giovedì 24 luglio 2014

Leggendo le notizie di politica estera mi rendo conto che la discussione sulle riforme è solo una farsa

In questi giorni sono impegnata nella battaglia parlamentare per impedire lo stravolgimento della nostra Costituzione. Una battaglia - lo so bene - senza speranza, il cui unico fine è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'enormità di quanto sta avvenendo. I parlamentari, che hanno finora goduto di un certo margine di autonomia e libertà, diventeranno un domani delle marionette nelle mani di tre o quattro oligarchi. Questo sarà l'effetto dell'abolizione del senato elettivo e di una legge elettorale che prevede, accanto ad un esorbitante premio di maggioranza, un' altrettanto esorbitante soglia di sbarramento.
Di fronte alla protervia di chi persegue l'obiettivo sordo ad ogni obiezione, prospettando addirittura delle sedute notturne nella speranza di accelerare i tempi e piegare per stanchezza i senatori dissidenti, sono spesso presa da un senso di rabbia. Poi però, leggendo nei giornali le notizie di politica estera, mi rendo conto che quella che si svolge in Italia è - almeno per il momento - soltanto una farsa. Ben diverse sono le tragedie del mondo.
In Ucraina infuria una guerra civile, irresponsabilmente fomentata dagli USA e dall'Europa. A farne le spese, oltre ai civili residenti in loco, vi sono ora persone del tutto estranee al conflitto come i poveri passeggeri dell'aereo malese abbattuto (sulle responsabilità dell'evento non è al momento possibile pronunciarsi: constato che in fatto di credibilità l'Occidente non può dare lezioni a nessuno dopo le note menzogne sulle armi di distruzione di massa iraqene e sul gas sarin siriano).
A Gaza è in corso il violento attacco israeliano che provoca centinaia di vittime innocenti: donne, bambini, anziani, malati. Si tratta di un'azione che reagisce ad un attacco terroristico con un terrorismo cento volte più feroce, perché sostenuto da modernissimi mezzi tecnici e, soprattutto, perché si abbatte su di una popolazione stremata, che è costretta a vivere in un qualcosa che molto somiglia ad una prigione a cielo aperto.
Di fronte a questi spettacoli la mia rabbia si trasforma in profonda tristezza e in vergogna. L'Occidente ha molti crimini sulla coscienza. Sempre però, in passato, vi era stata una tangibile opposizione alla barbarie. Nel Cinquecento gli spagnoli si resero protagonisti di un vero e proprio genocidio ai danni delle popolazioni autoctone del Sudamerica. E tuttavia, accanto alla Chiesa che benediceva le armi conquistatrici, vi erano i gesuiti che organizzavano gli indigeni in modo comunitario; accanto agli apologeti dell'imperialismo spagnolo, alta si alzava la voce di Bartolomeo de Las Casas e poi di Montaigne in difesa della dignità di tutti gli uomini.
Nulla di tutto questo sembra oggi accadere. La stampa nazionale ed internazionale appare un coro unanime. Nessuna menzogna, nessuna contraddizione, nessuna mistificazione viene evitata pur di difendere l'indifendibile. L'aggressore diventa vittima ed il lupo diventa agnello. Chi distrugge la democrazia diventa un nemico della casta.
Viene allora da pensare che tra l'avanspettacolo italiano e la tragedia ucraina e palestinese vi sia un elemento di contatto. Sono diverse espressioni di un unico fenomeno, quello di un Occidente in declino che, avendo oramai perduto i suoi valori più alti e universali, sa rispondere alla crisi contemporanea soltanto con la forza e l'arbitrio.

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