venerdì 26 settembre 2014

Dai servi della gleba ai servi del mercato di Fulvio Perini, Il Manifesto

Lavoro. Già negli anni ’80 l’allora capogruppo del Pci Giorgio Napolitano, in coppia con il deputato del Pci Ichino, era impegnato contro il dissenso a sinistra sulle riforme del lavoro. Ma da trent’anni la più grande e diffusa discriminazione tra lavoratori non avviene per ragioni di etnia, di sesso, di religione o di genere ma per ragioni di efficienza fisica delle risorse umane
25intervento-spalla-mirafioriHo sen­tito per la prima volta il nome di Pie­tro Ichino qual­che anno dopo la scon­fitta alla Fiat del 1980, quando in Par­la­mento si stava discu­tendo delle norme di supe­ra­mento del col­lo­ca­mento pub­blico e della abo­li­zione della assun­zione per chia­mata nume­rica, inven­zione di un con­ser­va­tore dal nome Giu­seppe Di Vit­to­rio (c’è un bel ricordo di Vit­to­rio Foa sulle sue pro­po­ste in un incon­tro in una lega dei brac­cianti dove ave­vano liti­gato su chi doveva essere il primo ad andare a lavorare).
Allora ero in segre­te­ria regio­nale della Cgil a Torino e seguivo le que­stioni del mer­cato del lavoro e della mobi­lità dei lavo­ra­tori. Allora «mobi­lità» non era sino­nimo di licen­zia­mento, venivi posto in cassa inte­gra­zione straor­di­na­ria e poi attra­verso la Com­mis­sione regio­nale per l’impiego si atti­vava la ricerca di domande di forza lavoro per il reimpiego.
Di quel periodo e di quella espe­rienza ho il ricordo inde­le­bile dei 179 sui­cidi tra i lavo­ra­tori della Fiat posti in cassa inte­gra­zione a zero ore.
Ed ho il ricordo dei miei incon­tri all’ufficio legale della Cgil di Torino con Marian­gela Roso­len, par­la­men­tare tori­nese del Pci. Gli incon­tri erano pres­so­ché set­ti­ma­nali e par­te­ci­pa­vano gli avvo­cati della Cgil per scri­vere emen­da­menti e con­tro­pro­po­ste all’abolizione del col­lo­ca­mento pub­blico e della chia­mata nume­rica al lavoro: quando Marian­gela ritor­nava dal lavoro par­la­men­tare a Roma ci rac­con­tava che le pro­po­ste erano state cas­sate sulla base del giu­di­zio nega­tivo del par­la­men­tare Pci Pie­tro Ichino e che, quando emer­geva un dis­senso in Com­mis­sione, inter­ve­niva il capo­gruppo alla Camera del Pci per dare soste­gno a Ichino. Il capo­gruppo era Gior­gio Napolitano.
Anche allora i «con­ser­va­tori» per­sero ed ora si può lavo­rare qual­che ora con un biglietto com­pe­rato dal tabaccaio.
Ho chie­sto nei giorni scorsi a un dele­gato sin­da­cale della Fiom della Fiat Mira­fiori – che ha lavo­rato sette giorni negli ultimi tre mesi – quali erano i lavo­ra­tori in cassa inte­gra­zione che ruo­ta­vano tra lavoro e cassa e quali no: gli ini­do­nei o par­zial­mente ido­nei al lavoro non ruo­tano. Non solo, dopo lo scio­pero alla Mase­rati di Gru­glia­sco il signor Mar­chionne aveva bloc­cato il pas­sag­gio di alcune cen­ti­naia di lavo­ra­tori dalla cassa inte­gra­zione alla Mira­fiori al lavoro alla Mase­rati, poi aveva cam­biato idea, forse gli ave­vano spie­gato che per pro­durre più Mase­rati erano neces­sari più lavo­ra­tori, e i tra­sfe­ri­menti sono ini­ziati, ma è anche ini­ziata la sele­zione medica e parec­chie lavo­ra­trici e lavo­ra­tori sono stati rispe­diti indietro.
Sem­bra che si con­fermi il rein­te­gro quando avviene per discri­mi­na­zione; lo scrisse già la signora For­nero. Ma da trent’anni la più grande e dif­fusa discri­mi­na­zione tra lavo­ra­tori non avviene per ragioni di etnia, di sesso, di reli­gione o di genere ma per ragioni di effi­cienza fisica delle risorse umane.
E a pro­po­sito di donne che lavo­rano, non va igno­rato che tutti gli studi epi­de­mio­lo­gici evi­den­ziano come incon­trano prima degli uomini il momento in cui nella loro vita subi­scono delle disa­bi­lità, dati ripor­tati negli atti degli «stati gene­rali delle donne», con­fe­renza pro­mossa annual­mente dal mori­turo Cnel.
Oggi in cassa inte­gra­zione ci sono circa mezzo milione di lavo­ra­trici e di lavo­ra­tori che hanno in molti casi subito delle sele­zioni per ragioni di salute, sono i pros­simi can­di­dati al licenziamento?
Inol­tre, va con­si­de­rato che il feno­meno dei sui­cidi rap­pre­senta solo la punta dell’iceberg dell’emarginazione e del disa­gio deri­vante dalla per­dita del lavoro.
Gli studi sul ricorso ai ser­vizi di salute men­tale dei lavo­ra­tori emar­gi­nati sono anch’essi nume­rosi e si pos­sono leg­gere. Sarebbe inte­res­sante cono­scere anche l’incidenza degli infarti car­diaci tra i lavo­ra­tori licen­ziati e in mobi­lità e non è dif­fi­cile rico­struire i dati.
Sul gior­nale della Con­fin­du­stria c’è un arti­colo che annun­cia che con la fles­si­bi­lità si sono creati nel mondo 10 milioni di posti. Nel sot­to­ti­tolo si evi­den­zia «con­tratti a costo dimez­zato per i neoas­sunti nel set­tore auto­mo­bi­li­stico». Dicono che non ci sarà una ridu­zione dei salari ed è l’ennesima bugia: quali sono il sala­rio ed i diritti di par­tenza? Entrare in una impresa di puli­zia con il con­tratto a tutele cre­scenti al 65–70% del sala­rio del pri­vi­le­giato già assunto, per impa­rare in tre giorni come si fa il lavoro e aspet­tare tre anni per supe­rare il periodo di prova non si con­fi­gura, anche in que­sto caso, come discriminazione?
So già la rispo­sta, non è apar­theid per­ché è il mer­cato che decide. Ma io il signor Mer­cato non ho ancora modo di cono­scerlo, cono­sco invece il signor Mar­chionne, il signor Pas­sera … e ora anche il signor Renzi e via di seguito…
Non decide il mer­cato, deci­dono loro.
I servi della gleba erano servi per­ché vin­co­lati alla terra. Come ci ha spie­gato Karl Polany, ci volle l’abolizione delle norme medie­vali sul vin­colo a dimo­rare nel ter­ri­to­rio della par­roc­chia e la «Spee­n­ham­land Law» che garan­tiva il pane per sfa­marsi per te e la fami­glia alla fine della gior­nata per costruire un mer­cato del lavoro. Ed ora siamo ai servi del mercato.

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