martedì 20 maggio 2014

Tsipras scalda piazza Maggiore. A Bologna migliaia di persone

Tsipras riempie piazza Maggiore a Bologna, «siamo qui perchè è il cuore della sinistra», spiega arrivando poco prima delle 22. Lo attendono in migliaia. E' peraltro la stessa piazza in cui esordì Grillo con il V Day, gli fanno notare.

Il leader greco sorride: «Grillo è solito andare nelle piazze che hanno un significato storico per la sinistra, sarebbe bello ne valorizzasse anche le idee».

«Amiche e amici, compagne e compagni», così Tsipras saluta Bologna: «Le vostre bandiere rosse sono commoventi, ridiamo il colore rosso a questa piazza dove parlavano Togliatti e Berlinguer».
Migliaia di persone hanno applaudito l'arrivo di Alexis Tsipras in Piazza Maggiore, per l'ultimo evento del tour italiano del candidato alla presidenza Ue. Dalla piazza è partito ad un certo punto anche un corale «Bella ciao» accolto da applausi.
 Il leader di Syriza il giorno dopo il successo elettorale alle amministrative greche viene a dare la spinta decisiva ai compagni italiani. Al mattino conferenza stampa davanti alla Statale di Milano, nel pomeriggio è a Torino e gran finale in serata in piazza Maggiore a Bologna. “Votiamo per cambiare l’Europa, contro le larghe intese dell’austherity e per un new deal europeo”
“Abbiamo por­tato a Milano la sini­stra che vince”. Ale­xis Tsi­pras è appena sbar­cato tra gli applausi davanti alla Sta­tale di Milano. Arriva dalla Gre­cia il giorno dopo il voto delle ammi­ni­stra­tive. I risul­tati della sua Syriza visti dalla sini­stra ita­liana sono stel­lari. Un sogno che fa quasi invi­dia ma che aiuta a spe­rare. Il fatto che pro­prio ieri il lea­der greco fosse qui per cer­care di spin­gere i com­pa­gni ita­liani oltre la fati­dica soglia del 4% la dice lunga sulla gene­ro­sità di que­sto uomo di 39 anni. Nel pome­rig­gio è corso a Torino per un comi­zio di fronte a un migliaio di per­sone a Palazzo Nuovo. E ieri sera ha chiuso alla grande il suo tour in piazza Mag­giore, a Bolo­gna.
Se non ci fosse Tsi­pras la sini­stra ita­liana dovrebbe inven­tarlo. Non è in grado di tro­vare in patria chi la può gui­dare oltre la crisi più pro­fonda della sua sto­ria, ma non poteva tro­vare nes­suno migliore di Ale­xis per svec­chiare un’immagine impol­ve­rata e dimen­ti­care le faide interne e gli errori degli ultimi anni. Una dimen­sione inter­na­zio­nale che porta aria nuova in un ambiente che si è troppo spesso richiuso su se stesso. Ieri alla Sta­tale erano in cen­ti­naia per ascol­tarlo men­tre in greco spie­gava come si può e si deve rico­min­ciare. A Torino e Bolo­gna erano migliaia, anche se i media non vogliono farlo vedere. Il pro­gramma è chiaro. “Non siamo con­tro l’Europa, noi vogliamo cam­biarla. Pos­siamo diven­tare la terza forza del con­ti­nente, una vera alter­na­tiva alle lar­ghe intese con­tro l’austerity, per un new deal euro­peo”. In Ita­lia rap­pre­senta la terza via tra Renzi e Grillo. “Il Pd come il Pasok in Gre­cia si è pie­gato alle poli­ti­che delle destre che ci stanno por­tando al disa­stro”. Quanto a Grillo, “siamo diversi per­ché noi vogliamo pro­porre un’alternativa reale e fat­ti­bile in Europa, vogliamo gover­nare non solo denun­ciare le cose”.
Qui non c’è spa­zio per i fuo­chi d’artificio liser­gici della cam­pa­gna elet­to­rale nostrana inca­gliata in stram­pa­lati rife­ri­menti sto­rici che rie­su­mano a spro­po­sito Hitler o Sta­lin. Si prova a ragio­nare ed a guar­dare avanti, si fanno i conti con la realtà ma senza dimen­ti­carsi di restare umani: “Prima le per­sone”. E Tsi­pras è molto umano nel suo modo di porsi e di par­lare. Niente sor­risi finti e strette di mano per la stampa, ma nep­pure tri­na­ri­ciuti tic della sini­stra. In lui non c’è sno­bi­smo e nep­pure quel modo di atteg­giarsi respin­gente che tanto nuoce alle buone idee di que­sta parte poli­tica che è nel giu­sto eppure si è abi­tuata a per­dere. Tsi­pras invece vuole vin­cere, ma senza muta­zioni gene­ti­che alla Renzi. Gio­vane, non gio­va­ni­li­sta. Almeno lui.
“Aver­cene…”, scuote la testa una signora guar­dan­dosi intorno. Siamo di fronte all’università eppure l’età media è ancora alta. Basta chiac­chie­rare con gli stu­denti che indif­fe­renti restano seduti sugli sca­lini della Sta­tale per ren­dersi conto che rag­giun­gere il 4% non sarà facile. “Tsi­pras chi?”, chiede un ragazzo, stu­dia let­tere e filo­so­fia e dall’aspetto una volta sarebbe stato cata­lo­gato come elet­tore di sini­stra. “Ita­liani e greci una fac­cia una razza – spiega Ale­xis – crisi, auste­rity, disoc­cu­pa­zione gio­va­nile, cor­ru­zione, lar­ghe intese tra vec­chi par­titi che fanno finta di appa­rire nuovi”. In Gre­cia però la sini­stra vince men­tre qui lotta per non scom­pa­rire. Per­ché? Tsi­pras non può rispon­dere, può solo essere qui. “La rispo­sta spetta a noi”, riflette un gio­vane poli­tico di Sel. Men­tre un acuto movi­men­ti­sta mila­nese prova ad essere otti­mi­sta anche in caso di scon­fitta. “It’s a win win situa­tion: come va, ci va bene. Se pas­siamo il 4% ha vinto Tsi­pras e noi con lui, altri­menti vorrà dire che ha perso la vec­chia sini­stra che non ci piace”. Tsi­pras chiude il pugno e saluta in ita­liano: “Votiamo per cam­biare l’Euorpa. Votiamo per la nostra vita”.
Giorgio Salvetti - il manifesto



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