lunedì 20 gennaio 2014

LEGGE ELETTORALE: GLI ASFALTATORI... DELLA COSTITUZIONE di Leonardo Mazzei

I voti non sono tutto. Ecco le simulazioni con i diversi sistemi elettorali Il duo Renzusconi se ne infischia della sentenza della Consulta e confeziona un ri-porcellum peggiorato. Una legge elettorale mostruosa, antidemocratica e castale. E, per giunta (il bamboccione Renzi se ne sarà accorto?), tagliata su misura sulle esigenze del blocco berlusconiano.
L'Italia ha scoperto, di recente, di avere una Corte Costituzionale. Una rivelazione non da poco, dato che la Consulta è sempre apparsa come un organismo in "sonno". Ora, però, c'è il rischio che la scoperta passi presto nel dimenticatoio.

Accade infatti che colui che doveva "asfaltare" Berlusconi abbia deciso invece di elevarlo al rango di legislatore, proprio per procedere di comune accordo ad incatramare la sentenza della Corte Costituzionale.

La proposta di modifica della legge elettorale Pd-Forza Italia non è ancora nota nei dettagli, ma quel che è trapelato basta ed avanza. Certo, siccome quella in corso è un'autentica guerra per bande, non sono impossibili cambiamenti anche sostanziali, se non addirittura rovesciamenti di fronte ad oggi impensabili. La convulsa stagione politica aperta dal terremoto elettorale del febbraio 2013 ci ha già regalato la grottesca vicenda che ha riportato Napolitano al Quirinale, le confuse gesta del governicchio Letta, la spaccatura del Pdl, la rinascita di Forza Italia, l'arrivo di Renzi alla guida del Pd.

Dunque, ne vedremo di certo ancora delle belle. Ma intanto concentriamoci su quello che (stando alla stampa) sarebbe l'accordo siglato ieri nella sede del Pd. A proposito, alcuni militanti di quel partito hanno considerato l'ospitalità data al noto truffatore una specie di profanazione del "Nazareno". Magari, se tra di loro vi è ancora qualcuno dotato di un minimo di sensibilità democratica, costoro farebbero meglio a denunciare, più che l'ospite, la sostanza del mostro antidemocratico che lì si è concepito.

Entriamo allora nel merito, sulla base di quel che è trapelato e che ad ora nessuno ha smentito.

Volendo semplificare, il modello proposto è un incrocio tra il sistema spagnolo, quello turco ed il vituperato Porcellum. Di quest'ultimo si salva ovviamente il peggio (uno spropositato premio di maggioranza e le liste bloccate). Dalla Spagna si importano i mini-collegi, un mero escamotage per aggirare la sentenza della Consulta sulla questione delle preferenze, che continueranno così a non esserci per non disturbare la nomina dall'alto degli eletti, dato che la casta non tollera che i suoi membri possano essere eletti (pardon, nominati) da qualcun altro. Dalla Turchia si importa invece un mostruoso sbarramento all'8% (in Turchia è al 10%, ma è quello più vicino alla soglia del duo renzusconiano).

Insomma, il peggio del peggio. In barba alle più elementari regole democratiche ed agli stessi principi costituzionali richiamati nella sentenza della Corte.

Cosa accadrà ora non lo sappiamo, ma qualche giudizio già si impone:

1. Siamo di fronte alla peggior legge elettorale mai concepita in Italia. Un mostro antidemocratico che vorrebbe resuscitare il bipolarismo a tutti i costi. Un sistema chiuso ermeticamente a doppia mandata, teso ad escludere ogni nuova formazione politica che evidentemente si ritiene (e si teme) possa sorgere nel contesto della crisi attuale.

2. Il premio di maggioranza ipotizzato (dal 15 al 20%) è superiore a quello mediamente conseguito con il Porcellum, che fu di 5 punti nel 2006, 7 nel 2008, fino ad arrivare a 24 (a causa della divisione su tre poli principali) nel 2013.

3. La soglia di accesso a tale premio, la cui assenza è stata una delle cause dell'intervento della Consulta, verrebbe fissata ad un modestissimo 35%. Rispetto ad una soglia del genere la famigerata Legge Truffa del 1953 era una signora legge democratica, dato che la soglia allora prevista era quella del 50%+1!

4. La soglia di sbarramento all'8% supera ogni immaginazione. Essa resterebbe al 5% solo per gli "apparentati", anche per gettare un'ancora ai naufraghi del centrodestra (Ncd). Uno sbarramento del genere equivale alla cancellazione politica di milioni di italiani che non si riconoscono negli schieramenti principali.


Lo Schiaffo alla Consulta

Lo schiaffo alla recente sentenza delle consulta non poteva essere più forte. Nelle sue motivazioni, rese pubbliche pochi giorni fa, la Corte Costituzionale così scrive a proposito del premio di maggioranza:
«In tal modo, dette norme producono una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione, e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l’art. 1, secondo comma, Cost.».

Come si può notare - e questo è evidentemente un male - la Corte non esclude in linea di principio un premio di maggioranza, ma giudica - e questo è (o dovrebbe essere) un punto fermo - quello preso in esame della legge del 2005, un meccanismo "eccessivamente distorsivo" del principio della rappresentanza. Concetti, meglio precisati di seguito:
«In altri termini, le disposizioni in esame non impongono il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista (o coalizione di liste) di maggioranza relativa dei voti; e ad essa assegnano automaticamente un numero anche molto elevato di seggi, tale da trasformare, in ipotesi, una formazione che ha conseguito una percentuale pur molto ridotta di suffragi in quella che raggiunge la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea. Risulta, pertanto, palese che in tal modo esse consentono una illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare, incompatibile con i principi costituzionali in base ai quali le assemblee parlamentari sono sedi esclusive della «rappresentanza politica nazionale» (art. 67 Cost.), si fondano sull’espressione del voto e quindi della sovranità popolare, ed in virtù di ciò ad esse sono affidate funzioni fondamentali, dotate di «una caratterizzazione tipica ed infungibile» (sentenza n. 106 del 2002)».

La rappresentatività non può dunque essere compressa, sempre a giudizio della Consulta, oltre certi limiti, giudicando tale compressione «incompatibile con i limiti costituzionali». Ora, abbiamo già visto come il modello renzusconiano non si discosti affatto, in materia di premio di maggioranza, da quanto previsto dal vecchio Porcellum. Anzi, per la precisione, esso si presenta mediamente (cioè nella media delle concrete situazioni elettorali che possono determinarsi) ancor più maggioritario del sistema cassato dalla Consulta.

Come pensa il duo Renzi-Berlusconi di aggirare questo ostacolo? Vorranno forse sostenere che loro, i furbastri, una soglia per l'accesso al premio l'hanno indicata? Ma per favore, che soglia è quella che trasforma un modesto 35% in una solida maggioranza assoluta? Ma vogliamo scherzare?

Certo, la Corte Costituzionale si è messa in un ginepraio con l'uso di concetti giuridicamente assai labili, come quello di «eccessiva divaricazione». E, tuttavia, ci vuole davvero una gran faccia tosta per sostenere che una trasformazione del 35% dei voti nel 55% dei seggi rappresenti invece una divaricazione accettabile.

Quella gran faccia tosta i due del Nazareno però ce l'hanno. Tocca ora agli altri contestare, e soprattutto contrastare, la mostruosità concepita nella sede del Pd.


Come viene calpestato il principio dell'eguaglianza del voto: ovvero, i diversissimi casi dei signori Rossi, Bianchi, Verdi, Marroni ed Azzurri

Ma c'è un altro punto, che non era oggetto della sentenza della Consulta, ma che in qualche modo si collega ad un concetto in essa espresso. Il punto è quello dello sbarramento, il concetto è quello dell'eguaglianza del voto. Leggiamo:
«L’assenza di una ragionevole soglia di voti minima per competere all’assegnazione del premio, è pertanto tale da determinare un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.). Esso, infatti, pur non vincolando il legislatore ordinario alla scelta di un determinato sistema, esige comunque che ciascun voto contribuisca potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi (sentenza n. 43 del 1961)».

Ora, è evidente che se il fondamentale principio di «eguaglianza del voto» è compromesso dal premio di maggioranza, esso è addirittura colpito a morte dalle soglie di sbarramento. Tanto più quanto queste si innalzano.

Precisiamolo meglio con dei numeri. Se in un sistema proporzionale perfetto il voto di 100 elettori elegge 10 rappresentanti, indipendentemente da chi arriva primo, secondo o terzo (rispettando in questo modo fedelmente il principio dell'uguaglianza del voto), cosa succede nei sistemi maggioritari? Succede, ad esempio, che il voto dato a chi arriva primo conta molto di più, al punto che i 100 elettori di cui sopra del partito A possono eleggere il doppio dei 100 elettori del partito B. E' chiaro come in questo caso, che è poi quello richiamato nella sentenza, il principio dell'uguaglianza del voto è stato totalmente stravolto. Infatti, se il voto del signor Rossi elettore del partito A conta 1, quello del signor Bianchi, elettore del partito B, conta 0,5.

Ma cosa succede invece con le soglie di sbarramento? E, più precisamente, cosa succederebbe con la soglia del Renzusconellum? Succederebbe che oltre al signor Rossi ed al signor Bianchi si debba anche considerare il signor Verdi, che ha votato per un partito che ha ottenuto il 7,9% (quasi tre milioni di voti) senza ottenere alcun seggio. Avremmo dunque che il signor Rossi conterebbe 1, il signor Bianchi 0,5 ed il signor Verdi zero.

E il signor Marroni? Già, perché ci sarebbe anche il signor Marroni. Egli ha votato un partito che ha ottenuto l'8% dei voti, magari con un solo voto in più del partito del signor Verdi. Bene, il voto del signor Marroni avrebbe contribuito ad eleggere una pattuglia di circa 50 parlamentari. Cinquanta contro zero, magari per un solo voto di differenza!

Ma perché non considerare anche il signor Azzurri? Egli non ha votato per i principali partiti, ma ha pensato bene di dare il suo voto ad un partito che si è apparentato con il partito A, ed ha ottenuto il 5% dei voti. Bene, cioè malissimo, con il suo voto, benché dato ad un partito che ha preso molti meno voti di quello del signor Verdi (che non ha eletto nessuno), egli elegge un bel gruppo di parlamentari, che per giunta verrà incrementato dalla quota spettante per aver contribuito in alleanza con il partito A al raggiungimento del quorum per l'ottenimento del premio di maggioranza.

Principio di eguaglianza del voto? I signori Rossi, Bianchi, Verdi, Marroni ed Azzurri non potrebbero essere, come cittadini di questa disgraziata Repubblica, più diversi di così. E' possibile che su questa macroscopica violazione di un principio costituzionale tutti tacciano?


Brevi conclusioni provvisorie

Per il momento ci fermiamo qui. In realtà ci sarebbero ancora molte cose da dire, soprattutto per quel che riguarda le prospettive politiche. Ma su queste torneremo a breve, anche alla luce dei fatti dei prossimi giorni, che penso saranno alquanto tempestosi.

Infatti ci sono molte cose che non tornano, e che ci limitiamo ad accennare brevemente.

La cosa più importante che non torna è che Renzi non ha confezionato soltanto un sistema antidemocratico, egli ha partorito (insieme al degno socio, che ne ricava però ben altro guadagno) un sistema che non è tanto favorevole al Pd, quanto piuttosto al blocco berlusconiano. Gli alfaniani temevano infatti il sistema ispanico (quello realmente vigente in Spagna), perché basato sul calcolo dei seggi collegio per collegio, mentre invece dal Nazareno è uscito che il calcolo si dovrà effettuare nel collegio unico nazionale (tanto lo stravolgimento antiproporzionalistico avviene con il premio di maggioranza e le soglie di sbarramento).

Ammesso, e non concesso, che gli alfaniani arrivino al 5% gli basterà allearsi con qualcuno per non venire espulsi dal parlamento. E con chi si alleeranno se non con Forza Italia? Insomma, le incertezze sono tante - la principale sta nel fatto che, nei voti, il bipolarismo già non esiste più - ma l'ipotesi sulla quale sembra si sia fatto l'accordo è la migliore che Berlusconi potesse pretendere. E questo dopo la sua condanna e dopo la spaccatura del suo partito... Che il partito di Arcore abbia un agente neanche tanto segreto in quel di Firenze?

Siccome non siamo mai appartenuti alla tribù degli antiberlusconiani di professione, non prendiamo seriamente in considerazione questa ipotesi complottistica. Dobbiamo però prendere invece seriamente in considerazione i fatti. Ed i fatti, per ora, non ci danno una spiegazione soddisfacente.

Renzi aveva la possibilità di chiudere un accordo all'interno della maggioranza di governo sul sistema delle comunali, che era peraltro uno dei tre da lui proposti all'inizio del mese. Quel sistema, basato sul doppio turno, gli avrebbe garantito la quasi certezza della vittoria. Perché allora accantonarlo per un sistema più incerto negli esiti?

Fino a ieri mattina mi davo una risposta: per arrivare, costi quel che costi, alle elezioni a maggio. Insomma, pur di non farsi logorare, Renzi sembrava disposto a rinunciare ad una legge più favorevole. Ma l'accordo del Nazareno sembra includere anche l'abolizione del bicameralismo perfetto, con la completa trasformazione del Senato. Tutto ciò richiede una modifica costituzionale, e dunque tempi lunghi, non compatibili con la fregola elettoralistica del segretario del Pd.

Qualcosa dunque non torna. Forse c'è qualche dettaglio che per ora è coperto. Forse l'avventurismo di Renzi troverà qualche scoglio imprevisto. Forse, invece, egli sa di poter contare su coperture molto potenti. Ma forse, al contrario, si sbaglia di grosso. Lo scopriremo nei prossimi giorni.

L'Italia del resto è oggi il terreno di una vera e propria guerra per bande. Non si pensi ad una classe dirigente dotata di un vero progetto, magari pessimo se non criminale, ma pur sempre un progetto di direzione effettiva del Paese. Scordiamocelo, quella che è in corso è davvero una guerra per bande, in un Paese allo sbando, prigioniero dei diktat europei, senza alcuna prospettiva di uscita dalla crisi. I progetti ci sono, sono pessimi e criminali, ma nessuno è davvero all'altezza della situazione. E qui, come si sarà ben capito, stiamo semplicemente parlando del campo della classe dominante.

Renzi e Berlusconi sono due protagonisti di questa guerra per bande. Ma non sono i soli. Ed anche questo lo vedremo a breve. Sempre, però, con l'avvertenza che le contraddizioni nel campo avversario sono assai importanti, ma non producono niente di buono se nel nostro campo non comincia a prendere forma un'alternativa. Ed un contributo in questa direzione sarebbe la lotta frontale al ri-porcellum uscito dalla poco onorevole sede del poco onorevole Pd. Guidato peraltro da un segretario che quel partito lo vuole usare solo per soddisfare la propria sete di potere. Con il plauso comunque di chi l'ha incoronato alle primarie.

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