lunedì 28 aprile 2014

In Ucraina l'Europa si è appiattita alla volontà americana, giocando alla provocazione antirussa

Nel sostanziale disinteresse del sistema mediatico italiano, troppo impegnato ad alimentare il nuovo sciagurato bipolarismo tra Renzi e Grillo, si sta consumando, alle frontiere orientali dell'UE, un dramma che potrebbe avere proporzioni inimmaginabili. L'Ucraina sprofonda sempre di più nella guerra civile. C'è la concreta possibilità che nello scontro siano coinvolte altre potenze: la Russia, la Polonia, gli stessi Stati Uniti. Anche se in Italia il pericolo viene largamente sottostimato (giornali e televisioni sono molto più interessati a render conto degli insulti che si scambiano i nostri politicanti) mai, dalla fine della guerra fredda, il mondo si è trovato così vicino ad un confronto tra potenze nucleari.
L'Europa non ha fatto nulla per prevenire questo esito disgraziato. Al contrario, al pari di un bambino spericolato ed incosciente, sembra divertirsi a gettare benzina sul fuoco. Eppure, non solo un naturale sentimento di giustizia, ma anche gli interessi materiali avrebbero dovuto consigliare un comportamento diverso.
L'Ucraina è divisa tra una parte occidentale, che guarda naturalmente all'Unione europea, ed una parte orientale, legata alla Russia per ragioni etniche, linguistiche ed economiche. Questa condizione, che ora sta portando il paese alla catastrofe, avrebbe potuto essere la fonte della sua prosperità. Come osservato da Romano Prodi in un articolo di qualche mese fa (pubblicato sul New York Times, ma naturalmente ignorato nel nostro paese) l'Ucraina è un ponte naturale tra un'Europa che necessita delle risorse naturali della Russia ed una Russia che ha bisogno dei capitali e degli investimenti europei. Sulla base di questa banale considerazione l'UE avrebbe avuto tutto l'interesse ad agire secondo queste direttive: a) aiutare economicamente l'Ucraina; b) favorire una risoluzione del conflitto per via elettorale e non attraverso una rivolta armata molto simile a un colpo di stato; c) promuovere una riforma federale, così da tutelare i diritti di tutti; d) infine - si tratta dell'elemento più importante - garantire che l'Ucraina non entrerà nella NATO, mantenendo una stretta neutralità.
Nulla di tutto questo è accaduto. Al contrario l'Europa si è totalmente appiattita alla volontà americana, giocando alla provocazione antirussa. Voglio, al riguardo, essere chiara. Non ho alcuna simpatia per Putin ed il suo regime. Penso, però, che quando noi giudichiamo la Russia omettiamo di ricordare un piccolo particolare.
La caduta del comunismo e la conseguente dissoluzione dell'URSS non hanno portato ricchezza e benessere diffuso. L'introduzione improvvisa dell'economia di mercato, promossa dall'FMI, ha al contrario determinato la svendita di tutto il patrimonio pubblico ed il taglio dei servizi essenziali. Le persone comuni si sono così trovate da un giorno all'altro prive di ogni protezione ed in balia di una oligarchia di profittatori e di criminali. Il dato che spiega in modo inequivocabile quanto accaduto è quello della durata media di vita. Con l'introduzione delle riforme, essa è sprofondata dai 70 ai 62 anni. Se passiamo poi al piano politico non possiamo non constatare che il bilancio è egualmente negativo. L'intrapresa più memorabile di Boris Eltsin, il presidente russo prediletto dall'Occidente, è stata quella di aver bombardato, col vergognoso plauso delle cancellerie europee, il parlamento che lo aveva eletto. Non stupisce, allora, visti i precedenti, che Putin sia così popolare nel suo paese.
È evidente che molti russi vedono in lui l'uomo che ha riportato un minimo d'ordine, impedendo il prevalere del caos e della disgregazione. Tutto questo, ripeto, può non piacere (e a me non piace), ma è impossibile non tenerne conto. È nel comune interesse di Europa e Russia avere proficui rapporti di collaborazione. Poiché in questo momento Putin gode il sostegno dei russi, è con lui che bisogna venire a patti. Da un clima di pace tutti, a cominciare dai popoli dell'Ucraina, trarranno beneficio.
L'Occidente, purtroppo, sta scegliendo la folle strada dello scontro. Come in altre occasioni, esso si avvale di compagni di strada di cui un giorno si dovrà vergognare. Dopo le bande armate che stanno distruggendo la Libia, dopo i fanatici islamici che seviziano la Siria è ora il turno dei neonazisti ucraini. No, tutti questi signori non sono un'alternativa a nessun regime, per quanto detestabile esso sia. La democrazia si costruisce nella pace, nella tolleranza e nel diritto. La guerra favorisce soltanto le oligarchie finanziarie che dominano il mondo.
I governi europei che si accodano supinamente agli USA sulla strada dello scontro agiscono contro gli interessi dei loro popoli e contro il buon senso.
Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi.

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