lunedì 28 aprile 2014

Per capire situazione Russia-Ucraina-"Europa" ragioniamo su rapporti USA-Cina di JOSEPH HALEVI




dalla pagina fb dell'economista Joseph halevy dell'Università di Sidney socializziamo un intervento assai interessante:
Non si può capire la situazione russia-ucraina-"europa" se non si parte dal rapporto USA-Cina. La procedura per formarsi un quadro d'insieme non è semplice.
Alcuni consigli:
(1) NON TRATTARE PUTIN come una specie di surrogato progressista faute de mieux è questo che rende la sinistra ovunque totalmente imbecille e comincio a credere che lo sia sempre stata). Non è così, in tutti i sensi. A cominciare dal fatto che Putin venne scelto dalla vecchia nomenclatura comunista- KGB (è stato il KGB ed esclusivamente il KGB a tener insieme la Russia durante Eltsin dato che stava andando a pezzi) per bloccare la sicura vittoria dei neo-comunisti alle prime elezioni post-Eltsin. Tutto venne fatto dagli USA direttamente e soprattutto via "europa" per sostenere e rafforzare il potere di Putin prima come premier poi come presidente succeduto a Eltsin. L'elemento saliente di quel periodo è la seconda guerrra cecena (1999-2001). La strategia militare elaborata da Putin implicò delle perdite fortissime tra i civili residenti in Cecenia (sia ceceni che russi) e questa violazione dei diritti umani non venne mai denunciata politicamente e formalmente dagli "occidentali" perchè troppo importante era Putin in relazione ad un possibilissimo ritorno al potere dei (neo) comunisti
(2) NON TRATTARE LA CINA COME QUALCOSA di ROSSO PERCHE' C'E' il PCC AL POTERE (altro fatto che rende una grossa parte della sinistra completamente scema senza possibilità d'appello).
Il modo migliore, a mio avviso, di intepretare la Cina è vederla come un fenomeno ultra-bismarckiano. Ovviamente la formazione di una potenza bismarckiana delle dimensioni della la Cina pone dei problemi per l'altra potenza. La visione elaborata già nel 1999 dalla Rand Corporation in proposito mi sembra condivisibile sebbene non includa esplicitamente una componente economica. Il termine coniato presso la Rand è congage (neologismo derivante da confront and engage).A formularlo fu Zalmay Khalilzad, afghano emigrato negli USA diventato sotto Bush figlio ambasciatore USA a Kabul dopo il 2001, poi ambasciatore in Iraq dopo il 2003 ed infine ambasciatore USA all'ONU. Nel paper della Rand Corporation, linkato sotto, Khalilzad spiega dal lato geopolitico perchè con la Cina gli USA non possono avere soltanto rapporti di cooperazione amichevole o di solo conflitto. Congage unifica cooperazione e scontro. Economicamente si capisce meglio però. Pochi hanno colto la dimensione duale e contraddittoria degli interessi USA in Cina ma basta studiarsi, leggendo il WSJ e l'International New York Times, Walmart, Apple, e la General Electric per coglierli. Quelli sono in Cina per rifornire, in primo luogo, il mercato USA, in secondo luogo, il resto del mondo, in terzo luogo per vendere sul mercato cinese in crescita asfissiante (letteralmente). Il successo della loro presenza in Cina dipende dalla crescita cinese che è organizzata dallo Stato bismarckianamente. Questa crescita significa capacità di mettere in piedi in breve tempo grosse strutture industriali con ampie economie di scala e con ritmi di lavoro parossistici. Conferisce una dimensione concreta alla globalizzazione. Prendete il caso Apple I-pad-I-phone ecc: sono progettati negli USA, prodotti da una società di Taiwan ma localizzata in Cina perchè a Taiwan e nemmeno negli USA avrebbero potuto costruire, in poco tempo e con tutte le infrastrutture di collegamento, un insieme di impianti che occupano oltre 700 mila persone. Ma ciò significa che si è creato uno iato crescente tra gli interessi economici del capitale USA e la capacità dello Stato USA di garantirne gli interessi in maniera coerente (vedi le discussioni USA sulla necessità di far rivalutare la moneta cinese, lo Yuan: a non volerlo sono proprio le società USA che operano dalla Cina). Fino alla fine degli anni 90 il mantenimento della egemonia USA si fondava sul ruolo della spesa pubblica federale (senza la quale il sistema militar politico finanziario non funzionerebbe) e sul ruolo del dollaro che permettevano e permettono il controllo delle cruciali zone energetiche del medioriente. Nel suo libro The Grand Chessboard: American Primacy And Its Geostrategic Imperatives (N.Y. Basic Books, 1998) Zbigniew Brzezinski sostenne che il controllo dell'arco energetico che va dall'Arabia Saudita all'insieme del medio-oriente pemette di tenere al guinzaglio simultaneamente sia il Giappone che l'UE. Giustissimo per quel periodo. Da allora la Russia è emersa come superpotenza energetica e la Cina come fulcro della produzione industriale mondiale, nonchè come asse dei meccanismi finanziari sui mercati delle materie prime, del carbonio ecc. Insieme alla finanziarizzazione degli Oceani e soprattutto dell'Artico, la dinamica dei prodotti finanziari globali non è certo determinata dal debito pubblico italiano e dallo spread, bensì dalla Cina. La formazione di un continuum economico tra Cina-Russia-Europa (Germania) è nei piani sia cinesi che tedeschi e russi. La parte più debole meno coordinata è quella russa perchè il processo di disgregazione dell'URSS apertosi nel 1991 è lungi dall'essersi concluso. La Russia è una superpotenza energetica ma come forza statuale è ancora nel day-after del 26 dicembre del 1991. Per gli USA è essenziale che non si formi alcun continuum euroasiatico altrimenti entrerebbe seriamente in crisi la capacità dello Stato americano di proteggere coerentemente gli interessi del capitale USA.
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alcune ore dopo Halevy ha scritto un altro post che possiamo considerare un'appendice al precedente intervento:
Vorrei proprio sapere dove'è l'ideologia nel mio post su USA-Cina. Proprio per sgombrare il terreno da incrostazioni ideologiche che, riguardo la Russia di Putin, non avrebbero ragion d'essere, ho premesso che
(a) bisogna evitare di vedere Putin ed il suo regime come il surrogato di qualcosa di progressista. Non lo è. Nel suo regime non c'è alcun spazio per la ricostruzione di sindacati e/o di movimenti socialisti che non siano anche nazionalistici e sciovinisti. L'anno scorso il vecchio (ultra novantanne) Yegor Ligachev già membro del Politiburò del PCUS e numero 2 della Segreteria durante Gorbachev , accusò il partito comunista russo di oggi di essere diventato unicamente un partito statalista-nazionalista. Il che significa che il regime di Putin impedisce ogni ricostruzione di movimenti progressisti.
(b) Anche riguardo la Cina non bisogna cadere nell'abbaglio in base al quale essendo un'organizzazione politica chiamata Partito Comunista Cinese al governo allora la Cina è comunista nel senso che ha un governo volto ora allo sviluppo (vieppiù soffocante) ma un bel giorno invece... e che come tale si erge da contrappeso agli USA. Questa visione è sbagliata da cima a fondo ed essa è sì ideologica perchè deriva dall'ascrivere al PCC degli obiettivi che non ha e - qualora li avesse avuti (ci sono molti dubbi su ciò) - ha abbandonato da tempo.
Secondo me la sinistra che si vuole comunista in un paese come l'Italia che ha avuto un vasto popolo comunista (questo fenomeno è stato capito da pochissime persone tra le quali Leonardo Sciascia ed un grande politologo americano della Cornell University, Sidney (una y soltanto) Tarrow il cui libro di analisi sociologico-quantitativa sul PCI pubblicato da Einuadi nel 1971 è un classico insuperato) ha soprattutto bisogno di deep psychoanalysis. Non vogliono studiare why the cookie crumbled - perchè si è sbriciolato il biscotto - (URSS, maosimo, Vietnam: siii, Vietnam!! Ora il PC vietnamita dice che sono diventati comunisti solo per ragioni nazionalistiche. Bel pezzo di addio al Vietnam come fallimento della terza rivoluzione comunista per importanza storica apparve sul Journal of Contemporary Asia da parte di Gabriel Kolko che al Vietnam dedicò gran parte del suo impegno politico). Non vogliono leggere, non vogliono studiare niente, vogliono vivere solo nella nostalgia di un passato che castiga anche il loro presente cercando inutilmente si ricostruire qualcosa di cui non hanno alcuna valutazione oggettiva. Sono quindi votati al fallimento ed alla sofferenza psicologica permanente senza pensare di attingere alla cura naturale che proviene dall'intelletto: la capacità di rendersi culturalmente liberi ed analiticamente indipendenti senza miti vincolanti ed oppressivi.

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