giovedì 27 febbraio 2014

Lo sbarramento al 3% è incostituzionale


Lo sbarramento al 3% è incostituzionale
di Jacopo Rosatelli – il manifesto –
GERMANIA. La Corte costituzionale boccia la soglia fissata nella legge elettorale per le europee
Potranno fare finta di niente il par­la­mento e il governo ita­liani? Forse sì, appel­lan­dosi alla (pre­sunta) man­canza dei tempi tec­nici neces­sari. Ma la sen­tenza di ieri della Corte costi­tu­zio­nale tede­sca è desti­nata a fare discu­tere anche da noi, per­ché la noti­zia è di quelle che pesano: i giu­dici di Karl­sruhe hanno dichia­rato inco­sti­tu­zio­nale la soglia di sbar­ra­mento al 3% nella legge elet­to­rale per le euro­pee in vigore nel loro Paese.
I cit­ta­dini della Repub­blica fede­rale, per­tanto, vote­ranno il 25 mag­gio con un sistema pro­por­zio­nale «puris­simo». Ben diverso da quello che abbiamo in Ita­lia, che Bar­bara Spi­nelli ha defi­nito con ragione un euro­por­cel­lum: un pro­por­zio­nale appa­rente, per­ché vani­fi­cato da una soglia del 4%, intro­dotta in fretta e furia da Pd e Ber­lu­sconi 5 anni fa, con lo scopo dichia­rato (e poi rag­giunto) di far fuori le forze minori. Come le due liste di sini­stra — Prc/Pdci e Sini­stra e Libertà — che alle euro­pee del 2009 otten­nero rispet­ti­va­mente il 3,4% e il 3,1%, restando senza rappresentanza.
La deci­sione di ieri è di grande signi­fi­cato pro­prio per­ché viene dalla Ger­ma­nia, un Paese nel quale è pre­vi­sto uno sbar­ra­mento del 5% alle ele­zioni poli­ti­che. C’è con­trad­di­zione, dun­que? No, spie­gano i custodi della Costi­tu­zione tede­sca: nel voto per il par­la­mento nazio­nale, la soglia ha la fun­zione di tute­lare la «capa­cità d’azione» della camera legi­sla­tiva, met­ten­dola al riparo dal rischio di un’eccessiva fram­men­ta­zione che la con­duca alla para­lisi. Siamo in Ger­ma­nia, e lo spet­tro della Repub­blica di Wei­mar — dila­niata dai con­tra­sti sino all’ascesa del nazi­smo — aleg­gia sem­pre. Discorso diverso nel caso del par­la­mento di Stra­sburgo: allo stato attuale, argo­men­tano i giu­dici, non si giu­sti­fica in alcun modo il biso­gno di pro­teg­gerlo da rischi di «troppo» pluralismo.
Can­tano vit­to­ria i ricor­renti, quei pic­coli par­titi da sem­pre esclusi de facto e de iure dalle com­pe­ti­zioni elet­to­rali: «E’ un suc­cesso per la demo­cra­zia», hanno com­men­tato a caldo i loro rap­pre­sen­tanti pre­senti alla let­tura della sen­tenza. Stor­cono invece il naso le grandi for­ma­zioni, in par­ti­co­lare demo­cri­stiani (Cdu/Csu) e social­de­mo­cra­tici (Spd), attual­mente alleati di governo nella grosse Koa­li­tion: «Que­sta deci­sione inde­bo­lirà la rap­pre­sen­tanza tede­sca nell’Europarlamento», ha dichia­rato alla tv pub­blica Ard Tho­mas Sto­bel, vice­pre­si­dente del gruppo demo­cri­stiano al Bun­de­stag. Sod­di­sfa­zione per la noti­zia giunta da Karl­sruhe è stata espressa dalla Linke, unico par­tito rap­pre­sen­tato in par­la­mento ad essere dalla parte dei ricorrenti.
Secondo i giu­dici tede­schi, in assenza della neces­sità di «pro­teg­gere» l’Eurocamera dal rischio di fram­men­ta­zione, la soglia di sbar­ra­mento va eli­mi­nata per­ché in con­tra­sto con i prin­cipi costi­tu­zio­nali dell’eguaglianza del voto di cia­scun cit­ta­dino e dell’eguaglianza di oppor­tu­nità dei par­titi. Ugua­glianza del voto non signi­fica sol­tanto, cioè, che cia­scuno disponga di un sin­golo voto al pari di ogni altro, ma che cia­scun voto espresso con­tri­bui­sca con lo stesso ’peso’ di ogni altro a deter­mi­nare la com­po­si­zione della rap­pre­sen­tanza par­la­men­tare. Ed egua­glianza di chan­ces fra i par­titi vuol dire che la pos­si­bi­lità di otte­nere un seg­gio non deve cre­scere espo­nen­zial­mente con l’aumento dei voti otte­nuti da una lista: in altre parole, un voto deve valere sem­pre uno, sia che se lo aggiu­di­chi un par­tito grande, sia uno pic­colo o piccolissimo.

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