venerdì 12 settembre 2014

C’È GROSSA CRISI! di Sebastiano Isaia

queloparadiso2Pubblico una breve nota semiseria postata ieri su Facebook. 
Scriveva Paul Krugman alla fine degli anni Novanta (Il ritorno dell’economia della depressione): «Credo che gli unici veri ostacoli strutturali al benessere del mondo siano le dottrine obsolescenti che annebbiano la mente degli uomini». Personalmente non condivido questo ottimismo della ragione illuminista. Ritengo piuttosto che il problema sia ancora più «strutturale», tocchi cioè il cuore pulsante della società-mondo del XXI secolo: la ricerca del massimo profitto.  Solo chi considera la società borghese, magari nella sua versione progressista e keynesiana, il migliore dei mondi possibili può avere del «benessere del mondo» il basso concetto che legittimamente possiamo attribuire a Krugman e alla stragrande maggioranza degli intellettuali e dei politici che governano il mondo, chi stando al governo, chi stando all’opposizione.
Una volta Max Horkheimer disse che «La smisurata dimensione del potere diventa l’unico ostacolo che proibisce la veduta della sua superfluità». Si tratta di conquistare un punto di vista che ci permetta di vedere la potenziale superfluità del Moloch. Di qui, la necessità di combattere «le dottrine obsolescenti che annebbiano la mente degli uomini». A cominciare da quelle che additano alle classi subalterne il capro espiatorio di turno: la speculazione finanziaria, il politico corrotto, il tedesco austero e via di seguito.
tumblr_lz61v58en01r85j18o1_400Sul Foglio di ieri è apparso un interessante articolo di Stefano Cingolani sulla crisi che devasta l’Occidente ormai da molti, troppi anni. L’articolo peraltro non esce fuori dallo schema mainstream che individua nei fenomeni del mercato – ovviamente a partire dalla iperdemonizzata speculazione finanziaria – le cause essenziali di questa crisi.
«Dopo il mistero di Fatima, il mistero di una crisi che non finisce più. Sette anni di impotenza e nessuna ricetta che ha funzionato. Un rompicapo anche per CIA, FBI e Pentagono. […] In piena estate Cia, Fbi e servizi segreti del Pentagono hanno riunito i loro esperti di finanza e mercati per passare in rassegna l’economia mondiale e hanno trovato i sette sigilli della nuova tempesta perfetta».
Dopo esorcisti, psicologi, guaritori e guru di varia/dubbia competenza, ecco le barbe finte accorrere al capezzale del Capitale. Cos’è questa dannata crisi? Dove non è arrivato il rigoroso scienziato dell’economia arriverà l’agente segreto? Ma sì, tentiamole tutte! Tanto più che, come scrive sempre Cingolani, «sono trascorsi sette anni di vacche magre, anzi scheletriche, ma la profezia biblica non si è avverata, le vacche grasse sono di là da venire, mentre scalpitano di nuovo i cavalieri dell’Apocalisse».
Se non proprio il sempre procrastinato crollo definitivo (e per qualcuno ancora inevitabile, sebbene alla lunga…) del Capitalismo, certamente si va preparando una bella Tempesta Perfetta. Se son catastrofi, fioriranno.
Stanley Fischer, numero due alla Federal Reserve, uno dei maggiori economisti sulla piazza, ammette: “Ci sarà una prossima crisi, ma non sarà identica all’ultima per questo dobbiamo vigilare per prevederla e cercare di prevenirla”. Si sentono già gli zoccoli sul selciato, i quattro cavalieri s’avvicinano e noi dobbiamo ancora preparare nuove lance e nuove corazze». Si salvi chi può! E chi non può? Si arrangi, come diceva Quelo.
A proposito! Il Bollettino di settembre della BCE fa sapere che «la crisi è più grave e profonda del previsto». La produzione industriale del Bel Paese intanto fa registrare un bel -5%; si arriva così a -25% dal 2007. Allegria, come diceva il defunto mentore di Renzi.
«Preparare nuove lance e nuove corazze»? Vuoi vedere che si sta preparando una bella Terza guerra mondiale. Quella vera, quella generale, in grande stile, altro che quella a puntate di cui ha parlato recentemente il Santissimo Papa. Certo, sarebbe una bella via d’uscita dalla crisi. Ma c’è la dannata bomba atomica che ci preclude anche questa via maestra! Siamo, con rispetto parlando, dentro un vero e proprio cul de sac.
Mi servo di questa segnalazione per ricordare a me stesso che la crisi economica non è una catastrofe naturale, non è un macigno arrivato sopra le nostre dure (di comprendonio, se mi è concesso dirlo) teste da chissà dove. La crisi economica è sempre crisi del Capitale, è crisi del processo di valorizzazione dell’investimento capitalistico, è crisi del saggio del profitto, è crisi delle leggi che regolano l’accumulazione capitalistica. È una crisi che come tutti sanno si abbatte in primo luogo su chi crea profitti in cambio di un salario, peraltro sempre più magro e precario.
Ecco cos’è questa crisi, e dovremmo tenerlo bene in mente quando dai mass media ci tormentano parlandoci di questa «sciagura che non vuole più passare»; tutte le volte che i politici ci chiedono di fare sacrifici perché «ce lo chiede» l’Europa, l’Italia, la regione, la città, il condominio, la famiglia, il pianeta, il buon Dio e chissà chi altri ancora. Siamo tutti sulla stessa barca solo perché chi rema per un salario ascolta ma non intende, guarda ma non vede. Certo, scopiazzo il Filosofo.
Eppure, per dirla questa volta col poeta, il discorso radicalmente anticapitalista «merita il rischio di essere creduto». O no? Dite che la risposta forse la conosce solo Quelo. Sì, indubbiamente c’è grossa crisi.

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