giovedì 10 aprile 2014

Renzi, subalterno alle imprese


30desk1-Renzi-M-Alla Agrati, azienda metal­mec­ca­nica di Torino, non si pro­dur­ranno più viti e bul­loni spe­ciali per­ché il padrone ita­lia­nis­simo, anzi brian­zolo ha deciso così. E non lo vuole spie­gare nean­che al mini­stro Guidi. Gli ordini ci sono, il fat­tu­rato anche. È stato pagato a gen­naio un pre­mio di 2.100 euro 2 giorni prima delle let­tere che annun­cia­vano la chiu­sura. In quell’azienda non si faceva cassa inte­gra­zione da 5 anni. Nono­stante la crisi non sfiori que­sta mul­ti­na­zio­nale tasca­bile del bul­lone, 82 lavo­ra­tori con le loro fami­glie, per­de­ranno il posto di lavoro e le pro­du­zioni andranno verso la Francia.
Quasi con­tem­po­ra­nea­mente anche alla Micron, mul­ti­na­zio­nale dei semi­con­dut­tori, una pro­du­zione in cre­scita in tutta l’Unione euro­pea, e che dall’Italia e dalle com­pe­tenze dei lavo­ra­tori ita­liani ha avuto molto, rischia di con­su­marsi un altro tri­ste epi­logo con 419 licen­zia­menti ora in stand by e tra­sfe­ri­mento di lavoro verso la Ger­ma­nia e gli Stati uniti.
Alla Peru­gina la Nestle vuole sosti­tuire il lavoro a tempo inde­ter­mi­nato, il posto «fisso» con la sta­gio­na­lità che incon­tra non «casual­mente» i nuovi con­tratti a ter­mine a 8 rin­novi per 36 mesi: un vero e pro­prio bacio avve­le­nato del Jobs Act.
Que­ste con­co­mi­tanti ver­tenze ci dicono che il governo prima di sva­lu­tare ulte­rior­mente il lavoro a sca­pito dell’innovazione e della pro­dut­ti­vità con l’aumento dell’offerta di con­tratti a ter­mine, attra­verso il decreto lavoro che aumen­terà solo la pre­ca­rietà can­ni­ba­liz­zando e sosti­tuendo il lavoro sta­bile, dovrebbe con­cen­trarsi sull’innovazione. Che richiede non lavoro inter­mit­tente, ma con­ti­nuità di rap­porto, lavoro sta­bile e par­te­ci­pa­zione non coer­ci­tiva alla vita azien­dale e allo svi­luppo dei pro­dotti e della pro­du­zione. Manca a que­sto governo, come ai suoi pre­de­ces­sori una visione indu­striale, ci si affida alla ricerca di inve­sti­tori nella City e si per­dono gli inve­sti­tori nostrani. Il mini­stro Guidi quando afferma che «la Fiat può fare quello che vuole per­ché pri­vata», dimen­tica che è innan­zi­tutto il governo del quale è mini­stro, che dovrebbe dire se pensa che le pro­du­zioni degli auto­vei­coli, come dei semi­con­dut­tori o dell’alimentare, siano stra­te­gi­che per il nostro paese, per il man­te­ni­mento e lo svi­luppo dell’occupazione. E che sem­pre il governo dovrebbe chie­dere al sistema delle imprese di discu­tere cosa si pro­duce in Ita­lia per uscire dalla crisi aumen­tando l’occupazione netta e non la mobi­lità tra i molti con­tratti esistenti.
Il mini­stro dello svi­luppo eco­no­mico con­ferma con le sue dichia­ra­zioni — com­presa quella che invi­tava gli inge­gneri della Micron «a cogliere ogni oppor­tu­nità» nelle pro­po­ste di tra­sfe­ri­mento all’estero per non essere esu­beri in Ita­lia fatte dall’impresa nel con­fer­mare i licen­zia­menti — quella sfi­du­cia che una parte dell’imprenditoria da cui lei stessa pro­viene, ha verso l’Italia. Sce­gliendo di delo­ca­liz­zare per pro­fitto e spe­cu­la­zione sca­ri­cando sui lavo­ra­tori che sareb­bero troppo forti nei diritti,nei costi, ma non certo nei salari una com­pe­ti­zione che i lavo­ra­tori non pos­sono vin­cere al posto del paese. Nell’immediato ser­vi­rebbe che que­ste crisi venis­sero affron­tate alla Pre­si­denza del con­si­glio e non su tavoli tec­nici che in alcuni casi durano da troppo tempo senza solu­zioni, dando cen­tra­lità al man­te­ni­mento del sistema indu­striale che le lavo­ra­trici e i lavo­ra­tori di que­ste aziende chie­dono quando urlano al paese di non essere lasciati soli per­ché stanno difen­dendo gli inte­ressi di tutte e tutti.
Andrebbe aperto un con­fronto tra­spa­rente su cosa è oggi dav­vero l’impresa e il sistema indu­striale ita­liano, su quali sono le sue respon­sa­bi­lità in que­sta crisi, sulle oppor­tu­nità, su cosa è oggi inno­va­zione, sui pro­dotti e sul ruolo sociale dell’impresa. Ma è troppo sco­modo cri­ti­car lor signori e più facile dire che si sta senza se e senza ma con il «Mar­chionne ame­ri­cano» che porta la Fiat e il suo Cda tra Lon­dra e l’Olanda per pagar meno tasse e sce­glie per l’Italia da Detroit. Su que­sto Renzi e il suo governo sono dei conservatori.
GIORGIO AIRAUDO
da il manifesto

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