venerdì 28 febbraio 2014

Landini: “La Cgil imbroglia i lavoratori”

Antonio Sciotto, Il Manifesto
«I lavo­ra­tori non vanno imbro­gliati ma vanno rispet­tati». Mau­ri­zio Lan­dini è netto nel riba­dire che le moda­lità di voto appro­vate dal Diret­tivo Cgil mer­co­ledì sera sono «anti­de­mo­cra­ti­che» e «inac­cet­ta­bili». «Viene impe­dito di avere i due punti di vista: qua­lun­que cit­ta­dino nor­male, quando va a un refe­ren­dum, ha la pos­si­bi­lità di infor­marsi sul sì e sul no. In tutte le demo­cra­zie avviene così. Men­tre in Cgil, dopo la firma del Testo unico, adesso siamo al Pen­siero unico». Il segre­ta­rio Fiom non vuole anti­ci­pare quanto verrà deciso al Comi­tato cen­trale con­vo­cato per lunedì mat­tina, ma dalle sue dichia­ra­zioni si capi­sce che i metal­mec­ca­nici non sono inten­zio­nati a par­te­ci­pare a una con­sul­ta­zione che riten­gono non demo­cra­tica, e quindi non vincolante.
Eppure accet­tando di indire una con­sul­ta­zione, Susanna Camusso vi è venuta incontro.
Più che una solu­zione poli­tica a me pare un imbro­glio poli­tico: non si chiede di dire sì o no al Testo unico, ma a un giu­di­zio espresso dal Diret­tivo. Ma qui nes­suno ha mai chie­sto un voto sul gruppo diri­gente della Cgil, o di met­tere a veri­fica il segre­ta­rio: noi ave­vamo chie­sto un con­fronto sui con­te­nuti dell’accordo. Invece ora siamo messi davanti a un ple­bi­scito sul gruppo diri­gente della Cgil: e tra l’altro, parec­chio ano­malo. Mi chiedo io: ma se mai vin­cesse il no, visto che siamo sotto con­gresso, deca­drebbe tutto il gruppo diri­gente della Cgil?
Camusso spiega che solo ai Con­gressi si por­tano due tesi con­trap­po­ste, men­tre sugli accordi, per tute­lare l’unità dell’organizzazione di fronte alle con­tro­parti, è giu­sto venga por­tata solo una posi­zione: quella del Direttivo.
Vor­rei ricor­dare innan­zi­tutto che que­sto accordo, prima di essere fir­mato, non è mai stato discusso con nes­suno den­tro la Cgil: per come sono abi­tuato io, in genere si chiede un man­dato. Poi si sigla un’intesa, si porta come ipo­tesi al voto dei lavo­ra­tori, e infine si firma. Io mi vanto di non aver mai fir­mato nulla senza prima averlo sot­to­po­sto al voto degli inte­res­sati: e se mi scon­fes­sa­vano, tor­navo al tavolo per miglio­rarlo. Quanto alle regole della con­sul­ta­zione, la replica non mi pare fon­data: il Diret­tivo, in piena auto­no­mia, poteva deci­dere benis­simo di indire assem­blee con l’illustrazione pari­ta­ria di due tesi, pre­sen­tan­dole se voleva come una di mag­gio­ranza e una di mino­ranza; impo­nendo un voto uguale nei tempi e nei modi in tutte le sedi.
Però ver­ranno fatte delle assem­blee infor­ma­tive, unitarie.
Que­sto è ancora più para­dos­sale: a pre­sen­tare l’accordo ci sarà magari un rap­pre­sen­tante di Cisl o Uil, ma poi potranno votare solo gli iscritti Cgil. E per giunta non sull’intesa, ma sul parere del Diret­tivo. Ma è una presa in giro.
Camusso ha comun­que chia­rito che se vince il no riti­rerà la firma.
Ma se il refe­ren­dum è già fal­sato, se non c’è pari dignità e spa­zio per il sì e il no, che legit­ti­mità ha quel voto? Ai lavo­ra­tori devi sem­pre dire la verità, bella o brutta che sia, por­tar loro rispetto.
Cosa farete a que­sto punto? È natu­rale pen­sare che non par­te­ci­pe­rete alla con­sul­ta­zione, e che anzi la Fiom ne indirà una propria.
Non posso anti­ci­pare nulla, discu­te­remo tutto al comi­tato cen­trale. Riba­di­sco che non c’è una dua­lità Fiom-Cgil, non c’è uno scon­tro per­so­nale tra i segre­tari, e che anzi per­so­na­liz­zare ci dan­neg­gia. Per­ché invece noi chie­de­vamo di votare su con­te­nuti pre­cisi che non con­di­vi­diamo: 1) l’accordo intro­duce san­zioni alle orga­niz­za­zioni e ai dele­gati; 2) intro­duce l’arbitrato inter­con­fe­de­rale; 3) non pre­vede il voto dei lavo­ra­tori sugli accordi azien­dali; 4) riduce l’autonomia delle cate­go­rie, per­ché le Rsu pos­sono fare accordi da sole, dero­gando ai con­tratti; 5) non c’è pieno rispetto della sen­tenza della Con­sulta sul caso Fiat; 6) si can­cella il plu­ra­li­smo sin­da­cale, con il prin­ci­pio che la firma del 50%+1 dei sin­da­cati vin­cola anche il 49,9% in dis­senso, pre­ve­dendo per giunta delle sanzioni.
Su que­sti temi, affer­mate, non c’è mai stato confronto.
Ricordo solo che nel 2009 la Cgil non firmò l’accordo sul modello con­trat­tuale per 5 ragioni: intro­du­ceva arbi­trato, san­zioni, dero­ghe sul con­tratto; per­ché i lavo­ra­tori non vota­vano, e per­ché con l’Ipca si abbas­sa­vano i salari. Tutti punti che mi ritrovo in que­sto accordo che adesso la Cgil ha fir­mato, ma senza che si sia mai discusso un qual­che cam­bio di strategia.
Quanto alle prime mosse del governo Renzi, che idea si è fatta la Fiom sul taglio del cuneo?
Il tema di un alleg­ge­ri­mento fiscale delle buste paga dei lavo­ra­tori c’è tutto, e anzi io aggiungo che si dovrebbe finan­ziare la legge sui con­tratti di soli­da­rietà: si potrebbe arri­vare a decon­tri­buire le imprese del 30–40% per diversi anni, sal­vando i posti di lavoro gra­zie alla ridu­zione degli orari. Un punto però mi sta a cuore più di tutti: qual­siasi sgra­vio, Irap o altro, dai alle imprese, non si deve dare a piog­gia: ma si deve chie­dere quanti posti di lavoro salva e crea.
Avete avuto già qual­che con­tatto con la mini­stra Guidi?
Ancora nes­suno, ma pre­sto chie­de­remo un incon­tro: faremo pre­senti le nostre pro­po­ste, tra le quali c’è anche quella di coor­di­nare da Palazzo Chigi le poli­ti­che dei mini­steri del Lavoro e dello Svi­luppo. Per Renzi la prio­rità è il lavoro? Bene, anche per noi marzo sarà il mese del lavoro: indi­remo una grande Assem­blea con tutti gli eletti nei diret­tivi Fiom, per fis­sare le pros­sime ini­zia­tive e mani­fe­sta­zioni, non esclu­dendo degli scioperi.

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