po­sta di Tsi­pras spa­ri­glia le carte, si mette di tra­verso all’azione siner­gica degli euro­scet­tici di destra e sini­stra da una parte e della gover­nance delle lar­ghe intese dall’altra. Immette una pos­si­bi­lità che l’alternativa diventi un fatto poli­tico con­creto, che potrebbe dare spa­zio e forza a coloro che lot­tano per cam­biare le cose in meglio. I libe­ri­sti stanno costruendo l’Europa della crisi dicendo che non c’è alter­na­tiva: noi dob­biamo spaz­zare via que­sta men­zo­gna. E sic­come l’alternativa è un pro­cesso com­plesso, dina­mico, con con­trad­di­zioni che esplo­dono dal basso e dall’alto, biso­gna impe­gnarsi tutti, ognuno a suo modo, per farla diven­tare un fatto concreto.
Tra i fir­ma­tari della lista Tsi­pras più di uno potrebbe stor­cere il naso a leg­gere che lei ha tre anni defi­ni­tivi di con­danna, cumu­lati in anni di lotte sociali e azioni di disob­be­dienza alle leggi…
La mia fedina penale, come quella di migliaia in Ita­lia e in Europa, può aiu­tare a tenere la bus­sola con­tro l’idea assurda che le leggi siano sem­pre legit­time. O che la giu­sti­zia dei tri­bu­nali cor­ri­sponda alla giu­sti­zia sociale. Non sono mai stato con­dan­nato per cor­ru­zione, raz­zi­smo, tan­genti, mafia o altre por­che­rie. Ma per­ché ho lot­tato con­tro le ingiu­sti­zie, per un altro mondo pos­si­bile. Bat­tersi con­tro l’auste­rity signi­fica anche farlo con­tro le restri­zioni dei diritti civili e sociali, la cui com­pres­sione è con­na­tu­rata all’idea di Europa senza demo­cra­zia che ci vogliono imporre. Il giu­sti­zia­li­smo è una grave pato­lo­gia, che ha avuto come effetto quello di garan­tire l’impunità ai potenti e riem­pire le car­ceri di poveri.
Cosa pensi dell’idea di una lista della società civile?
Se si intende aperta e non ingab­biata nelle logi­che dei par­titi la con­di­vido. Noto però mani­fe­starsi un vizio ideo­lo­gico nel defi­nire la cosid­detta «società civile» come fosse un mono­lite, un’identità più che un ter­ri­to­rio vasto, spesso sco­no­sciuto, in con­ti­nua modi­fi­ca­zione. Rivol­ge­rei lo sguardo e gli appelli alle per­sone, in carne ed ossa, che hanno sto­rie diverse, biso­gni con­creti, spe­ranze, sogni. Biso­gne­rebbe deco­struirla, que­sta società civile, sennò diventa anch’essa una spe­cie di par­tito, con i suoi eterni lea­der che pen­sano di rap­pre­sen­tarla. Mar­cos, con molta iro­nia, scri­veva i suoi comu­ni­cati indi­riz­zan­doli alla «Signora Società Civile». La «signora società civile» è però attra­ver­sata anche da pul­sioni inci­vili e brutali.
C’è però il rischio che si ripeta l’insuccesso della lista Ingroia…
Essendo in Ita­lia il rischio pur­troppo è reale. Invece di cogliere l’occasione di una pro­po­sta che sarebbe vin­cente se fosse uni­ta­ria, ci si scanna a spac­care il capello. Non so molto di Rifon­da­zione, ma sto seguendo il dibat­tito che si è aperto in Sel. L’appello per Tsi­pras è pro­fon­da­mente euro­pei­sta. Nel senso che rico­no­sce fino in fondo lo spa­zio poli­tico euro­peo come spa­zio poli­tico dove agire il con­flitto. La figura di Tsi­pras, che pro­ba­bil­mente gui­derà il pros­simo governo greco, incarna la neces­sità di ride­fi­nire la geo­gra­fia delle sto­ri­che fami­glie del pro­gres­si­smo euro­peo. Penso che Sel debba accet­tare la sfida e appog­giare que­sto per­corso, met­tersi a dispo­si­zione, senza porre con­di­zioni che sono già supe­rate dalla realtà. Per poter per­cor­rere uno spa­zio nuovo, quello che loro chia­mano «da Shultz a Tsi­pras», biso­gna par­tire da un punto. Quindi li invito ad inver­tire il «tra­gitto»: da Tsi­pras a Shultz, sapendo che il secondo è l’avversario che si tro­verà davanti chiun­que voglia met­tere in discus­sione il fiscal com­pact, l’austerity, la logica del debito e del taglio al wel­fare. Sarà un avver­sa­rio pieno di con­trad­di­zioni? Lo spero, ma dipende dai rap­porti di forza che dob­biamo ancora costruire. L’idea di poter par­te­ci­pare alla costru­zione di una nuova sini­stra euro­me­di­ter­ra­nea che, attorno all’esperienza greca, rein­venti l’Europa, a par­tire dai diritti sociali, dalla tran­si­zione eco­lo­gica, dai beni comuni e dal wel­fare, è abba­stanza signi­fi­ca­tiva da far pas­sare in secondo piano qual­siasi altra questione.
Hai 47 anni e sei tra i più gio­vani primi fir­ma­tari dell’appello in favore della lista Tsi­pras. Non ti pare un brutto segnale?
Biso­gne­rebbe dare spa­zio anuove gene­ra­zioni, con­sen­tire a per­sone gio­vani di essere pro­ta­go­ni­ste con i loro lin­guaggi e con i biso­gni che espri­mono. Nelle euro­pee si rischia un’astensione record, in par­ti­co­lare dei gio­vani, a fronte di un exploit dei par­titi xeno­fobi, anti­eu­ro­pei e delle pic­cole patrie. È una que­stione che dovremmo affron­tare. Que­sta è l’occasione per farlo.

Angelo Mastrandrea - il manifesto

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