venerdì 18 aprile 2014

Le nomine di Renzi: libere volpi a capo di liberi pollai

Ascolto alla radio notiziari, rassegne stampa e dialoghi con gli ascoltatori e capisco che il tasso di conformismo e di passività del giornalismo italiano ha superato i livelli di guardia. Si parla delle nomine negli enti pubblici e si lodano le cosiddette quote rosa, che sarebbero il segnale che il maschilismo tipico del potere è in via di superamento. Ma non si dice una parola, naturalmente, sul fatto che tutto ciò avviene con il più classico dei metodi autoritari, cioè una decisione solitaria del capo supremo, in questo caso Matteo Renzi, il quale ha imposto e deciso le quote rosa nelle nomine, così come con un sms aveva preteso di avere cinque donne capolista per il Pd alle Europee. In questo modo si esce dal maschilismo e dall’autoritarismo che il movimento delle donne da decenni denuncia? Non scherziamo.
Ma ciò è niente in confronto alla sostanza politica di queste nomine. Un giornalista di Radiotre ha intervistato “un economista” (una categoria che somiglia sempre più a certe caste sacerdotali e che viene ammantata dai media di saperi speciali, tant’è che non c’è bisogno di specificarne competenze e tendenze politico-culturali: è come se si intervistasse, che so, Denis Verdini e lo si definisse “un politico” senza specificare la sua collocazione politica, ma questo è un altro discorso), dicevo che una – chiamiamola così – domanda è stata: “e ci sono molte donne fra i nominati”. Forse è stata l’unica domanda e possiamo convenire che non è fra le più scomode che era possibile pensare.
Nessuno ha quindi fatto osservazioni sul fatto che almeno un paio delle nominate – Marcegaglia e Todini – sono imprenditrici private e una (la prima) è stata fino a poco tempo fa addirittura presidente di Confindustria. In che modo questi personaggi potranno tutelare e affermare le esigenze e le caratteristiche di un’azienda pubblica? Hanno la cultura, l’esperienza, la propensione a svolgere un ruolo del genere? O non sono, piuttosto, il preludio a ulteriori definitive privatizzazioni? Non si stanno mettendo libere volpi a capo di liberi pollai in nome del mercato? Sarebbe questo il cambiare verso di Matteo Renzi, un’ulteriore svolta neoliberale, un ulteriore regalo “ai mercati”?
de-gennaro-gianniE poi c’è la questione Gianni De Gennaro. Nel suo caso il presidente del consiglio si è ben guardato dal cambiare verso. Di rottamazione neanche a parlarne. E dire che in nome del mercato e dell’efficienza sarebbe stata la cosa più ovvia da fare, visto che il dottor De Gennaro non è un manager, visto che tutta la sua carriera si è svolta in polizia. Certo si può dire che il presidente di Finmeccanica deve anche avere un ruolo diplomatico e di rappresentanza, ma perché simile prospettiva dovrebbe valere solo per lui, mentre per gli altri incarichi sono stati scelti manager veri e imprenditori privati?
E soprattutto, di che rappresentanza stiamo parlando? Gianni De Gennaro è il capo della polizia che vanta il poco lodevole primato di avere guidato la polizia di stato mentre questa, come hanno scritto i magistrati dei processi Diaz e Bolzaneto, attraverso un a lunghissima serie di abusi, falsi, violazioni di legge e torture ha “gettato discredito internazionale sul nostro paese”. Certo, De Gennaro non è stato imputato in quei processi ed è stato assolto in Cassazione (dopo un’assoluzione in primo grado e una condanna in appello) dall’accusa di induzione alla falsa testimonianza del questore Colucci nel processo Diaz, ma tutti i suoi principali collaboratori, ossia lo stato maggiore della polizia di stato, hanno concluso la loro carriera con gravi condanne nel processo Diaz e con il rifiuto, da parte del tribunale di sorveglianza, di concedere loro l’affidamento ai servizi sociali. Perciò si trovano attualmente agli arresti domiciliari, e solo perché il decreto svuota-carceri ha risparmiato loro la prigione, alla quale i giudici li avevano assegnati.
Gianni De Gennaro è l’uomo che da sottosegretario alla presidenza del consiglio (governo Monti) ha espresso solidarietà ai condannati nel processo Diaz. Ai condannati! Quindi diciamo qualche piccolo frammento di verità: il dottor De Gennaro è un uomo di potere che ha attraversato la storia recente del nostro paese con una sorta di salvacondotto politico che lo ha portato ad essere prima l’uomo del centrosinistra in polizia (Violante, Amato e D’Alema i suoi maggiori sostenitori), poi il garante anche per il centrodestra (confermato nel 2001 da Berlusconi nonostante il disastro di Genova G8), infine un uomo di stato intoccabile, nominato da Monti sottosegretario poi presidente di Finmeccanica e a questo ruolo confermato dall’uomo nuovo Matteo Renzi.
Se questo è cambiare verso…
Lorenzo Guadagnucci

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