sabato 30 agosto 2014

Figure da gelataio di Il Simplicissimus

imageChi conosce Berlusconi sa quanto ami il gelato e quanto il poverino abbia sofferto di non poterne mangiare più di tanto per non ingrassare. Dunque niente di strano che il premier non ci abbia voluto far mancare (naturalmente a spese nostre) la deprimente sceneggiata del carretto del gelataio e del cono: più che una risposta alla copertina dell’Economist (qui) che lo sfotte, è un’ lapsus freudiano, un intima adesione al modo di pensare vuoto e furbesco del suo maestro venditore. Il risultato del consiglio dei ministri tenuto per miracol mostrare non è altro che uno squallido plagio della miscela di furbate, trucchetti e bugie che sono un format depositato dei governi di Silvio.
Investimenti per i quali i soldi sono tutti da trovare, ammesso che i privati vogliano investire, passando dai 43 miliardi favoleggiati fino a qualche giorno fa, ai 3,8 di ieri, la speranza che la deregulation ottenuta con la conservazione della legislazione di emergenza, sblocchi le cose (e le tangenti), niente banda larga, ma solo sgravi di entità ancora misteriosa per alcune zone. Il pensiero dominante è quello Mediaset e cioè che sfoltendo la burocrazia, saltando controlli e iter negli appalti, facendo sconti fiscali per chi investe in opere ” strategiche” (comprese le trivellazioni petrolifere), naturalmente gestendole poi in proprio, tutto si rimetta in moto. E infatti il clou del consiglio dei ministri su questo versante è quello che consente di dare inizio alle ristrutturazioni edilizie solo dandone notizia ai Comuni.
Tutte cose con le quali siamo alle prese, in una forma o nell’altra, ormai da 15 anni, ma che non hanno prodotto effetti sostanziali, se non quello di arricchire qualche individuo e magari pure qualche cosca. Il fatto è che bisognerebbe mettere in campo veri investimenti e anche in grande stile da parte dello stato, cosa che noi non possiamo fare essendoci legati mani e piedi ai trattati dell’austerità. Così alla fine rimane tutto un bla bla bla per cercare di mettere una pezza a colore ideologico sui guasti prodotti da un’ideologia. Le uniche cose certe sono il via libera alla Tap, cioè il gasdotto transadriatico che devasterà il Salento, non porterà nessun beneficio alla zona e nemmeno all’Italia che è solo luogo di passaggio, ma che ci è imposto dagli Usa perché permette di bypassare il territorio russo passando dall’Azerbjgian attraverso la Turchia.
E il sistema di ricatto nei confronti della magistratura con la messa a punto della più bizzarra e ambigua forma di responsabilità civile dei giudici che esista al mondo. Dovunque è lo stato che paga quando venga accertato un errore giudiziario, cosa più che ovvia visto che è lo stato ad amministrare la giustizia, ma non direttamente i singoli magistrati come nel caso Italia ( a meno che non ci sia dolo o frode, ovviamente) dal momento che altrimenti essi sarebbero sempre influenzati nelle sentenze dai “soggetti forti” che possono permettersi di sopportare le spese di una ulteriore causa o che magari abbiano una particolare influenza, come politici, tycoon, multinazionali e via dicendo. Sia che abbiano ragione, sia che intendano solo guadagnare tempo. Sì perché la cosa principale è che viene eliminato il filtro a queste richieste di risarcimento, il cui principale effetto sarà quello di accumulare ulteriori ritardi e di mettere in palese stato di inferiorità i “cittadini semplici”.
Ma anche considerando marginale questo segnale esso fa integralmente parte del berlusconismo, così come lo è l’idea di sveltire la giustizia, semplicemente negandola e costringendo in molti casi le persone a rivolgersi a tribunali privati speciali, quello delle aziende e della famiglia, il cui sentenziare costerà fior di quattrini, costringendo molti a rinunciare a qualsiasi tipo di giudizio. Ma chi si accontenta di trattare questi problemi alla luce del semplice e vago “chi sbaglia paga”, chi ama la semplificazione grossolana, ha quel che si merita.
Insomma un quadro desolante rispetto al dramma del Paese, poco più che una commediola con oro di scena e con un gelato rivelatore dell’inconsistenza e del malgusto del figlio di papà solo al comando. Tanto più che “il bomba” come lo chiamavano a scuola ha già rinunciato anche all’amata flessibilità dichiarando di accontentarsi di quella che c’è già, dimostrando di usare polverine e coloranti, mai ingredienti genuini. Invece di sbattere i pugni ora offrirà gelati: che forse è davvero il suo mestiere.

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